L’Antimafia: «Le mafie si sono infiltrate anche nel grande calcio. Fanno riciclaggio e consenso»

L'allarme del sostituto procuratore Antonio Ardituro: "Inter, Juve, Milan, Lazio, un tempo il Napoli. E' un problema enorme che stentiamo a far comprendere all'opinione pubblica. Continuiamo a trattare gli stadi solo come ordine pubblico. C'è molto di più"

Ultras Lazio diabolik Lollobrigida

As Roma 01/09/2019 - campionato di calcio serie A / Lazio-Roma / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: tifosi Lazio

Per Antonio Ardituro, sostituto procuratore nazionale presso la Direzione nazionale Antimafia e Antiterrorismo, “le infiltrazioni delle organizzazioni criminali camorristiche nelle tifoserie organizzate e del rapporto tra le tifoserie organizzate e le società sono un tema complesso che interessa la serie A e la serie B, e che oggi rappresenta un grande problema per cui il mio ufficio segue queste vicende”. C’è “un doppio livello che bisogna intercettare, che bisogna identificare e che rappresenta veramente il cuore del problema”.

Ardituro ne ha parlato all’Università Lumsa di Roma al seminario “Le mafie nello sport. Lo sport contro le mafie”. E il punto è che non parla del calcio di provincia, ma proprio delle big di Serie A.  “Abbiamo esempi clamorosi, perché se io vi parlo di Juventus, di Inter, di Milan, di Roma, di Lazio, di Napoli, vi sto parlando del calcio che ci piace quello che vediamo alla domenica sportiva. E’ proprio questo nostro calcio, però, ci ha presentato le infiltrazioni di ‘ndrangheta nelle tifoserie organizzate della Juventus; un processo di appena un anno fa, ha individuato infiltrazioni radicate ai livelli più alti della tifoseria organizzata del Milan e dell’Inter, che sono sfociate in regolamenti di conti con omicidi; le vicende di Diabolik della Lazio. Fenomeni che in passato hanno interessato anche la tifoseria organizzata del Napoli, di cui mi sono occupato direttamente”.

“Potremmo dire – continua Ardituro – che tutto questo non c’entra con il calcio e le società, purtroppo non è così perché c’è un rapporto tra le società di calcio e la tifoseria organizzata che molto spesso diventa malato e che consente – in questo c’entrano le società e anche le istituzioni sportive, i regolamenti, le norme che noi utilizziamo – di considerare le curve come un luogo extraterritoriale, dove non c’è la giurisdizione e non c’è il controllo da parte delle organizzazioni dello Stato, sportive, del calcio, delle società”.

“In curva tutto può accadere. Le organizzazioni criminali possono controllare fenomeni grossi, perché parliamo di stadi importanti intorno a cui girano affari: le aree parcheggio, la gestione degli steward, la concessione dei biglietti e degli abbonamenti ai gruppi organizzati, cioè si crea un filo tra società e tifoserie organizzate che però non sono fatte di tifosi appassionati che cantano i cori e portano le bandiere, ma sono organizzazioni criminali che hanno delle infiltrazioni di carattere mafioso”.

E’ questo il cuore di un problema che, vi devo dire la verità, noi stentiamo a far comprendere nella sua rilevanza all’opinione pubblica, al mondo delle istituzioni sportive e forse anche al mondo delle istituzioni in generale. In questo momento il mio ufficio con tre diverse Procure della Repubblica ha ottenuto da tre diversi tribunali che si occupano di misure di prevenzione, provvedimenti di amministrazione giudiziaria di tre società di calcio professionistiche, due militano in serie C, sono il Crotone e il Foggia, una milita in serie B è la Juve Stabia. Il mio ufficio sta continuando a svolgere degli accertamenti anche sui fatti milanesi dell’Inter e del Milan. Ci troviamo di fronte a un fenomeno enorme, ma io sfido voi a sapere che qualcuno si è occupato dal punto di vista del dibattito pubblico di fatti così gravi che stanno accadendo”.

“Se non c’è una forma di reazione a quel principio per cui il mondo del calcio si sente fuori dal contesto del controllo di legalità assicurato in tutti gli altri settori, perché poi le risposte anche delle istituzioni sportive sono risposte timide, molto timide, nei confronti delle società, dei calciatori, degli allenatori, dei tesserati in genere, è di tutta evidenza che il fenomeno continuerà a crescere e che ci troveremo di fronte a situazioni sempre meno pulite dal punto di vista della legalità e della trasparenza”.

Ma le mafie sono già dentro, non un fenomeno che fa affari di sponda. “Abbiamo traccia dell’infiltrazione diretta di organizzazioni mafiose nel calcio. Infiltrazione diretta significa che organizzazioni mafiose hanno assunto nel tempo il controllo di club, società dilettantistiche, qualche volta anche professionistiche, magari di serie minori. E’ un fenomeno molto presente nei territori più periferici, però è un fenomeno particolarmente importante”.

“Ci sono due grandi interessi che le organizzazioni mafiose hanno nell’assumere diretto controllo di società di calcio. Il primo non è quello economico, ma l’altro caposaldo che motiva le organizzazioni criminali a infiltrare lo sport e il calcio: il consenso. Le organizzazioni criminali esistono, sopravvivono alle azioni giudiziarie e alla repressione, anche consistente, messa in campo dallo Stato, dalla magistratura, dalle forze di polizia giudiziaria, in quanto hanno spesso un significativo consenso sul territorio in cui operano e il calcio è uno strumento con il quale si fa consenso. Poi naturalmente una società di calcio magari a un livello non propriamente di piccole dimensioni o di piccoli paesi, ma di cittadine più consistenti con un livello anche più significativo di approfondimento delle reti relazionali ed economiche sul territorio può essere il veicolo di alcune attività illecite, per esempio il piccolo ma facile riciclaggio. Pensate che tutte queste società di calcio, anche le più piccole, si reggono sulle sponsorizzazioni, spesso numerose, ma le sponsorizzazioni sono un meccanismo abbastanza semplice per compiere attività di riciclaggio da parte di organizzazioni mafiose”.

Non solo le infiltrazioni mafiose, nelle curve d’Italia c’è sempre piu’ eversione. “Vi do un altro input di riflessione che attiene non al tema delle mafie, ma delle organizzazioni criminali di matrice eversiva o terroristica, perché noi registriamo sempre più spesso che molte curve sono il luogo della crescita, del proliferare del proselitismo, dell’utilizzazione di alcuni pezzi dei gruppi ultrà per far crescere soprattutto ideologie suprematiste che legano le curve e i movimenti ultrà italiani a movimenti ultrà sovranazionali. La stragrande maggioranza delle curve si esprimono con simbolismi neofascisti e neonazisti, è facilissimo vedere riferimenti alle svastiche”.
“Che cosa possono fare le società? Io credo che ci siano delle cose che possono fare di più le società, delle cose che possono fare di più le istituzioni sportive, delle cose che possono fare di più le istituzioni nazionali. Le società innanzitutto devono dotarsi di meccanismi organizzativi che tengano lontani i tifosi ultrà dal rapporto con le società, con i calciatori, eccetera. È una cosa che si può fare. Per esempio, il meccanismo per cui si riservano abbonamenti ai gruppi ultrà fuori dai meccanismi di vendita ordinaria, oppure per cui si riservano un tot di biglietti per la finale di Champions a determinate categorie di soggetti che fanno parte della curva, eccetera, eccetera, è un meccanismo criminogeno che aiuta un rapporto distorto tra queste organizzazioni e la società. Oppure meccanismi, come nell’indagine sull’Inter, dove se i biglietti non vengono dati, il capo ultrà alza il telefono, perché ne ha il numero, e chiama l’allenatore dell’Inter per chiedergli di intercedere con la società”.
“È un meccanismo che non va bene, non si crea quel muro, quella barriera di distanza che ci deve essere tra la società. Se tu fai l’abbonamento in curva e il posto che ti hanno assegnato è quello dove stanno i gruppi organizzati degli ultrà, tu là non ti puoi sedere. Questa roba qui nel codice penale, si chiama articolo 610: violenza privata. Io ho il biglietto, questo è il mio posto e non mi posso sedere perché tu mi dici che mi devo allontanare in un’altra parte della curva perché questo è il posto dove stanno gli ultrà”.
“Come vedete c’è da fare molto, non è facile perché poi ci sono le reazioni, ma le società possono fare di più, le istituzioni sportive possono fare molto di più perché i regolamenti, perché le sanzioni quando accadono delle cose devono essere effettive e non devono essere perdoniste. Il calcio non deve essere trattato dalle istituzioni nazionali solo come un problema di ordine pubblico. Noi siamo abituati a trattare lo stadio e l’evento sportivo solo come un problema di ordine pubblico, perché se io tratto l’evento sportivo come un problema di ordine pubblico e non come un problema innanzitutto di legalità, sono due cose diverse la legalità e l’ordine pubblico, affronto la questione soltanto con un obiettivo che non accadano scontri, che non accadano problemi, ma se per non far accadere problemi devo cedere la sovranità dello Stato ai gruppi ultrà sto facendo crescere la cultura del gruppo ultrà che controlla la curva, il territorio e che naturalmente se controlla un luogo così importante diventa obiettivo delle organizzazioni criminali che hanno interesse a mettere i loro avamposti in tutti questi punti”.
“Molti dei ragionamenti che io ho fatto sui gruppi ultrà e sulle infiltrazioni nel calcio, soprattutto quelli, per esempio, collegati ai movimenti più estremisti, oggi iniziamo a rivederli nel basket – ha concluso Ardituro – un altro sport che ormai ha una sua tradizione in Italia, ha una sua diffusione, un suo radicamento. Anche nel basket il tempo, purtroppo già lo so, ci porterà su situazioni analoghe a quelle del calcio”.
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