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La maglia, solo la maglia. Si ama sempre, anche quando sono bruttine come le ultime del Napoli

La maglia, solo la maglia. Si ama sempre, anche quando sono bruttine come le ultime del Napoli

Arrivi e partenze – in periodo di calcio mercato – contano poco. Chi c’è, c’è; chi non c’è, non c’è. Perché, conta solo la maglia. Un mantra che andrebbe recitato almeno tre volte al giorno perché la Maglia per noi tifosi partenopei ha sempre rappresentato un qualcosa da onorare e da rispettare con il massimo dell’impegno da parte dei calciatori che la indossano di volta in volta. Perché la Maglia è la mamma: è bella, è rassicurante, è mia, è nostra. I calciatori, gli allenatori, passano, (e perfino Maradona è andato via) ma la Maglia resta, è eterna (o quasi).

Dal 1926 ad oggi l’azzurro ha sostituito il colore rosso del sangue del tifoso napoletano. Anzi per la verità il rosso è tornato. È tornato il rosso della terza maglia, colore sparito da un po’ di anni ma che ha fatto il suo esordio alla prima – non fortunata – gara del campionato 2015/16.

Il rosso era il colore della terza maglia del glorioso Napoli del primo scudetto, ma anche quella dell’anno della finale e della conquista della Coppa Uefa. Maglie bellissime. Perfette. Sudate, come piace a noi tifosi.

La seconda maglia, presentata qualche giorno fa, è grigia. Un bel grigio scuro. Anche se la storica seconda maglia bianca (marcata nr) indossata da Maradona nell’anno del primo scudetto è tra le più belle in assoluto. La numero uno bianca, il top delle seconde maglie, è a mio avviso quella del campionato 82-83 (sponsor tecnico nr, sponsor Cirio) indossata da Ruud Krol, bianca con colletto rosso e righini gialli e rossi. Fantastica.


Betirri Bengston, artista contemporaneo che realizza immagini di azioni di gioco del calcio – dove il focus è sui colori più che sull’atleta, anzi l’atleta non viene proprio ritratto – durante una recente mostra tenuta a Milano ha spiegato che «l’assenza di immagine dei giocatori nei miei quadri, su un fondale indistinto, sposta l’attenzione sui valori, l’illuminazione e il movimento percepito dei corpi contrapposti, sottolineando la rivalità e le tradizioni di questo bellissimo sport senza tempo».

Per dire, ancora una volta, che conta solo la maglia. Ma se la maglia è brutta? La si ama lo stesso? La risposta è ovvia.


Diciamocelo, l’era De Laurentiis ha abbassato notevolmente la soglia del gusto. Ne abbiamo viste di ogni tipo, la camouflage, la camouflage col giallo, la maglia jeans e poi gialla con fascia azzurra diagonale… e sempre con la immancabile pataccona rossa dello sponsor.

A proposito di sponsor, sono il solo ad essersi chiesto perché sulle bottiglie d’acqua il lettering del logo è blu su fondo bianco mentre SOLO sulle maglie del Napoli è bianco con patacca rossa? E perché poi sulla terza maglia, la rossa, lo sponsor ha sempre il fondo rosso? Che non ce ne sarebbe bisogno, infatti hanno aggiunto anche un bordino bianco. Così, tanto per non farci mancare nulla. 
Intanto col nuovo sponsor tecnico, lo stemma – la N cerchiata – è aumentato notevolmente di volume.


Il buon Dio è nei dettagli, diceva Mies van der Rohe riprendendo una frase di Flaubert. E i dettagli delle nuove maglie ci lasciano un po’ spaesati. Il colletto bianco sulla prima maglia è davvero brutto come lo è il colletto azzurro sulla maglia rossa.

Ho tutte, seconde e terze maglie, nella mia personale collezione; da tifoso non guardo alla bellezza: conta solo la maglia.


Però da un punto di vista professionale devo dire che col cambio di sponsor tecnico non ci abbiamo guadagnato in estetica. Anzi.


Per come la vedo io, le avrei disegnate così.
Domenico Catapano

        

        

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