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Osimhen e quei passi indietro sull’assist di Kvara: l’intelligenza calcistica

La freddezza sotto porta del nigeriano è una delle importanti novità della stagione. Una squadra che al momento vince sbrigando formalità

Osimhen e quei passi indietro sull’assist di Kvara: l’intelligenza calcistica
As Napoli 29/10/2022 - campionato di calcio serie A / Napoli-Sassuolo / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: Victor Osimhen

Il nuovo Osimhen

Sbrigare la pratica è quell’espressione che si usa per descrivere una situazione in cui chi ne è incaricato esegue in modo compiuto, senza particolari sforzi e senza imprevisti (o anche risolvendoli con facilità), il compito che gli è stato affidato.

Con una agevolezza tale, oltre che con una professionalità tale, da considerare lo stesso compito una semplice formalità.

Questo viene in mente dopo aver guardato la partita di oggi, e non è cosa da poco.

Passare dalla condizione soggettiva in cui pensi che partite come questa possono nascondere trappole ed inciampi, a quella in cui non appena iniziata la partita hai già la sensazione di poterti proiettare alla prossima per quanto percepisci l’inscalfibile forza (solo del momento?) della squadra per cui tifi, ecco … vuol dire trovarsi di fronte ad un “passaggio di livello” che può davvero nascondere il definitivo salto di qualità che manca(va) per poter vincere titoli.

La partita ha mostrato le solite strepitose giocate individuali e collettive, oltre che le abituali trame su cui anche da ultimo ci eravamo soffermati. Kvaratskhelia,

I terzini che entrano nel campo a fare densità di costruzione (oltre che ad eseguire sempre più spesso l’ultimo passaggio), Kvaratskhelia che taglia l’area (anzi: la trequarti avversaria) come già avevamo descritto in talune partite precedenti per ricevere l’imbucata improvvisa e non letta dalla difesa invece schierata per marcarlo sulla sua solita fascia, oppure, ancora, lanci in profondità (finalmente anche questa soluzione) per premiare il movimento dell’esterno basso (mentre quello alto entra nel campo per lasciargli quella zona da aggredire).

Da questo specifico movimento nasce, infatti, il primo gol.

Kim porta palla sulla tre quarti difensiva del Napoli, e mentre Lozano si accentra per creare densità in quella zona del campo e lascare la fascia per la sovrapposizione esterna di Di Lorenzo, quest’ultimo scatta in profondità e con una corsa di 40 metri chiama la palla sopra la linea difensiva del Sassuolo.

Kim (udite, udite: proprio Kim, che sta così dimostrandosi il più forte di tutti anche per l’ “educazione del piede” con cui costruisce l’azione) ne vede l’intenzione e con un lancio strepitoso di 50 metri effettuato in modo da passare sopra la linea difensiva avversaria lo “pesca” alla perfezione.

Al primo rimbalzo del pallone per terra, Di Lorenzo, per evitare che l’esterno basso del Sassuolo lo anticipi nella giocata, è costretto a crossare immediatamente, ma riesce comunque a recapitare un pallone morbido sulla corsa di Kvaratskhelia.

Il quale, come al solito, non sbaglia nulla.

Intuisce il movimento di Di Lorenzo e partendo dal limite dell’area insieme ad Osimhen, taglia la stessa incrociandosi con il compagno e scombussulando così i marcatori avversari, che perdono i rispettivi riferimenti: il nigeriano parte nella corsa da destra e taglia l’area per andare ad aggredire il palo lontano (alla sua sinistra),  mentre il georgiano fa la cosa inversa e corre ad aggredire il primo palo (alla sua destra).

Gli arriva il pallone, ma lui sta già anticipandolo saltando per prenderlo di testa in terzo tempo, ha già guardato il movimento contrario del compagno e, mentre salta, con una torsione del corpo e della testa colpisce il pallone accarezzandolo e indirizzandolo verso il compagno corso nel frattempo su palo lontano.

Osimhen mentre sta per ricevere l’appoggio di testa del compagno, salta per stoppare il pallone (nel frattempo rimbalzato molto alto) con il piede sinistro, lo controlla in questo modo e riesce sempre con il sinistro ad anticipare l’uscita del portiere calciandolo in rete.

Un gol bellissimo, in cui c’è tutto:

  1. C’è lo schema di squadra, quello a cui sopra si è fatto cenno (e di cui si è discusso nelle nostre precedenti analisi), che consente a Di Lorenzo di ricevere la palla proprio lì, sulla corsa ed in quella zona del campo aggredita con il precedente scatto;
  2. C’è la “giocata di principio” (non quale effetto di schema tipico, ma quale approccio ad una determinata fase di gioco), per cui i due attaccanti del Napoli, proprio per evitare di dare punti di riferimenti e liberarsi da eventuali marcature, aggrediscono i due pali (meglio: le due possibili zone di ricezione del cross del compagno) dopo aver tagliato l’area incrociandosi e scambiandosi posizioni di partenza con quelle di arrivo;
  3. Ci sono le due giocate individuali sontuose, quella del campione georgiano che in terzo tempo appoggia di testa la palla sul palo lungo al compagno, e quella di Osimhen che addomestica un pallone difficile e fredda il portiere con una lucidità da centravanti di altro livello.

Nel secondo gol s rivedono altre due giocate tipiche.

Di Lorenzo, entrato dentro il campo per dare appoggio alla manovra (mentre Lozano esegue il movimento contrario di “uscirne” e stare sulla linea laterale per cercare di allargare le linee di pressione avversaria) mentre porta il pallone legge il movimento di Kvaratskhelia, il quale, come già avemmo modo di sottolineare, questa volta ha attraversato tutta la tre quarti avversaria per andare a ricevere il pallone sulla corsa e nel corridoio opposto a quello solito (la zona di destra, per chi attacca, dell’area di rigore avversaria).

Di Lorenzo lo “vede” e lo imbuca con il solito pallone forte tra le linee.

Il campione georgiano lo controlla, punta l’avversario che è “scivolato” per andare a contrastarlo, porta il pallone fino al momento in cui esegue una finta con cui fa credere al difensore che sta per effettuare il passaggio.

Una finta eccezionale, fatta in corsa, mandando fuori tempo il suo marcatore, perché sembra quasi frenare la corsa (appunto per effettuare il passaggio) ma invece la riprende istantaneamente per effettuare l’ultimo tocco (a difensore su cui ha ormai guadagnato quel metro utile alla giocata) e poi passare il pallone forte, teso e rasoterra (all’indietro) ad Osimhen.

Che nel frattempo è andato ad aggredire il primo palo, quello più vicino al campione georgiano che sta portando la palla e sta proprio chiamandogli quel movimento.

Osimhen, però, è un po’ in anticipo rispetto alla ricezione del pallone.

Con straordinaria intelligenza se ne accorge, e con straordinaria di esecuzione fa un paio di passi indietro così da essere correttamente posizionato per calciare a rete (praticamente di sponda) sotto misura appena la palla gli arriva addosso.

Nel terzo gol, ancora una volta l’esterno basso del Napoli (in questo caso Mario Rui) è dentro il campo (praticamente nel cerchio di centro campo), piuttosto che largo sulla fascia, per partecipare alla fase di costruzione, ed in particolare al “giro palla” che il Napoli sta eseguendo per trovare lo spazio per la relativa imbucata.

Lo spazio lo trova, al solito, Kvaratskhelia, che con il più classico dei movimenti a “mezza luna” aggira l’esterno basso del Sassuolo (che copre la zona di sua competenza) e chiama la palla nello spazio a Mario Rui, in quella fase portatore del  pallone.

Mario Rui “vede” il movimento, che in realtà appare già preparato in allenamento, ed imbuca il campione georgiano recapitandogli il pallone sulla corsa, facendolo passare sopra la linea difensiva del Sassuolo e facendolo arrivare al compagno proprio nella zona in cui gli chiama la ricezione.

A questo punto, Kvaratskhelia compie l’ennesima giocata da fenomeno della partita.

Il pallone sta scendendo rispetto alla traiettoria iniziale, lui fa un leggero saltello per anticipare il tempo dello stop (e quindi avere più tempo per l’esecuzione del tiro poiché l’avversario gli è alle costole), lo pizzica e lo smorza con la punta del piede destro ed al primo rimbalzo utile dopo lo stop di controbalzo (sempre con i piede destro) lo indirizza forte sul primo palo dritto per dritto.

Una giocata strepitosa, per quanto riguarda chi scrive, quasi scaccia incubi.

Ero abituato ai tentativi di tiro a giro.

Ora si segna anche cercando di spaccare la rete.

Il quarto gol, sempre di Osimhen, è bellissimo (per come copre la distanza tra lui ed il portiere dopo essersi appropriato del pallone dopo un appoggio errato del difensore avversario e per come scavalca Consigli ad un morbido scavetto), ma merita di essere secondo me raccontato per quella che sempre ad avviso di chi scrive sembra essere l’ennesima novità di quest’anno.

Mi riferisco alla grande freddezza e lucidità a cui il centravanti del Napoli sta abituandoci in zona gol.

Osimhen non solo corre ed apre spazi ai compagni per tutta la partita con un’intensità che mai va a scemare.

Non solo sta imparando a muoversi in un fazzoletto e spalle alla porta per giocare da sponda con la squadra che risale o con il compagno che lo usa per triangolazioni che servono per guadagnare metri di campo in fase di possesso.

Adesso, nonostante questi continui sforzi fisici a cui si sottopone per la squadra, arriva comunque a tu per tu con il portiere eseguendo movimenti da centravanti di caratura internazionale ed appunto conservando, sotto porta, una freddezza che gli consente anche giocate di notevole fattura tecnica.

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