Donnarumma, dieci anni fa l’esordio col Milan di Mihajlovic: «Avevo sedici anni, non dormii molto la notte prima»
L'intervista al Daily Mail: «La cosa importante è parare, prima di tutto. Un portiere deve farsi sentire e comandare la difesa. Qui al City curiamo ogni dettaglio»

Parigi (Francia) 22/09/2025 - pallone d’Oro 2025 / foto Imago/Image Sport nella foto: Gianluigi Donnarumma ONLY ITALY
Gianluigi Donnarumma, 26 anni, portiere del City e della Nazionale italiana, ha rilasciato una lunga intervista al Daily Mail.
Le parole di Donnarumma
Ecco cosa ha dichiarato al Daily Mail:
«Gli esordi non sono mai facili, soprattutto in un nuovo campionato, e quella era una partita importante. In realtà forse ero un po’ emozionato. Ma credo di aver gestito bene la cosa.»
«Il ruolo del portiere è cambiato molto», spiega. «E ora sono con Guardiola, che può aiutarmi. Ho bisogno di comprendere meglio alcune situazioni importanti per poter aiutare questa squadra a progredire.»
Per coincidenza, sabato segnerà il decimo anniversario del giorno in cui, nel 2015, Donnarumma ha esordito in prima squadra con il Milan contro il Sassuolo:
«Non dormii molto la notte prima di quel giorno», dice Donnarumma. «Sai com’è quando sei giovane: sei incosciente, e questo rende tutto più facile. Ma ero agitato, perché ero molto giovane. Pensavo di poter arrivare lontano, ma non è comunque facile debuttare in un club come il Milan a 16 anni. E adesso? Per me è un sogno che si avvera e sarò sempre grato al mio primo allenatore, Sinisa Mihajlovic, che mi fece giocare. È stato molto importante per me. È stata la chiave di tutto. Ora qui al City voglio ancora di più. È per questo che sono qui.»
Donnarumma riconosce subito di avere certi vantaggi fisici.
«Sono molto alto, e questo aiuta. Ma la cosa importante è parare, prima di tutto. Un portiere deve farsi sentire e comandare la difesa. In questo modo loro possono sentirsi sicuri con me, così come io mi sento sicuro con loro.»
Se la Premier League sta cambiando, tornando a enfatizzare il gioco diretto, le palle inattive e persino le rimesse lunghe, forse anche i portieri devono cambiare.
«Sono molto alto e cerco di coprire il più possibile l’area di rigore», spiega. «L’importante è avere equilibrio e capire quando puoi uscire dalla linea di porta e quando non puoi. È molto importante, perché gli eccessi in un senso o nell’altro non vanno mai bene. Le situazioni devono sempre essere gestite bene. Tuttavia, il mio primo obiettivo sui calci d’angolo è aiutare la squadra, perché ha bisogno della mia presenza in area. Qui al City prepariamo ogni singolo dettaglio in campo. Sapevamo che l’Arsenal è molto forte sui calci d’angolo, molto difficile da affrontare. Quindi la squadra aveva bisogno di me e del mio aiuto.»
Sulla partenza dal Psg
Fortunatamente, la sua partenza da Parigi – dove aveva vinto quattro campionati francesi e la Champions League – fu alla fine meno rancorosa.
Infatti, prima della finale di Champions contro l’Inter, Donnarumma scrisse lettere personali a tutti i suoi compagni di squadra e le lasciò nelle loro camere d’albergo.
«Con quel gruppo avevamo affrontato momenti difficili, e in Champions ci sono stati momenti in cui poteva andare storto, come era successo in passato Ma ne siamo usciti insieme. In quel momento ho sentito di avere il dovere di trasmettere ciò che provavo per loro, per quello che avevamo vissuto insieme per tutta la stagione. Con una lettera volevo esprimere quanto tenessi a loro e magari dare un po’ di motivazione per la partita. Saranno sempre nel mio cuore, tutti i miei compagni che ho avuto lì, e volevo entrare nel loro cuore. Erano e sono ancora i miei fratelli. Sappiamo com’è andata quella partita, e no, non è stato grazie al fatto che ho scritto quelle lettere. Ma vincere quella partita credo sia stato il modo per chiudere un cerchio importante nelle nostre vite e nella nostra stagione.»
Sull’amicizia con Haaland:
«Quando un’amicizia diventa così forte, non si può spiegare, e l’intesa tra noi è stata immediatamente positiva. Direi che ci siamo trovati bene fin da subito. Ci siamo sempre rispettati, anche prima di incontrarci. Ci prendiamo spesso in giro per le partite tra le nostre nazionali. Direi che loro ora sono in una situazione migliore della nostra, sono più sereni. Ma mancano ancora due partite. Sarà difficile affrontarci, perché sarà difficile giocare contro di lui sia come avversario che come amico.»











