Jake Paul è uno scemo professionista, la sua foto con la pistola d’oro mostra il declino distopico dello sport
Il Telegraph demolisce il pugile-youtuber: "Non pensavamo che la boxe avesse più dignità da perdere, e invece..."

US boxer and influencer Jake Paul (L) and British boxer Anthony Joshua fight in a non-title heavyweight bout at the Kaseya Center in Miami, Florida on December 19, 2025. (Photo by Giorgio VIERA / AFP)
“Secondo una popolare teoria storica, l’ascesa della decadenza coincide solitamente con il declino degli imperi. In tal caso, è il momento di preoccuparsi dello sport moderno”. Il commento di Simon Briggs sul Telegraph si riferisce alla sobria foto con cui Jake Paul, il pugile-youtuber che ha appena guadagnato decine di milioni di dollari per farsi rompere una mascella da Anthony Joshua, ha postato sui social: l’interno di un jet privato, disseminato di banconote da 100 dollari, coperte Hermès “e un assortimento di armi da fuoco presumibilmente destinato a rafforzare le sue credenziali trumpiste”.
Jake Paul shows off guns & cash on his private jet …👀 pic.twitter.com/arMVmBI1Qz
— 🚨Instant Feed (@Hopes_times) December 23, 2025
Jake Paul, pugile o scemo professionista? L’analisi del Telegraph
“Le virtù originarie dello sport – un tempo viste come un crogiolo per lo sviluppo del carattere – sembrano sempre più remote”, scrive Briggs, che chiama Paul “aspirante pugile e scemo professionista”.
“Non c’è dubbio che Paul abbia deciso di provocare gli haters con questa orgia di eccessi, che fa apparire le Kardashian decisamente snob. Anche solo discutendone, stiamo cadendo nella sua trappola. Si potrebbe descrivere questo come il trucco più grande di Paul: il modo in cui trasforma ogni cosa, persino il danno fisico recentemente subito per mano di Anthony Joshua, in quello che gli Instagrammer chiamano “contenuto”. Laddove Sansone ha usato una mascella per uccidere mille Filistei, Paul ha trasformato il suo mento spaccato in un milione di clic”.
“La cosa sorprendente di tutta questa bravata è che, fino all’inizio della farsa venerdì sera, non pensavamo che la boxe avesse più dignità da perdere. Aveva già rinunciato a qualsiasi pretesa di essere una meritocrazia – un’altra qualità che i nostri antenati un tempo ritenevano essenziale – in mezzo a infinite dispute tra promoter rivali e federazioni senza volto. Purtroppo, la lezione dell’ultima trovata di Paul, che lo ha visto bloccato in retromarcia per tutti e sei i round, è che le cose possono sempre peggiorare”.
“Per chi è cresciuto prima dell’avvento del temuto termine “influencer”, la creazione di un culto della personalità online da parte di Paul appare tanto inspiegabile quanto misteriosa. E i suoi tentativi di intrufolarsi nel pugilato professionistico sembrano quasi distopici.
Lo sport dovrebbe essere un mondo di semplicità e sostanza. Lo scopo di regole comuni e statistiche concordate è mettere ogni uomo o donna sullo stesso piano. Sul campo di gioco, non c’è spazio per enfasi o sciocchezze, perché lasciamo che siano la palla, la mazza o la racchetta a parlare. Nel caso di Paul, però, il ring diventa un palcoscenico diverso. Al Kaseya Stadium di Miami, ha creato un teatro dell’assurdo in cui il risultato era irrilevante. Se la foto di domenica aveva uno scopo, era dimostrare che sta ancora vincendo, anche quando sta perdendo. Anche se, nel farlo, non solo ha minato l’intero edificio della boxe, ma l’ha anche trasformato in una barzelletta elaborata”.









