Non rivedremo mai più Michael Schumacher

Marca fa il punto a 12 anni dalla caduta: zero notizie ufficiali e riserbo assoluto. Il grande campione ha probabilmente coscienza limitata, non parla e non cammina

Schumacher

FORMEL 1: Testfahrten, Barcelona, 26.02.2010, Michael Schumacher ( GER, Mercedes GP ) © pixathlon

Era il 29 dicembre 2013 quando Michael Schumacher cadde sciando nella stazione francese di Méribel, riportando un gravissimo trauma cranico. Tre giorni dopo l’intervento all’Ospedale Universitario di Grenoble, poi il silenzio. Il 2 gennaio 2014 la portavoce Sabine Kehm chiuse i rubinetti delle informazioni, soffocata dal circo mediatico. L’ultimo bollettino ufficiale risale a luglio di quell’anno: Schumacher fuori dal coma, trasferito a Losanna. Poco dopo il rientro nella casa sul Lago di Ginevra, trasformata in una clinica privata. Da allora, quasi nulla. E dopo dodici anni, le condizioni sono cambiate poco. 

“Non credo che rivedremo mai più Michael”, titola Marca per riassumere terribilmente la situazione citando una dichiarazione di Richard Hopkins, ex Red Bull ed ex McLaren. Perché da allora questo è: zero notizie ufficiali, solo mezze frasi e allusioni da chi fa ancora parte del cerchio magico. Jean Todt, Ross Brawn, Bernie Ecclestone, Gerhard Berger. Persino Willi Weber, storico manager, non ha mai ottenuto il permesso di rivederlo. La parola d’ordine è una sola: riservatezza totale.

Ultimamente – dice Hopkins a Sportbible – non ho sentito nulla, ma so che ha un medico finlandese, un medico personale. Mi sento un po’ a disagio a parlare delle sue condizioni, a causa della segretezza che la famiglia, per giuste ragioni, vuole mantenere. Penso che anche se fossi il migliore amico di Ross Brawn e gli chiedessi come sta Michael, e anche se offrissi a Ross un buon bicchiere di vino rosso, non credo che si aprirebbe e non condividerebbe nulla. Questo è ciò che vuole la famiglia. Penso che sia giusto e rispettoso nei loro confronti. Anche se lo sapessi, rimarrebbero delusi se lo condividessi comunque”.

Le ipotesi mediche, negli anni, hanno riempito il vuoto: coscienza limitata, riconoscimento delle persone più vicine, forse qualche gara seguita in tv con Todt. Ma una certezza sembra condivisa: Schumacher non parla e non cammina più. “Questo non è il Michael che conoscevamo”, disse a suo tempo l’ex presidente Fia.

L’ultimo quadro lo ha fornito Felix Gorner, giornalista di Rtl vicino alla famiglia: “La situazione è molto triste. Ha bisogno di cure costanti ed è completamente dipendente dai suoi assistenti. Non riesce più a esprimersi verbalmente. Attualmente, è consentito avvicinare Michael a un massimo di 20 persone e, a mio parere, è la strategia giusta”.

Correlate