Ceccon “solo” argento: «Le interviste post-gara le eliminerei, è molto difficile pretendere qualcosa di intelligente»
Nei 100 dorso nuota sotto i 52 secondi ma perde. A Sky: «Brucia perdere così. Sono partito un po' piano (ultimo ai 50 metri) ma questo era il piano»

Italy's Thomas Ceccon reacts after a semifinal of the men's 100m backstroke swimming event during the Paris 2024 Olympic Games at the Paris La Defense Arena in Nanterre, west of Paris, on July 28, 2024. (Photo by Jonathan NACKSTRAND / AFP)
Ceccon “solo” argento: «Le interviste post-gara le eliminerei, molto difficile pretendere qualcosa di intelligente»
Thomas Ceccon è un personaggio, c’è poco da dire. Personaggio quando vince e quando perde. Perché lui arrivare secondo ai Mondiali nei 100 dorso è una sconfitta, c’è poco da dire. La vittoria era il suo obiettivo dichiarato. Lui oro olimpico nella specialità. È partito piano, ha girato ultimo ai 50 metri, ha cominciato la rimonta. Li ha ripresi tutti, ma gli è rimasto davanti per sei centesimi il sudafricano Pieter Coetze.
È chiaramente una delusione pur essendo un grande risultato.
Tant’è vero che ai microfoni di Sky Sport non riesce a nascondere il disappunto. Quasi sembra voler piangere, poi dichiara:
«Brucia perdere così. Guarda io le interviste post gara le eliminerei proprio, non le amo. È molto difficile pretendere qualcosa di intelligente. Partito piano? Sì, sono partito un po’ piano, volevo provare a giocarla sul ritorno e l’ho fatto. Non mi aspettavo né lui (il sudafricano Coetze che lo ha battuto) né il francese. I russi sono tornati ora a gareggiare, non possiamo pretendere da loro chissà che tempo. Ero venuto qui per vincere, va bene comunque. Prendiamolo con le pinze perché ho nuotato sotto i 52 secondi. Si può fare qualcosa in più in vista della staffetta».
Ceccon: «I 50 rana dai, ma che gara è? Pure i miei 50 delfino. Le gare sui 50 metri non valgono come le altre» (due giorni fa)
Thomas Ceccon è tornato. È uno degli alfieri della Nazionale di nuoto impegnata ai Mondiali di Singapore. Rilascia un’intervista a La Stampa, a firma Giulia Zonca, ovviamente parla dell’Australia dove si è trasferito per mesi (ma dice che vivrà in Italia) e del senso di appartenenza, di comunità. Ma parla anche delle gare, lui non riesce a considerare le gare sui cinquanta metri al livello delle altre.
Qualsiasi suo collega preferisce l’oro al record. Lei no.
«Essere l’unico essere umano che è riuscito in quell’impresa è esaltante. Ogni stagione vincono in tanti, il primato ti rende speciale».
Qui programma intensivo. Anche questo lontano dalle caratteristiche italiane.
«I 100 delfino li ho messi come jolly, l’idea è di lasciarli perdere e usarli solo se va male qualche cos’altro. Come recupero. Quindi 50, 100 e 200 dorso oltre ai 50 delfino, più staffette. E come al solito la scansione non aiuta: la finale dei 50 delfino è a neanche mezz’ora dalla semifinale dei 100 dorso. Sono già andato in apnea due anni fa e ho vinto, non so riesco a ripetermi. Ho chiesto almeno di invertire le prove, avere prima la finale e nessuno mi ha ascoltato. Eppure, per altri è stato fatto e si continua a fare».
I 50 metri sono diventati olimpici in ogni specialità. Lei non sembra gradire.
Ceccon: «Non sono pronto a considerarli allo stesso livello delle altre distanze, è un altro nuoto. McEvoy, specialista australiano, fa cinque allenamenti a settimana e tre sedute in palestra. Da noi direbbero che non ti alleni, verresti massacrato».
Ci pensi: vince un oro olimpico in un qualsiasi 50. Che fa? Non lo calcola?
«Non lo calcolo allo stesso modo dell’oro che ho, no, sono fatto così. Sei medaglie in più, sono una inflazione. I 50 rana dai, ma che gara è? ».
Lo dica a Martinenghi.
Ceccon: «Vale pure per i 50 delfino che nuoto io».
I fascinosi 100 stile libero sono stati abbandonati?
«Serve un allenamento specifico. Ci sono per la staffetta. In giro toccano a due secondi meno di me e se devo fare una gara per arrivare al massimo terzo lascio perdere».
Il bronzo lo si butta?
«No mai, ma significherebbe togliere risorse a gare che posso vincere».