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La mia dichiarazione d’amore per il Napoli (con appello all’unità dei tifosi)

La mia dichiarazione d’amore per il Napoli (con appello all’unità dei tifosi)
Questa  è stata una settimana   di passione con le sconfitte con Roma e Lazio, partite che il Napoli non ha giocato male, almeno non peggio di altre. Poi il ritiro, la caccia al colpevole, l’agnello da immolare, la stampa che azzuppa. Ho letto tante critiche centrate, ma anche tante offese personali a Benitez (che tristezza), De Laurentis, i giocatori. Sono andato a curiosare sulle pagine di giornalisti anti Benitez ed ho trovato tante offese a loro e supporto a Rafa (!). 
La cosa mi ha fatto sorridere, ma anche amareggiare e mi ha confermato che la rete è più uno strumento di sfogo che di analisi (banale vero?) e che ci cadono tutti senza distinzioni. Non interessano le opinioni degli altri.
Sono andato in TV (a Milano) difendere la squadra, l’ambiente e la città. Mi ha chiamato in diretta il figlio di VoJak da Varese, (tifoso del Napoli) riprendendomi, bonariamente, perchè nella “Top Napoli di sempre” avevo dimenticato il papà (che peraltro ha allenato il mio padrino di cresima, Mario Rosi, grande uomo e grande calciatore).  Per inciso, qui a Milano continuano a rispettarci.
Si capisce che mangio pane e calcio vero ;-). La mia prima partita è stata Napoli-Milan 2-1 nel 1978, avevo 9 anni (Savoldi-Benetti-Savoldi). 
Al gol di Benetti sono scoppiato a piangere dicendo che non ce lo meritavamo. Un signore mi abbracciò dicendo che avremmo vinto e al secondo gol di Savoldi mi abbracciò ancora e mi baciò. Un ricordo che non mi lascerà mai. Poi sono stato in Curva B, A, Distinti, Tribuna Laterale, sono stato in trasferta ad Avellino, Milano, Cesena, Bari, Torino, Roma, Bologna, Firenze, Genova. Ho vissuto tutti i trionfi della storia della città (tranne una Coppa italia) sono grato per le emozioni che ho avuto, nel periodo buio ero già a Milano non sono potuto stare vicino alla squadra per vari motivi, ma ho ben sofferto. 
Frequento da tempo il Napolista, ogni tanto mi sento e mi scrivo con Max Gallo e Raniero Virgilio (due monumenti), ho chiesto loro consigli, pareri, ho sentito i miei amici sia quelli critici con Rafa che quelli pro Rafa.
Alla fine, visto che non sono nè un intellettuale vomerese (sono nato e ho vissuto 25 anni a Via Andrea d’Isernia, fra Corso Vittorio Emanuele e la Torretta) nè un tecnico, nè un opinionista (preferisco le analisi) ho deciso di scrivere quello che mi viene meglio: una dichiarazione d’amore, consapevole, matura e non accecata. 
Napoli e il Napoli sono assieme “i ragazzi della Curva B” di Nino d’Angelo, “Napul’è” di Pino Daniele, “il Te Diegum” degli Intellettuali, Ferlaino, Corbelli, Naldi (per fortuna non Gaucci) e ora il grande Rafa che vive a Castelvolturno senza famiglia, il guascone De Laurentis e chi sa in futuro. Tante anime quindi, inevitabile che non ci possa essere un’unica visone? Mah!
Non abbiamo vinto tantissimo ma abbiamo vinto bene, è giusto essere ambiziosi ma bisogna mantenere  equilibrio e gestire le aspettattive.
A chi obietterà che questa è un affermazione democristiana o politically correct dico che non è così, cerco solo di guardare le cose dai diversi punti di vista e non mi interessa ne fare proseliti ne dare giudizi. Credo però che opinioni forti non debbano necessariamente essere espresse con parole forti (sono altri gli ambiti nei quali prendere decisioni forti o alzare la voce, essenzialmente quelli nei quali si può incidere).
Ma non c’è solo un inguaribile romanticismo, il calcio è business, competizione, furberia, spregiudicatezza, il calcio è bugia: i presidenti vogliono fare soldi e vincere, gli allenatori vogliono vincere e fare soldi, i giocatori vogliono vincere, fare soldi e divertirsi, i tifosi vogliono emozioni positive,vogliono vedere che si suda la maglia.  
Mi dicono che a Napoli c’è una grande spaccatura, una grande divisione, amarezza, livore. 
Bene passerà. Abbiamo visto di peggio, Ma se non si cresce (tutti) ammettendo i propri limiti, e cercando di superarli, competere sarà difficile. 
Mi farebbe piacere che si tornasse tutti uniti. E’possibile? Non lo so. Ognuno si ritagli il proprio spazio e scelga, ma a chi tocca il primo passo? Forse a chi è più forte, più solido, più sicuro di se e della consapevolezza che si deve rischiare, mettersi in discussione perché nulla è sicuro e nulla regalato. 
Dopo un grande barcollare sono di nuovo al fianco della squadra e di Rafa per la sua serietà e per la sua signorilità, la sua visione internazionale (chi è solido nella sua identità non ha nè complessi verso il diverso, nè paura della contaminazione). Ha sbagliato qualcosa? sicuramente, ma sicuramente noi non sappiamo tutto e Rafa ne sa più di me. 
Il resto a fine stagione. Adesso c’è Napoli-Fiorentina. #forzanapolisempre

Massimiliano Natale

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