Inchiesta arbitri, Zappi aveva inviato messaggi in cui suggeriva come scrivere le dimissioni (Repubblica)

La testimonianza dei due designatori di serie C e D, Ciampi e Pizzi, da cui Zappi pretendeva che lasciassero l'incarico per favorire Orsato e Braschi.

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Db Milano 30/01/2011 - campionato di calcio serie A / Inter-Palermo / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: logo Associazione Italiana Arbitri

Dopo la partenza dell’inchiesta Figc sul presidente Zappi al fine di favorire l’ascesa di Orsato e Braschi, sono emerse ulteriori testimonianze, tra cui quelle di Ciampi e Pizzi, i due designatori di Serie C e D che dovevano dare le dimissioni per far posto ai due arbitri voluti da Zappi.

Nuovi dettagli sull’inchiesta Figc sugli arbitri

Come riportato da La Repubblica:

Obbligati a dimettersi. Con la promessa, poi disattesa, di non rimetterci soldi. Le carte dell’inchiesta della procura della Federcalcio sul presidente degli arbitri Antonio Zappi rischiano di sbriciolare il mondo dei fischietti. Dalle 16 pagine della chiusura indagini, emerge la ricostruzione di una serie di chiamate e messaggi finalizzati a convincere i due a lasciare l’incarico. Ma soprattutto le voci dei due designatori di serie C e serie D, Ciampi e Pizzi, da cui Zappi pretendeva che lasciassero il loro incarico per far posto a Orsato e Braschi. «Confermo che nella telefonata Zappi intendeva convincermi a dare le dimissioni tanto che io ebbi una crisi di nervi e mi misi a piangere». A raccontarlo alla procura federale è Maurizio Ciampi, ex designatore della Can C. A lui Zappi disse «di stare calmo e che non ci sarebbero state conseguenze economiche». Non andò così. La sua ricostruzione è confermata anche dall’ex designatore della Can D Alessandro Pizzi: «Gli feci presente che avevo un contratto con la Figc ancora per un anno per il compenso di euro 50mila euro annui. Lui mi disse di stare tranquillo che avrebbe gestito in prima persona la questione. Attualmente ho un compenso di euro 20mila quindi di euro 30mila più basso rispetto a quello che avevo come responsabile Can D».

C’è poi la questione dei messaggi Whatsapp inviati ai due. Inviati da Zappi a mezzanotte e 39 minuti del 4 luglio — poche ore prima del Consiglio Nazionale che avrebbe formalizzato le nuove nomine — in cui suggeriva come scrivere le dimissioni. Per la procura federale, messaggi inviati “al fine di far apparire come spontanee le dimissioni in realtà indotte”. Tanto che quando Pizzi non si è adeguato al messaggio, scrivendo che le dimissioni arrivavano “apprese le intenzioni dell presidente”, questi gli chiedeva di correggerle: “Questa formula non va bene in quanto sembrerebbe che io ti abbia fatto una richiesta di dimissioni, circostanza che non corrisponde alla realtà”. Secondo la procura, e la voce dei diretti interessati, era vero il contrario.

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