Conte e la solitudine dell’allenatore: «Sono rassegnato a essere solo» (Corsera)

Domani l'intervista su 7 il magazine del Corsera. Parla di tutto, anche del suo libro che ambisce a essere una lezione di leadership

Mario Rui Conte

Mg Parma 18/05/2025 - campionato di calcio serie A / Parma-Napoli / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Antonio Conte

Conte e la solitudine dell’allenatore: «Sono rassegnato a essere solo» (Corsera)

Il Corriere della Sera fornisce l’anticipazione dell’intervista ad Antonio Conte su 7 il magazine del quotidiano. L’intervista uscirà domani.

Ecco cosa scrive il Corsera con Monica Scozzafava:

L’allenatore dei cinque scudetti, fresco del tricolore con il Napoli, si è concesso in una intervista esclusiva per la copertina di 7, il settimanale del Corriere, domani in edicola e in edizione digitale.

È stato in giro per il mondo senza farsi travolgere dall’inevitabile sconforto della solitudine. «Ma sono rassegnato ad esser solo — ammette — un allenatore deve esserlo, ha un suo staff, si confronta, ascolta ma alla fine ogni decisione viene presa da me, nel bene e nel male».

Il concetto di «fatica» ricorre molto spesso nell’intervista (e nel libro): è l’unica strada che Conte conosce per tagliare i traguardi e gioire poi dei successi, anche quando sono inaspettati come è accaduto nell’ultima stagione al Napoli.

Il suo libro ambisce ad essere una lezione di leadership, un esempio da fornire anche ad imprese diverse da quelle calcistiche. Il ruolo del capo, la rigidità necessaria del leader che deve usare maniere forti quando si accorge che anche queste possono rappresentare un’ulteriore motivazione. 

Conte: «Se sono andato ad allenare alla Juventus, è grazie a Silvio Baldini» (Sky Sport)

Antonio Conte a Federico Buffa Talks (su Sky Sport) racconta com’è nata la sua avventura da allenatore della Juventus. E dichiara che gran parte del merito fu di Silvio Baldini (oggi allenatore del Pescara). Fu lui a suggerirgli di contattare Andrea Agnelli.

Questo il racconto che lui fa a Federico Ferri e Federico Buffa.

«Juventus. Allenavo il Siena. Raggiungiamo l’obiettivo promozione. Stavo rientrando dal centro sportivo, e mi arriva la telefonata di Silvio Baldini che ora è al Pescara. Lui con Lele Adani erano venuti due settimane prima a vedere un mio allenamento. Non è che avessimo tutto questo rapporto però si era creata empatia. Mi dice: “ma tu vuoi ad allenare la Juventus?. Allora devi fare come Guardiola, devi andare da Agnelli, devi parlare con Andrea Agnelli e gli devi dire che vuoi diventare allenatore della Juventus”. Non ci conoscevamo neanche tanto, chiudo la telefonata e il primo pensiero è: questo è matto, in senso buono.

Però mi aveva lasciato quel qualcosa in testa, comincio a pensare: come faccio a raggiungere Andrea Agnelli? Lui e John Elkann erano due ragazzi appassionati di calcio, venivano nello spogliatoio quando giocavo. La persona che mi viene in mente è il dottor Giraudo. Lo chiamo. Gli dico che avrei piacere di parlare con Andrea Agnelli, al di là di tutto mi piacerebbe salutarlo. Lui mi risponde:  “guarda, hanno deciso di confermare l’allenatore”. Io dico che mi fa piacere comunque salutarlo. “Non ti assicuro niente” mi risponde.

Un giorno ero a cena con mia moglie, vedo una telefonata del dottor Giraudo, esco dal ristorante, “ciao Antonio come stai” era Andrea Agnelli. “Sai mi farebbe veramente piacere conoscerti, è da tanto tempo che non ci vediamo”. Io dico che la prima volta che sono a Torino, ci vediamo.

Cinque ore a casa di Andrea Agnelli

Dopo la partita col Novara, vado a casa sua. Ci salutiamo, inizia a chiedermi del Siena, della stagione, mi dice: “volete comprare qualche giocatore da noi?” Io rispondo: sinceramente non siamo a questi livelli. Da questa frase capisco che non sono nell’idea di Andrea Agnelli. Parliamo cinque ore. Scende anche sua moglie. Lui sale, poi sono venuto a sapere che la moglie gli aveva chiesto: “chi è?’ e lui le aveva risposto: “sarà il futuro allenatore della Juve”. (Conte quasi si commuove). Parliamo cinque ore, entro che non sono allenatore della Juve, esco che lui dice: “il prossimo step è che ti devo far parlare con Marotta”. Avevo toccato gli argomenti giusti ma perché lo pensavo.

Quindi se io sono alla Juventus è per Silvio Baldini, senza la sua telefonata non mi sarei mai e poi mai…, né tantomeno la Juventus stava pensando a un allenatore esordiente che aveva sì fatto bene. Ma ero esordiente, un giovane. Succedono cose nella vita che possono cambiare il destino. Quella telefonata mi ha cambiato il destino. Poi alla Juventus vinciamo subito. Nasce la storia che per nove anni consecutivi domina in serie A».

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