ilNapolista

Nella Nazionale italiana, appena il 2,6% delle presenze è targato Napoli. Storia di un rapporto mai sbocciato

Nella Nazionale italiana, appena il 2,6% delle presenze è targato Napoli. Storia di un rapporto mai sbocciato

La gestione dei casi Insigne e Berardi non convocati in Nazionale, con le parole durissime di Conte contrapposte all’indulgenza mostrata dallo stesso staff della Nazionale (e da buona parte della stampa e dei media) il 27 marzo 2015 nei confronti di Claudio Marchisio dopo la “rottura-non rottura” dei legamenti del “principino”, riporta alla luce il difficile rapporto tra i vari CT che si sono succeduti sulla panchina della Nazionale italiana ed i calciatori di alcune squadre italiane.

Tutto ciò soprattutto quando si prova la spiacevole impressione che per i calciatori appartenenti ad alcune squadre l’accesso e la permanenza in Nazionale siano molto più semplici che per altri, a prescindere dalle prestazioni in campionato. In particolare a Napoli proviamo da sempre la fastidiosa sensazione che i calciatori azzurri siano figli di un dio minore.

Di là dal Garigliano questo dubbio è definito vittimismo, giustificandolo con il fatto che il Napoli non è mai stato veramente una grande squadra, a parte gli anni dei due scudetti, dovuti però, secondo la maggior parte degli addetti ai lavori, alla presenza di Maradona e non di calciatori da Nazionale.

Se si tratta solo di una sensazione o di una inconfessabile verità non lo può stabilire nessuno con certezza, forse solo i numeri e le statistiche possono fare maggior chiarezza.

Senza entrare negli aspetti tecnici e nei meriti dei singoli giocatori convocati e presenti in campo (almeno non per ora…), sappiamo che finora in 775 gare della nostra Nazionale maggiore, a partire da Italia-Francia del 15 maggio 1910, sono stati utilizzati 773 calciatori provenienti da 97 club italiani o stranieri.

Nella lista dei giocatori presenti in campo, a partire da Buffon (primatista con 152 presenze) fino ai 159 giocatori con una sola presenza, ci sono appena 32 calciatori che al momento della convocazione vestivano la maglia del Napoli. Fin qui non ci sarebbe nulla di strano, il Napoli è stato fondato 16 anni dopo la prima partita della nazionale italiana, per 14 campionati non è stato in serie A, poi in serie A non sempre è stato al vertice, poi anche nei suoi anni migliori ha avuto grandi calciatori stranieri ma non ha sempre annoverato nelle sue fila calciatori italiani di interesse nazionale, e così via, confermando in parte i luoghi comuni tanto cari al mondo del calcio italiano quando si parla della nostra squadra del cuore. 

Partendo però dal dato di 10135 presenze in campo in 775 partite dell’Italia (utilizzo medio 13 calciatori a partita), la somma delle presenze in campo di calciatori che in quel momento erano del Napoli è pari a 262. Premesso che talvolta si è trattato di spezzoni di partita, pur utilizzando questo dato alla pari di una presenza completa, viene fuori un dato statistico di appena il 2,6% di presenze in campo rispetto al totale. 

Per un’informazione più completa, vorrei a questo punto mostrarvi le classifiche dei totali per club.

Calciatori presenti in campo nella storia della Nazionale in ordine di club, per i primi 15 club 

  1. Juventus                               135
  2. Inter                                       99
  3. Milan                                       96
  4. Roma                                      74
  5. Torino                                     69
  6. Fiorentina                                68
  7. Bologna                                   51
  8. Sampdoria                               47
  9. Lazio                                       46
  10. Genoa                                     42
  11. Napoli                                     32
  12. Parma                                     29
  13. Udinese                                   22
  14. Atalanta                                  20
  15. Pro Vercelli                              19

Presenze totali per club nella storia della Nazionale, per i primi 15 club 

  1. Juventus                                2259      (22%)
  2. Inter                                      1379      (13,6%)
  3. Milan                                     1325      (13%)
  4. Roma                                      736
  5. Fiorentina                                578
  6. Torino                                     496
  7. Lazio                                       398
  8. Bologna                                   367
  9. Sampdoria                               332
  10. Parma                                     299
  11. Napoli                                     262       (2,6%)
  12. Genoa                                     216
  13. Udinese                                   141
  14. Cagliari                                   134
  15. Palermo                                  129

I dati mostrati in alto dicono ancora poco se non ci venisse in aiuto la comparazione delle classifiche in alto con due speciali classifiche, le classifiche perpetue

(tratte dal sito https://it.wikipedia.org/wiki/Classifica_perpetua_della_Serie_A_dal_1929).

Si parte dalla classifica storica per punti di tutte le squadre che hanno militato in serie A. Eccola (prime 15 squadre): 

  1. Juventus                4134 punti
  2. Inter                      3909
  3. Milan                     3777
  4. Roma                    3449
  5. Fiorentina              3066
  6. Lazio                     2844     
  7. Napoli                   2635
  8. Torino                   2585
  9. Bologna                2514
  10. Sampdoria            2158
  11. Atalanta                1802
  12. Udinese                 1662
  13. Genoa                   1639
  14. Cagliari                 1290
  15. Parma                   1169

Ben più interessante è la classifica seguente, che invece di tenere in considerazione i punti totali, si basa sulla media punti per partita calcolata con l’assegnazione di tre punti per vittoria (sono incluse le società con un minimo di 20 partecipazioni al 2014-15). Classifica per le prime 15 squadre.

  1. Juventus              1,89
  2. Inter                    1,76
  3. Milan                    1,74
  4. Roma                   1,53
  5. Fiorentina             1,50
  6. Napoli                  1,45
  7. Parma                  1,44
  8. Torino                  1,43
  9. Lazio                    1,41
  10. Bologna                1,40
  11. Sampdoria            1,32
  12. Udinese                1,29
  13. Genoa                  1,27
  14. Cagliari                 1,22
  15. Vicenza                 1,20

Che la si guardi in un modo o nell’altro, le prime cinque posizioni nella storia della serie A sono le stesse di quelle delle squadre con più calciatori e più presenze in nazionale (con l’eccezione, seppur minima del Torino che è quinto nella classifica dei calciatori in campo con la Nazionale con 69 giocatori presenti, uno in più della Fiorentina, e rispetto alle presenze in Nazionale è posizionato leggermente meglio rispetto alla sua classifica storica in serie A).

Comunque Lazio, Torino e Bologna occupano nella storia delle presenze in Nazionale all’incirca la stessa posizione occupata nella storia della serie A. Il Parma si inserisce molto in alto nella classifica per media punti grazie ad alcuni campionati di vertice (pochi) che si sono riflessi in presenze massicce di propri giocatori in Nazionale. Fin qui nulla di anomalo.

Invece la lettura della posizione del Napoli produce l’immediato dubbio che negli anni qualcosa che riguarda le presenze dei suoi calciatori in Nazionale non ha funzionato.

Ebbene, nonostante il Napoli sia nelle due classifiche perpetue rispettivamente la settima e la sesta squadra nella storia della serie A, nonostante due scudetti, una Coppa UEFA, le Coppe Italia, le Supercoppe, la costante partecipazione alle coppe internazionali in molti periodi della sua storia, i suoi calciatori non hanno vestito la maglia della Nazionale quanto i loro colleghi di squadre classificate storicamente dietro al Napoli.

Di fronte a tali comparazioni statistiche, le giustificazioni circa lo scarso utilizzo dei calciatori del Napoli in nazionale tengono poco.

Ci sono squadre che pur avendo prodotto negli anni risultati inferiori a quelli del Napoli hanno avuto un utilizzo molto maggiore dei propri calciatori in Nazionale.

Ci sono squadre che hanno militato in serie A meno stagioni rispetto al Napoli eppure hanno visto più presenti i propri calciatori in Nazionale.

Ci sono squadre che hanno vinto meno del Napoli, eppure i loro calciatori sono stati storicamente più presenti in Nazionale.

Ci sono squadre che hanno avuto rose imbottite di stranieri, eppure hanno un numero di presenze in Nazionale superiore ai partenopei.

Alcuni esempi di calciatori non sufficientemente valutati dai CT della Nazionale durante la loro esperienza napoletana (e a volte rivalutati una volta andati via da Napoli) possono meglio rappresentare questa anomalia. 

Attila Sallustro: tra il 1926 ed il 1937 giocò come attaccante nel Napoli realizzando 106 gol. Completamente trascurato da Vittorio Pozzo, giocò due sole partite in Nazionale A. Chi lo vide giocare giurava che non era per niente inferiore a chi poi giocava nella Nazionale di allora. 

Antonio Vojak: nel 1929 arriva venticinquenne al Napoli dalla Juventus. Giocherà sei stagioni segnando per ben 102 volte nonostante fosse prevalentemente un centrocampista. Eppure vestirà la maglia della Nazionale una sola volta, in una partita giocata nel 1932 a Napoli contro la Svizzera e vinta per 3-0. Forse si trattò semplicemente di un omaggio geopolitico…

Amedeo Amadei: centravanti di un Napoli che tra il 1950 ed il 1956 navigava costantemente tra il quarto ed il sesto posto. Il “Fornaretto”, che aveva già giocato 7 volte in Nazionale come calciatore della Roma, non riuscì a giocare più di 6 partite con la Nazionale nelle sue sei stagioni napoletane, nonostante i 47 gol segnati. 

Ottavio Bugatti: esordisce a 24 anni in Nazionale alle Olimpiadi di Helsinki del 1952, da portiere della Spal. Forse i 3 gol subiti contro l’Ungheria di Hidegkuti e Puskas gli frenano la carriera in Nazionale.

Così nei suoi primi tre anni e mezzo all’ombra del Vesuvio, dove era giunto nell’estate 1953, nonostante fosse uno dei migliori portieri in circolazione (aveva vinto il Premio Combi nel 1956 come miglior portiere italiano) Bugatti non giocò mai in Nazionale. Poi, sempre da napoletano, rientrò in Nazionale a maggio 1957 per cinque partite. Nelle successive tre stagioni napoletane (tra il 58-59 e il 60-61) non vedrà più la maglia della Nazionale.

Antonio Juliano: in diciassette stagioni di serie A, di cui 16 con la maglia del Napoli, fu convocato 23 volte in Nazionale, accumulando 18 presenze tra partite e spezzoni di partita. Partecipò ai mondiali 1966 senza mai giocare, il titolare era Bulgarelli. Juliano (come Zoff) divenne titolare da calciatore del Napoli nella Nazionale campione d’Europa 1968, non partecipando però alla seconda finale. Ai mondiali 1970 gli fu preferito De Sisti, e finì per giocare gli ultimi 16 inutili minuti nella finalissima persa 1-4 contro il Brasile. Ai mondiali 1974 fu di nuovo convocato, ma gli fu preferito Capello.

Bulgarelli, De Sisti, Capello, calciatori provenienti da squadre più “nobili” e “vincenti”. Chissà che svolta avrebbe avuto la carriera di “Totonno” Juliano se non si fosse ostinato a rimanere la bandiera del Napoli. 

Dino Zoff: diventa titolare della nostra nazionale, da portiere del Napoli, proprio a Napoli il 20 aprile 1968, in tempo per diventare campione europeo. Poi da gennaio 1969 inizia a dividere la porta con Enrico Albertosi, portiere a cui aveva tolto il posto di titolare pochi mesi prima. Fino alla vigilia dei mondiali di Messico 1970 Zoff gioca 5 partite con l’Italia, mentre il suo rivale, divenuto campione d’Italia con il Cagliari, ne gioca appena 3 in un anno e mezzo. Eppure ai mondiali messicani Zoff deve cedere il posto di titolare ad Albertosi. Poi dalla fine dei mondiali fino a giugno 1972 Zoff giocherà altre 9 gare, mentre Albertosi ne disputerà comunque altre 7 prima di chiudere definitivamente la sua carriera in Nazionale il 21 giugno 1972, giorno della fine di questa strana staffetta in porta. Soprattutto perché nel frattempo Zoff era stato ceduto alla Juventus, conquistando definitivamente quel ruolo che gli permetterà una lunghissima carriera (senza interruzioni) nella porta della Nazionale italiana. Undici stagioni in Nazionale con la maglia bianconera, altre 93 presenze (per un totale di 112), ed una Coppa del Mondo alzata da capitano. Non abbiamo la controprova, ma non riesco proprio ad immaginare lo stesso scenario con Zoff tra i pali del Napoli. 

Gianfranco Zola: il sardo si era già fatto notare alle spalle di Maradona nel 1989. Le porte della Nazionale si aprirono per lui il 13 novembre 1991, al suo terzo torneo con il Napoli, quello allenato da Claudio Ranieri poi finito quarto in serie A. Poi sole altre due apparizioni in Nazionale come calciatore del Napoli. Non appena approda a Parma, Zola diventa un habitué della Nazionale. Altre 32 presenze, di cui 23 come giocatore del Parma e 9 del Chelsea, con un mondiale ed un europeo giocati. Anche per lui l’addio a Napoli ha forse significato un destino molto più felice in Nazionale. 

Chiudo con gli autentici “schiaffi” dei CT alla storia della Nazionale e del Napoli. 

Moreno Ferrario, presente per ben 14 volte nelle nazionali “minori” tra il 1977 ed il 1980, ma mai convocato in nazionale maggiore, Francesco “Ciccio” Romano, uno dei principali artefici del primo scudetto azzurro, presente due volte in Under 21 ma mai nella nazionale maggiore, Paolo Cannavaro, che seppur tra mille contestazioni e dubbi anche da parte dello stesso pubblico di Napoli, nei suoi giorni migliori con gli azzurri non è mai stato ritenuto meritevole neanche di una misera presenza in Nazionale A (è stato invece presente ben 30 volte nelle varie Under!), giudicato dai selezionatori un calciatore non all’altezza di altri suoi colleghi difensori che hanno giocato durante lo stesso periodo senza però lasciare la minima traccia nella storia della Nazionale italiana.

Una menzione a parte merita Giuseppe Bruscolotti, per il quale 387 presenze in serie A con il Napoli, uno scudetto e varie partecipazioni a competizioni internazionali di club (persino con gol) non furono ritenute sufficienti neanche per una singola convocazione, neanche come riserva.

Le analisi di cui sopra spiegano meglio le difficoltà che incontrano i calciatori del Napoli ad accedere alla maglia della Nazionale, che al di là del tifo e della preoccupazione di togliere ad un nostro calciatore il tempo di riposare (con annessi rischi di infortuni), resta una maglia prestigiosa, che vale una carriera, che fa salire la valutazione e la forza contrattuale di ogni giocatore e che resta il sogno di chi inizia da bambino a giocare a pallone col sogno di alzare un giorno la Coppa del Mondo per la propria nazione.
Roberto Liberale

ilnapolista © riproduzione riservata