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Se capire il calcio italiano significa perdonare Moggi, siamo orgogliosi che Benitez non lo capisca

Se capire il calcio italiano significa perdonare Moggi, siamo orgogliosi che Benitez non lo capisca

Schierandosi «al cento per cento» dalla parte delle denunce di Zeman su doping e Calciopoli, Benitez ha confermato di essere un uomo vero, in un mondo che preferisce nascondersi davanti a verità scomode. Per le sue coraggiose prese di posizione, Zeman ha pagato un prezzo altissimo non solo a livello di carriera, ma soprattutto sul piano dell’immagine. Al Boemo i cantori del potere hanno quasi sempre risposto, in questi anni, ironizzando sui risultati delle sue squadre. Emblematica la battuta del giovane Andrea Agnelli dopo la vittoria della Juventus sul Napoli nella Supercoppa disputata a Pechino. «Con una sola partita, Carrera ha vinto più di Zeman». Si riferiva al successo ottenuto dai bianconeri con il contributo determinante dell’arbitro Mazzoleni. L’allenatore in seconda, Massimo Carrera, era in panchina perché il tecnico titolare, Antonio Conte (sì, proprio lui, quello che ora guida la Nazionale) era stato squalificato per omessa denuncia nel caso scommesse. In un Paese normale, nessuno andrebbe fiero di un risultato ottenuto in quel modo. Ma da noi funziona diversamente. Ecco perché, per noi rafaeliti di rito ortodosso, quella di oggi è una giornata importante. Come tifosi del Napoli, apprezziamo Benitez come allenatore di respiro internazionale. Da napoletani, ci è piaciuto subito quest’uomo che ha provato ad amare la città, vivendone le bellezze senza nasconderne i difetti. Come appassionati di calcio, stimiamo la persona che commenta serenamente le decisioni arbitrali e non ha paura di dare ragione a un “eretico” come Zeman, messo al rogo per aver chiesto al mondo del pallone di «uscire dalle farmacie» e per aver difeso, addirittura, le sentenze di Calciopoli.

A Benitez sarà più difficile rispondere mettendola sul piano dei successi sportivi, visto il palmares che lo accompagna. Ma di sicuro gli opinionisti del sistema se la caveranno in qualche modo, magari rilanciando l’adagio dell’allenatore «che non è adatto al campionato italiano». E forse hanno ragione: se il nostro calcio è quello che «perdona» Moggi ed emargina Farina (uno che il calcioscommesse lo ha denunciato), giustifica gli slogan razzisti e tollera uscite come «trenta sul campo», allora sì, Rafa non è adatto. Non è adatto ai commentatori tornati a pontificare nonostante le intercettazioni di Calciopoli e neppure a quelli che ancora fingono di non capire perché la Juventus faccia 100 punti in Italia per poi stentare in Europa. Se questo è il calcio italiano, Rafa è un’altra cosa. A noi piace così.
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