Chivu resta composto a ogni gol, sa anche stare nella sua area tecnica, che differenza con Inzaghi (Repubblica)

È molto più pacato rispetto al suo predecessore nell’esprimere gioia e dolore. Anche il compito del quarto uomo è diventato più semplice

Chivu

Db Milano 25/08/2025 - campionato di calcio Serie A / Inter-Torino / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Cristian Chivu

Chivu resta composto a ogni gol, sa anche di stare nella sua area tecnica, che differenza con Inzaghi (Repubblica)

Dopo il 5-0 dell’Inter al Torino, Repubblica si sofferma anche su un dettaglio che sembra irrilevante ma evidentemente così non è. Il quotidiano fa notare la compostezza di Chivu a ogni gol dei nerazzurri e la contrappone ai comportamenti che invece teneva il suo predecessore Inzaghi, anche per quel che riguarda la capacità di stare nell’area tecnica.

Scrive Repubblica con Franco Vanni

Ogni volta che la palla è finita in rete, è saltata all’occhio l’esultanza composta di Cristian in panchina, molto più pacato rispetto al suo predecessore nell’esprimere gioia e dolore. E capace di stare nella propria area tecnica, a tutto vantaggio del quarto uomo, il cui compito oggi è molto più semplice di quanto non lo fosse fino a tre mesi fa. La flemma di Chivu si è bene intonata al clima di San Siro, pieno — anche in curva — e solo a tratti silenzioso, nonostante lo sciopero del tifo indetto dai vertici della tifoseria organizzata nerazzurra, in protesta contro le restrizioni introdotte sulla scia dell’inchiesta “doppia curva” della procura di Milano. I capi ultrà avevano chiesto a chi occupa il secondo anello verde di non entrare allo stadio, invece il settore è stato riempito quasi del tutto, senza tamburi né bandiere ma pronto a esultare. E alla fine è stata festa.

Chivu: «Chi ha vinto il campionato parte già da favorito, considerando anche quanto ha speso il Napoli»

Cristian Chivu, tecnico dell’Inter, ha parlato in conferenza stampa alla vigilia del match contro il Torino.

Quanto è soddisfatto del lavoro nel pre campionato?

«Abbiamo lavorato bene, con una preparazione breve ed intensa. I giocatori si sono messi a disposizione e hanno lavorato sodo. Siamo un cantiere aperto e vogliamo sempre migliorare sia individualmente che a livello collettivo.»

Come valuta il mercato?

«Il mercato è sempre stato mirato e avevamo qualche nome ma alcune società con diritto hanno scelto di non vendere. Come succede a noi. Siamo stati coerenti con la linea societaria scegliendo giocatori giovani e importanti e pronti per giocare nell’Inter.»

L’Inter parte nettamente favorita?

«Io do ragione ad Allegri quando dice che il vincitore del campionato parte favorito. Anche a giudicare da quello che hanno speso sul mercato.»

Cosa speri di poter trasmettere dell’Inter del Triplete?

«Un po’ il carattere e lo spirito, facendo capire i momenti della stagione gestendo tutto. Sia i momenti belli che meno belli. Parlando dell’Inter del 2010 per esempio c’è stata Kiev in cui eravamo quasi eliminati. Bisogna gestire i momenti della stagione e arrivare in fondo cercando di capire a che punto sei.»

Cosa pensa del mercato aperto mentre si gioca?

«Quello che pensiamo noi allenatori conta poco perché sono regole dell’Uefa e della Fifa. Tutti vogliamo essere sereni e avere le cose a posto, ma bisogna anche gestire questi momenti con i pensieri dei calciatori. Non possiamo decidere noi. Sarebbe meglio iniziare la stagione avendo chiaro il futuro della rosa ma fa parte del gioco anche questo».

Qual è l’aspetto più delicato di questo inizio di stagione?

«Abbiamo lavorato bene e quando tu sei onesto con il lavoro che hai fatto sotto tutti i punti di vista, non devi temere niente. Si cerca sempre di dare il meglio per raggiungere gli obiettivi. La mentalità è importante e quando hai un obiettivo da raggiungere e ne sei consapevole direi che la prima partita è sempre quella più importante.»

Si aspetta altri colpi sul mercato?

«Con la società abbiamo una linea coerente e sono contento di quello che ho. Abbiamo una linea che stiamo seguendo con ragazzi giovani che fanno crescere il valore della rosa. Sappiamo che con i giovani serve pazienza ma in questo contesto inserire un giovane è più facile. C’è anche il lavoro della società per farli crescere».

Si sente un allenatore di scuola italiana calcisticamente?

«Sono arrivato in Italia nel 2003 e sono maturato in Italia senza dimenticare comunque il passato all’Ajax con tutte le sue metodologie. Non voglio denigrare nessuna cultura, ci sono mille sfumature di calcio e bisogna percepirle. Anche all’estero apprezzano quello che facciamo noi ma non esiste una regola. Ci sono idee e principi e anche la sensibilità dell’allenatore. Il calcio è un’arte, ci vuole un po’ di tutto. Qui forse siamo un po’ schiavi dei risultati. Stavo pensando al Psg che l’hanno scorso ha giocato i playoff di Champions. Non esiste la regola ma esiste il tempo. Purtroppo o per fortuna nell’Inter il tempo non esiste e bisogna partire forte già domani.»

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