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Il Cagliari è il mio nuovo Chievo

Il Cagliari è il mio nuovo Chievo

L’ansia da Chievo a me la procura da sempre Daniele Conti, l’uomo del novantacinquesimo, l’uomo che contro il Napoli si trasforma nel Bayern di Monaco. Lui da solo. La partita contro il Napoli diventa una specie di Fuga per la vittoria in cui è contemporaneamente Ardiles, Pelè e Sylvester Stallone. Per cui l’attesa si riduce totalmente all’ansia per questo calciatore, centrocampista, figlio di uno dei miei calciatori preferiti di sempre, ma questa è una bellissima altra storia. Daniele Conti è Lionel Messi, nei miei incubi. Se qualcuno lo nomina divento pallido come quando, da bambino, dovevo farmi le iniezioni. Diosanto. E invece scopro che Daniele Conti non giocherà, il motivo non conta, basta che non ci sia.

Adesso, per cortesia, chi di voi l’ha guardata mi dica chi minchia è Farias, chi fosse Farias prima di ieri pomeriggio, chi diventerà Farias nei prossimi anni. E sempre voi convincetemi che Sauro Catellani, Britos e Colonnese non abbiano giocato, ieri, travestiti da Koulibaly, ma come è possibile? E comunque ribadisco nuovamente: basta con i siamo diventati scarsi – no, siamo troppo forti – no, scusate siamo tornati scarsi. Siamo gli stessi dell’anno scorso, forti ma con grandi sprazzi di fesserie sparse ovunque. Questo è.

In questi giorni mi trovo a Napoli, per cui non guardarla è molto difficile. Al calcio d’inizio sono in casa di persone a me carissime, dotate di abbonamento Premium Calcio, maronna. Devo andarmene a giocare con mio nipote nell’altra stanza. No, non è cosa, me ne devo scendere. Passo davanti al televisore mentre Higuain infila il primo gol, vi chiedo scusa ma tecnicamente non l’ho guardata, sono solo passato un attimo davanti. Afferro un dolcetto con crema al limone e me ne vado. Dolcetto troppo buono per essere abbinato a qualsiasi giocatore del Napoli. Da quello che ho capito in molti hanno giocato male, quasi tutti. Il Cagliari è il mio nuovo Chievo, andando avanti di questo passo avrò un Chievo per regione. Un disastro. Abbiamo sprecato la vittoria sulla Roma, regalando due dei tre punti conquistati in quella partita al Cagliari e al vento.

Scrivo questo pezzo mentre aspetto che dimettano mia mamma dal Policlinico. Tra le sei e le sette di mattina ho visto quattro o cinque persone fare jogging, all’interno dell’area del grande ospedale. Io li farei ricoverare direttamente al reparto psichiatrico, insieme a Behrami, che questa settimana sicuramente avrà qualcosa da dire. Mia mamma è quasi pronta, tranquilli tutto a posto. Mi chiede cosa stia scrivendo, le rispondo che è il pezzo sul Napoli, mi dice: “Tien’ semp’ ‘a stessa malatia.” E ha ragione. Comunque sarà così quest’anno? Torneranno le cazzate come quelle di ieri? Non lo so, io sono ancora ottimista, una difesa come quella di domenica pomeriggio non può essere vera. Ed è tremendo non vincere nella domenica in cui qualcuno segna su un cross di Maggio. Usciamo dall’ospedale, con noi scendono quelli della notte: infermieri o chi ha assistito un parente o un amico. L’aria stanca, ci sentiamo tutti una chiavica, come dopo un pareggio col Cagliari, e tutti pensiamo: per fortuna che è finita.

Note a margine:

– Mi merito una sfogliatella

– Ho cercato Zuniga nei duemila padiglioni del Policlinico: qua non c’è

– Sulla Gazzetta se ci hanno messo dopo l’Ippica hanno fatto bene

– Buon compleanno Gianluigi Trapani.
Gianni Montieri

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