I meriti dell'allenatore si vedono dal lavoro fatto su Lobotka, Mario Rui e Juan Jesus, senza dimenticare i miglioramenti di Rrahmani e Osimhen
Diamo a Spalletti quel che è di Spalletti
Tredici vittorie consecutive (8 delle quali in Serie A), 50 gol segnati con 16 marcatori diversi in 17 partite senza sconfitte: tutti i tifosi napoletani conoscono con orgoglio i numeri della loro squadra. Contro il Sassuolo restano negli occhi la bellezza dei gol della prima tripletta di Osimhen – nelle 72 partite in maglia azzurra ha segnato una rete ogni 136 minuti, numeri che si spera non lascino spazio a ulteriori scetticismi – e delle giocate ammalianti di Kvaratskhelia.
In questo Napoli così entusiasmante sono però anche tanti i meriti di Spalletti: si è già detto della sua bravura nell’inserire giocatori senza conoscenza della lingua inesperti nel grande calcio come Kim e Kvara – sino a renderli immediatamente capaci di fare la differenza – e di come abbia creato un gruppo unito e entusiasta nel seguire i suoi dettami. Tuttavia, la mano di un tecnico la si vede anche nella capacità di valorizzare elementi già in rosa ma precedentemente ai margini, o presi come svincolati, sino a renderli importanti.Nelle vittorie contro Rangers e Sassuolo tre elementi, due dei quali peraltro over 30, sono stati protagonisti e simboleggiano la bontà del suo lavoro. Il primo è Lobotka, passato da 891 minuti complessivi in un campionato e mezzo all’essere un brillante e insostituibile regista; il secondo è Mario Rui: da riserva di Hysaj nella seconda parte dell’ultimo campionato con Gattuso (nella quale ha giocato solo 4 gare su 15 da titolare) è diventato uno dei terzini più brillanti del campionato (già 11 assist nei 44 match di Serie A in cui è stato allenato da Spalletti). Il terzo è Juan Jesus: considerato finito (290 minuti totali in campionato nelle ultime due stagioni alla Roma) quando è stato comprato, ora è una riserva sempre pronta a far sentire pochissimo l’assenza dei titolari.
Si potrebbero analogamente citare giocatori decisamente migliorati come Rrahmani e Osimhen (passato da una media di un gol ogni 187 minuti nella precedente gestione a uno ogni 117 con Spalletti) e lo stesso Zielinski vanta con l’attuale tecnico la migliore media gol/partite mai avuta con qualsiasi altro allenatore incontrato. I numeri sono peggiori solo per Politano e Lozano, ma ai due viene chiesto un lavoro supplementare in fase difensiva, l’anno scorso la migliore e anche quest’anno punto di forza.
Spalletti, uomo spigoloso ma perbene, continui a lavorare con l’entusiasmo e la serenità che lo hanno aiutato a plasmare questo Napoli.
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