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I Mondiali Antirazzisti, 170 squadre e se qualcuno è uno in meno si entra in campo e si ristabilisce la parità numerica

I Mondiali Antirazzisti, 170 squadre e se qualcuno è uno in meno si entra in campo e si ristabilisce la parità numerica

Finalmente si riparte.
E’ il terzo anno che prendo parte ai Mondiali Antirazzisti e spettavo con impazienza il ritorno in campo, il ritorno di questa manifestazione capace di unire popoli e gente di tutto il mondo regalando un’atmosfera di pace ed divertimento unico.
Quando brindiamo, prima dell’inizio delle gare, ci sono bambini che corrono e ridono e circa 170 squadre di ogni tipo e ogni ideologia possibile, come i ragazzi di “Atlantide” un gruppo di persone che attraverso un centro sociale a Bologna provano a manifestare il proprio dissenso all’omofobia e al sessismo tutelando il movimento punk, oppure i “MaMaAFR!CA” una band Raggae/raggamuffin volta a diffondere il proprio concetto di pace e di libertà dei popoli.
Poi c’è la mia squadra, “I leoni della Soka” che sponsorizza “SenzAtomica” un’iniziativa che ha come obbiettivo combattere le armi nucleari attraverso il disarmo interiore.
I Mondiali Antirazzismo sono il torneo più anti-agonistico che ci possa essere, venti partite in contemporanea su venti campi uno attaccato all’altro, tra una partita e l’altra ci si può rilassare nell’area nella “piazza antirazzista”, prendere parte ai dibattiti o cosa migliore continuare a giocare dando una mano a quelle squadre a cui manca qualche giocatore. Singolare no? Entrare in campo in una squadra che non è la tua perchè sono un uno in meno e partecipare alla partita perché lo spirito non è vincere ma giocare, come quando eravamo ragazzini e l’importante era riuscire a fare il numero per poter fare la partita.

Non c’è solo il calcio ovviamente, ci sono tanti altri sport e nell’arco della giornata ci sono i campi per i bambini che ci mettono tutto il loro impegno nel coinvolgere i presenti. I Mondiali sono un’esperienza da provare e soprattutto da vivere per chi crede in questi valori e nello sport perché sono un modo unico per dire no alle diversità e per respirare quell’atmosfera che lo sport dovrebbe creare sempre.

Tra una partita e l’altra e discussioni varie, si sono fatte le otto di sera… È quasi ora di andare, non prima di un brindisi presso il bar Gianni per “l’aperitivo antirazzista” un’altra grande idea per ricordarsi che siamo proprio tutti uguali e che è meglio bere insieme che farsi la guerra. Purtroppo sarà l’ultimo di quest’anno per me, gli ultimi due giorni non potrò esserci…. E allora non mi resta che salutare il “popolo antirazzista” sperando che si continui così andando avanti a combattere uno dei tanti mali della società odierna, “sin prisa però sin pausa” direbbe un Grande uomo di calcio… Ecco, appunto, non fermiamoci. 

L’anno prossimo sarò ancora lì a dare qualche calcio a un pallone e un gran calcio al razzismo!
Arturo Scassa

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