Da Lobotka a Meret, da Anguissa a Politano. Nessuno ha mai giocato così bene. L’unica incognita è se reggerà l’impegno Champions fino alla fine

Il Napoli può davvero puntare allo scudetto? Se lo chiede la Gazzetta
Il Napoli di Spalletti non si nasconde, non fa l’ipocrita, ma usa un giusto equilibrio mediatico: ha il gioco più spettacolare d’Europa (se si esclude il City, più Bayern e Psg ma a corrente alternata), segna ormai tre gol a partita, non sente la differenza tra casa e trasferta.
Sta succedendo qualcosa di incredibile perché in questo momento non c’è giocatore che non sia al massimo del suo rendimento, da Lobotka a Meret, da Anguissa a Politano. Nessuno ha mai giocato così bene. Il Napoli non s’è neanche accorto che il suo teorico fuoriclasse, Osimhen, è fuori da tempo: chiunque entra sa esattamente cosa fare, il famoso concetto dello “spartito” sacchiano. Anche il terzo centravanti, Simeone, è il terzo titolare “alla pari”. Unico dubbio: la continuità. Può reggere su questi ritmi, considerando che sarà impegnato anche in Champions? La sosta mondiale, e una lista di convocati non eccessiva, sembrano suggerire una risposta rassicurante.
Quindi sì, per il quotidiano rosa il Napoli può davvero puntare allo scudetto.
Oggi la Gazzetta ha fatto i complimenti a Spalletti per questo inizio di stagione:
Luciano Spalletti è stato bravissimo a riconvertire il Napoli. Kvaratskhelia non spiega tutto né abbastanza. Un giocatore da solo non cambia nulla nell’immediato, neppure Diego Maradona all’esordio in azzurro fece svoltare la squadra: il suo primo Napoli, nella stagione 1984-85, arrivò ottavo in Serie A e uscì dalla Coppa Italia agli ottavi.
Nella ricostruzione rapida del Napoli di oggi si riconosce la mano di Spalletti, un tecnico con quasi trent’anni di esperienza alle spalle. Tre decenni in cui Spalletti non si è mai ancorato alla stessa idea di calcio. Spalletti si è aggiornato, evoluto, messo in discussione. Ha cominciato nell’era di Sacchi e si è spinto fino a oggi, l’evo di Guardiola. Ha sempre inseguito il futuro – a volte con sprezzo del pericolo, come alla Roma con Totti – e non si è mai rifugiato nel passato.