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Il sociologo Corbisiero: «Sarri è stato improvvido ma c’è un attacco a Napoli che invece è la città più inclusiva del Sud»

Il sociologo Corbisiero: «Sarri è stato improvvido ma c’è un attacco a Napoli che invece è la città più inclusiva del Sud»

Secondo  una ricerca condotta dal Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università Federico II, Napoli è la città più inclusiva del Sud e undicesima a livello nazionale per capacità di accogliere le differenze. Un modo di essere di fronte al quale le parole pronunciate a caldo, ieri sera, da Maurizio Sarri all’indirizzo di Mancini rappresenterebbero una rottura netta. Abbiamo voluto approfondire la questione con il coordinatore del gruppo di ricerca di cui sopra, Fabio Corbisiero, al quale abbiamo chiesto un parere sulla querelle che oggi tiene banco in città e non solo.

Professore, partiamo da quanto è accaduto in campo ieri sera: Sarri dà del “frocio” a Mancini. Mancini racconta tutto in diretta tv. Lei che idea si è fatto della questione?
«Sono convinto che di fondo c’è un attacco alla nostra città e alla squadra e che sia stato utilizzato un perimetro metaforico, che è quello, appunto, dell’uso del termine “frocio” che abitualmente, ahimè, si utilizza sui campi di calcio, per attaccare Sarri e la nostra squadra. Un termine che però comprendo possa offendere migliaia di cittadini italiani che appartengono alla categoria dei “froci”, cioè degli omosessuali, anche quando utilizzato su un campo di calcio, dove l’illegittimo è spesso legittimo e dove, dunque, si può legittimamente utilizzare».

Sarri dunque non ha colpe?
«Attenzione. Sarri ha sbagliato nell’attribuzione della parola soprattutto a un suo collega, ma è una metafora. Anche “pirla” si adopera per indicare una “schiappa”, una persona che non è in grado di fare alcune cose, per questo probabilmente Sarri si è sentito legittimato a farlo. Certo, siamo in un campo pubblico, e questo non deve succedere. È stato improvvido».

Secondo quanto dice, però, dovremmo accettare anche i cori razzisti rivolti contro i napoletani, se intonati su un campo di calcio…
«Infatti io condanno fortemente qualsiasi offesa, che vada dal “frocio” all’inneggiare al Vesuvio che deve lavarci col fuoco. Qualsiasi imprecazione razzista, omofoba o misogina deve essere fortemente condannata, e chi riveste una funzione pubblica ha il dovere di misurare il linguaggio».

Non pensa che il calcio sia un ricettacolo di machismo per certi versi anche comico?
«Indubbiamente il calcio è uno sport che ha ancora un connotato prettamente machista e questa cosa dovrebbe cambiare. Ma stiamo parlando della stessa offesa che qualche mese fa è stata rivolta contro il calcio femminile, ad esempio, attribuendo l’etichetta di lesbiche alle calciatrici donne, il che non sarebbe un’offesa di per sé. Cose del genere accadono anche fuori dal calcio ma questo sport rappresenta un mondo reazionario, conservatore, in cui è poco probabile che gli sportivi facciano coming out anche se qualcosa sta cambiando. A Napoli per esempio esiste una squadra composta tutta da persone omosessuali che sta contrastando tali comportamenti proprio partendo dall’assunto che all’interno delle squadre ci sono tanti giocatori omosessuali».

Lei ha coordinato una ricerca che vede Napoli al primo posto al Sud per inclusione delle differenze. Pensa che Sarri ieri abbia segnato involontariamente una rottura con l’inclinazione della città?
«Si può dire di sì. Napoli è da secoli, e con questa amministrazione in particolare, una città tollerante, inclusiva. La giunta de Magistris ha implementato e continua a implementare politiche e servizi per l’inclusione sociale, come il registro delle unioni civili o l’attribuzione della cittadinanza al bambino nato in Spagna da due madri. Essendo una città di mare, Napoli è abituata alle differenze e alle diversità sociali, e i nostri studi lo dimostrano. Questo si scontra certo con l’episodio di ieri che però, ripeto, è dettato da un campo di gioco in cui anche l’illecito è concesso, come un sogno in cui fondamentalmente  è lecito fare qualsiasi cosa, anche utilizzare delle parolacce. Resta il fatto che, dal punto di vista del politicamente corretto, non è giusto, soprattutto perché Sarri è un personaggio pubblico».

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