Un mese e mezzo fa, Conte non voleva accompagnare morti. Era tutto calcolato, evidentemente

Corsera: quella frase era sembrata ai più come un epitaffio. Tutto calcolato, evidentemente. Scossone doveva essere e così è stato. Oggi il Napoli è un blocco solido e concreto

Napoli Conte

Ar Udine 14/12/2025 - campionato di calcio serie A / Udinese-Napoli / foto Andrea Rigano/Image Sport nella foto: Antonio Conte

Un mese e mezzo fa, Conte non voleva accompagnare morti. Oggi il Napoli è un blocco solido e concreto

Monica Scozzafava sul Corriere della Sera commenta la vittoria del Napoli a Cremona e la metamorfosi della squadra dalla sconfitta di Bologna e le conseguenti frasi del tecnico salentino, ad oggi.

Ecco cosa scrive il Corsera:

Questione di comando, dice il tecnico azzurro ma è fin troppo evidente — ed è la sua carriera a certificarlo — che recitare la parte del soldato semplice non è nelle sue corde. La squadra adesso è la sua emanazione («ai miei dico sempre che sono pronto a morire sportivamente per loro, ma loro devono essere pronti a morire sportivamente per me»): un blocco solido, concreto, forse ancora non a tal punto cinico come piacerebbe a Conte, ma pronto a buttarsi nel fuoco. Fa un certo effetto ripensare a ciò che era stato il Napoli un mese e mezzo fa, allo scivolone di Bologna, alla frase pubblica («non accompagno un morto») che ai più era sembrata come un epitaffio. Tutto calcolato, evidentemente. Scossone doveva essere e così è stato. 

Conte brinda: «È stato un 2025 bellissimo. Non comandiamo ma è difficile giocarci contro». 

Leggi anche: La pagella di Conte del Napolista, il 10 di Fabrizio d’Esposito

CONTE. Sigilla il suo Venticinque azzurro con l’ennesima vittoria, affatto scontata. La favola dell’unico, vero rivoluzionario arrivato a Napoli era cominciata con le partite sporche, brutte e cattive. Dopo sedici mesi siamo ancora lassù, con una squadra diversa, a tratti spettacolare, e priva di tre dei suoi giocatori migliori (Lukaku, Anguissa, De Bruyne). Perdipiù ha smontato coi fatti tutti i luoghi comuni su di lui, che lo hanno idealizzato erroneamente come simbolo di un conservatorismo restio al cambiamento. Per non parlare della sua coerenza juventina, rimasta nel suo foro interiore come fanno i cattolici adulti in politica, e non ha mai offeso il popolo dei tifosi. Antonio Conte, lo ripetiamo, è il miglior allenatore della storia del Napoli, che ha sconfitto il populismo estetico e l’ossessione del quattro tre tre giochista. Almeno per lui, il voto è per questo anno incredibile. Meritebbe l’intitolazione di piazze, strade e vicoli nonché murales e affreschi. Buona fine e buon principio a tutti – 10

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