Netflix vuole anche la Champions. L’Uefa vuole sfondare i 5 miliardi di euro di ricavi annui (Times)
L’aumento dei ricavi per le grandi squadre rischia di accentuare il divario con le realtà minori

Mg Monaco di Baviera 31/05/2025 - finale Champions League / Paris Saint Germain-Inter / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Luis Enrique
Netflix è pronta a scendere in campo per la Champions League. Dopo anni di sperimentazioni con eventi sportivi e produzioni documentarie, il colosso dello streaming si prepara a presentare un’offerta per i diritti globali di una partita di Champions League a turno. Ciò nell’ambito della profonda riorganizzazione del sistema di trasmissione delle competizioni Uefa per club, prevista a partire dalla stagione 2027-2028. Lo scrive Il Times
La nuova strategia, messa a punto insieme all’Efc (European Football Community, erede della vecchia Eca), mira ad attrarre piattaforme di portata mondiale. Apre il mercato a una dimensione finora inesplorata per la Uefa. L’obiettivo è ambizioso: superare la soglia dei 5 miliardi di euro di ricavi annui, con un incremento stimato di almeno il 10% rispetto agli attuali 4,4 miliardi.
Il nuovo scenario dei diritti di Champions
A differenza del passato, la UEFA consentirà ora alle emittenti di presentare offerte per più mercati contemporaneamente, semplificando la competizione per colossi internazionali come Discovery/TNT Sports, Sky e Amazon. Quest’ultima trasmette già una partita di Champions League a giornata nel Regno Unito, in Germania e in Italia, mentre Apple detiene i diritti globali della Mls e Disney ha manifestato interesse per lo sport live. L’interesse di Netflix rappresenta però un cambio di paradigma. Finora la piattaforma non si era impegnata in modo significativo nei diritti sportivi. Alcuni esperimenti recenti — la partita Nfl del giorno di Natale e l’incontro di boxe tra Mike Tyson e Jake Paul, che ha raggiunto il picco di 65 milioni di streaming — hanno dimostrato la forza della sua infrastruttura e la fame del pubblico per l’evento live. A questi successi si aggiunge l’acquisto dei diritti statunitensi per i Mondiali femminili Fifa 2027 e 2031, segno di una strategia più ampia per posizionarsi come player globale anche nello sport.
Netflix pensa a un format per il digitale
L’Uefa, con l’agenzia americana Relevent incaricata della vendita, prenderà in considerazione offerte di durata compresa tra tre e sei anni. È lo stesso modello già utilizzato per l’accordo da 1,5 miliardi di dollari con Cbs negli Stati Uniti (2024-2030). Secondo il presidente Aleksander Ceferin, il nuovo format della Champions League, introdotto la scorsa stagione, ha già prodotto un aumento dei ricavi del 25% e ha ampliato il pubblico globale. “Stiamo costruendo qualcosa di unico e ambizioso — ha detto — per rendere il calcio più coinvolgente, innovativo e accessibile, sfruttando al massimo le piattaforme digitali e avvicinando il gioco a nuove generazioni di tifosi”.
I rischi e le prospettive
Il principale interrogativo resta l’impatto economico sui club non coinvolti nella Champions League. L’aumento dei ricavi per le grandi squadre rischia di accentuare il divario con le realtà minori. L’Uefa assicura che i fondi di solidarietà e i contributi destinati alle società di Europa League e Conference League cresceranno proporzionalmente. Nel frattempo, la competizione per accaparrarsi il “gioiello” del calcio europeo si preannuncia serrata. Se Netflix dovesse davvero entrare nella partita, sarebbe una rivoluzione. La Champions League non solo come evento sportivo, ma come prodotto globale di intrattenimento. Capace di fondere la logica dello streaming con quella dell’agonismo.