San Gennaro è anche a Lucca, il gruppo Forza Napoli Toscana in pellegrinaggio per lo scudetto

A Capannori l'unica chiesa al mondo, al di fuori della provincia di Napoli, ad essere intestata a Faccia gialla. C'è anche una reliquia, una porzione di ulna del braccio del Santo, donata dal Cardinale Ursi

San Gennaro è anche a Lucca, il gruppo Forza Napoli Toscana in pellegrinaggio per lo scudetto

Il mantra
“Nun succere, ma si succere…”. Decine di volte, durante il campionato, gli amici del gruppo toscano “Forza Napoli” hanno pronunciato (o anche solo pensato) quella frase. E come loro i milioni e milioni di tifosi azzurri in giro per il mondo. Si è materializzato così un anelito collettivo.

Un anelito che gli amici di Firenze, Prato, Pistoia, Siena, hanno fin da subito indirizzato in questa piccolissima frazione di Capannori, un comune interno della provincia di Lucca. Un borgo medievale, ricchissimo di arte e di storia, ma soprattutto intriso di Napoli e dei Napoletani. Anzi, del più nobile figlio di Partenope: San Gennaro. Lo stesso a cui, da circa 17 secoli, si rivolge, con lo stesso affetto di un familiare, il suo popolo.

San Gennaro: a Napoli? No, a Lucca!

Intanto, che ci fa San Gennaro, una chiesa a lui dedicata, addirittura un borgo assai bellamente vissuto, fuori della provincia di Napoli? Le ricostruzioni storiche ipotizzano una migrazione di quindici napoletani in Toscana, in fuga dalla loro terra dopo una delle più imponenti eruzioni del Vesuvio, nel 512 dopo Cristo: dopo essere passati da Lucca, presero su per le alte colline della Lunigiana, e si stanziarono su questa collina. Si fermarono e iniziarono a realizzare capanne, piccoli manufatti e case, aiutati dal Vescovo di Lucca, Frediano.

San Gennaro

Quindi tutto inizia da qua. Dal Vesuvio irruento, dalla ricerca di pace. Però il ricordo della terra madre rimane lì, a farsi sentire. Nessuno dimentica il luogo dove nasce, nessuno dimentica la terra che si deve abbandonare, seppur a malincuore.
Sarà per questo – si ipotizza – che proprio a Capannori, non solo si trova la Pieve di San Gennaro, chiaro omaggio al Santo Martire, vescovo di Benevento e martire a Napoli, ma anche la frazione di “Gragnano” e addirittura la località “Pompei”.
Due paesi in 3 km riportano dunque alla Campania felix.
Ad una manciata di chilometri, tra l’altro, da un altro “mostro sacro” della nostra identità culturale: il borgo di Collodi, col suo indomabile Pinocchio.

Ma queste non sono le uniche curiosità appese ad un punto interrogativo legate alla Pieve di San Gennaro e ai suoi dintorni. Perché questa chiesa, appoggiata su un colle circondato da oliveti, ha custodito anche un altro possibile grande tesoro. Si tratta di una statua in terracotta dipinta, che il professor Carlo Pedretti, il massimo esperto al mondo in materia, ha attribuito a Leonardo da Vinci.

La statua, grazie all’intervento di un magnate sensibile, è stata restaurata nel 2019 dall’Opificio delle Pietre Dure da dove poi è rientrata, dopo alcune peripezie, nella sua casa originaria, la Pieve di San Gennaro.

Ma le sorprese non finiscono qui: la piccola pieve, bellissima alla visita, cela forse un tesoro – se possibile – ancor più sorprendente: una reliquia, una porzione di ulna del braccio del Santo, donatale negli anni Ottanta, dall’allora arcivescovo di Napoli, il compianto Corrado Ursi.

Il “Ciuccio”? No, il “Miccio” di San Gennaro
Partiti dalle località toscane più disparate, gli amici del gruppo toscano “Forza Napoli” sono giunti al borgo, facendo devozionalmente l’ultimo tratto a piedi, dove, guidati da un appassionato storico dell’arte, Francesco Lucchesi, hanno visitato il borgo e la chiesa, uno scrigno di tesori e di simboli fuori dal comune: statue, capitelli, sculture, marmi, dipinti, pulpiti intarsiati. E tra queste meraviglie, alcune che “gridano dalla curva”: un capitello raffigurante asinelli stilizzati. Quelli che qui chiamano “micci”. E, spiega la guida, erano famosi quelli di questa zona, al punto che era uso all’epoca ritenere al top “i micci di San Gennaro” (in pratica “i ciucci di San Gennaro”).

San Gennaro

E poi, dopo la mirabilia dell’angelo leonardiano, della Madonna “partoriente”, lui: “faccia gialla”…
Pensate, l’unica chiesa al mondo, al di fuori della provincia di Napoli, ad essere intestata al nostro. Impossibile resistere alla tentazione di affidare a lui le sorti di un percorso che, quasi insperatamente, ha portato, AG4IN, il Napoli e Napoli sulla vetta più alta del calcio nazionale (e non solo).
All’uscita, gli amici hanno lasciato traccia della loro visita di ringraziamento, memori che quello che poteva succedere, “è succieso!”, lasciando uno scritto e le loro firme.

Il convivio
Non poteva terminare meglio, questa giornata storica per il gruppo di tifosi partenopei (e parte no…), del pranzo in un agriturismo poco fuori le mura del borgo, dove gli amici si son lasciati con qualche promessa e un po’ di auspici: l’impegno, a rinnovare la visita il prossimo 19 settembre, confidando nell’eco del prodigio “ematico” nel più importante Duomo di Napoli. L’auspicio, a nuovi e ulteriori successi dei nostri azzurri. Europa? Scudetto? E lì s’è insinuato il pensiero: “Nun succere, nun succere; ma si succere…”

Per un gemellaggio tosco-napoletano
Il presidente del gruppo, Gennaro Giliberti, esprime a nome del gruppo il desiderio di avviare una collaborazione con la Società Calcio Napoli, in cui magari possa trovar posto l’organizzazione di un evento, in Toscana e – meglio ancora – a San Gennaro di Lucca, per promuovere la conoscenza tra i tifosi napoletani (e di tutt’Italia), di questa bellissima storia, magicamente associata ad una struggente località, tra le colline nel cuore della Toscana, che parla napoletano, anche se con la “c” muta…

Ma non solo: il presidente De Laurentiis e i dirigenti potrebbero sostenere un’iniziativa di conservazione artistico-architettonica della Pieve di San Gennaro, a testimoniare (se mai ve ne fosse bisogno) dell’altissimo valore culturale e affettivo che gli eredi di D10S son capaci di trasmettere. Se nel 512 furono 15 impavidi partenopei, assistiti dal loro santo, a realizzare un sogno, magari dopo oltre 1500 anni, una decina di appassionati del Napoli e di Napoli possono riuscire a dare corpo a ‘nu suonno.

San Gennaro

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