Damascelli e i 146 minuti di Siviglia-Roma: un calcio illogico, il cronometro al posto del cervello 

Su Il Giornale. La partita è iniziata a maggio e finita a giugno. Un calcio illogico violentato dai burocrati del regolamento

Mancini rigori damascelli

Mg Budapest (Ungheria) 31/05/2023 - finale Europa League / Siviglia-Roma / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Gianluca Mancini

Su Il Giornale, Tony Damascelli scrive di Siviglia-Roma, la finale di Europa League durata 146 minuti, iniziata mercoledì 31 maggio e finita giovedì 1 giugno. Un folle extra time che ha mandato in scena un calcio illogico, ormai violentato dai burocrati del regolamento.

Damascelli scrive:

“Centoquarantasei minuti è durata Siviglia-Roma, incominciata di mercoledì e conclusa di giovedì, da maggio a giugno, un record imbattibile sempre che la Fifa non voglia ancora di più cambiare gli orari del gioco, senza alcuna tutela della salute dei calciatori”.

L’arbitro, Anthony Taylor, non ha fatto che applicare il regolamento, ribadendo la prassi già vista in Qatar, al Mondiale: il cronometro al posto del cervello.

“il cronometro al posto del cervello, un modo ottuso di leggere questo sport di tensioni, emozioni, sofferenze, già strozzate dal var, un football interruptus che tanto piace a chi lo governa senza conoscere appieno lo stato vero dell’essere, dunque il gioco”.

A Budapest la partita è finita ai rigori, la logica è stata violentata dai burocrati ligi al regolamento.

Damascelli scrive:

“Mercoledì sera si è andati oltre, la logica è stata violentata dai burocrati del regolamento, i prolungamenti, che
per l’appunto gli inglesi chiamano extra time fuori dal tempo, hanno alimentato le emozioni, drogato le prestazioni, arrivando all’assurdo teatrale della ripetizione del rigore decisivo, sale sulla ferita aperta dei romanisti e zucchero per la bocca beffarda del popolo andaluso”.

Ormai sono gli arbitri a comandare. Portano il pallone, il fischietto, le bandierine e comandano, con le loro decisioni, ammonizioni ed espulsioni. Come nemmeno i giudici di Norimberga hanno osato.

“il pallone lo portano loro, il fischietto e le bandierine anche, dunque comandano, decidono, ammoniscono, espellono, con quell’espressione che nemmeno i giudici di Norimberga osavano”. 

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