Neres appar­tiene alla tribù dimen­ti­cata e tra­scu­rata degli arti­sti del cal­cio, Ancelotti lo porterà al Mondiale (Damascelli)

Sul Giornale. La Ptosi con­ge­nita gli ha addor­men­tato appena le pal­pe­bre. Ha la velo­cità di un ghe­pardo. Porta in campo la ginga, la filosofia di gioia del football. Si tingeva i capelli di viola, non rispose al ct del Brasile Tita, pensava fosse uno scherzo

Napoli Neres

As Roma 30/11/2025 - campionato di calcio serie A / Roma-Napoli / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: esultanza gol David Neres

Neres appar­tiene alla tribù dimen­ti­cata e tra­scu­rata degli arti­sti del cal­cio, Ancelotti lo porterà al Mondiale (Damascelli)

Tony Damascelli scrive di David Neres sul Giornale. Ricorda anche il suo arrivo a Napoli, con lo scippo che dell’orologio che fu un pessimo segnale ma non ha rovinato la sua esperienza partenopea. Adesso è il calciatore in vetrina della squadra di Conte, scrive Damascelli che Ancelotti lo porterà al Mondiale col Brasile.

Sol­tanto la pal­pe­bra è pigra. David ha la velo­cità di un ghe­pardo, corre semi­nando la paura degli avver­sari. Neres viene da San Paolo e il San Paolo richia­mato Mara­dona ha final­mente tro­vato il nuovo idolo, lo scu­gnizzo del pal­lone, il fuci­bol di strada.

I suoi occhi sem­brano pre­an­nun­ciare il sonno, la Ptosi con­ge­nita gli ha addor­men­tato appena le pal­pe­bre ma non gli ha tolto la vista e la visi­bi­lità nem­meno di un cen­ti­me­tro.

David si porta in campo la ginga che sarebbe, anzi è quella filo­so­fia di vita, di gioia, di abi­lità che nel foot­ball signi­fica drib­bling, colpo di tacco, tun­nel, numeri da pre­sti­pe­da­tore, diceva Gianni Brera, è quello che chie­dono i tifosi stufi e anno­iati di tat­ti­che ghiac­ciate. David Neres appar­tiene alla tribù dimen­ti­cata e tra­scu­rata degli arti­sti del cal­cio, è cre­sciuto esta­siato da Ronal­di­nho e Messi, ha attra­ver­sato terre olan­desi, Amster­dam, l’Ajax e pure i cieli neri di bombe di Donets, qual­che alle­na­mento con lo Shak­tar di De Zerbi prima di andare a Lisbona e diver­tirsi con il Ben­fica, il luogo ideale, anche per que­stione di lin­gua, dove rina­scere. Erano tempi non ancora certi, i capelli tinti di viola, la gaffe con l’alle­na­tore della nazio­nale Tita, non rispose alla tele­fo­nata di con­vo­ca­zione non avendo rico­no­sciuto il numero, pen­sando al solito scoc­cia­tore. Napoli è l’approdo sull’isola del tesoro, mamma Maria voleva che non mol­lasse gli studi, Miguel, il padre, aveva intuito di avere in casa una pepita pre­ziosa. Adesso c’è un “ex napo­le­tano” pronto a sfrut­tare il patri­mo­nio, Carlo Ance­lotti lo por­terà al mon­diale. Il cer­chio si chiude. 

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