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Federica Pellegrini: «La mia era un’Italia di prime donne, questa è una nazionale di amici»

A La Stampa: «Pensavo che stare fuori dall’acqua sarebbe stato morboso, invece no. Paltrinieri è il capitano giusto: per meriti e perché è coraggioso e internazionale»

Federica Pellegrini: «La mia era un’Italia di prime donne, questa è una nazionale di amici»
Roma 23/06/2017 - Trofeo Sette Colli 2017 Internazionali d'Italia / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: Federica Pellegrini

Su La Stampa un’intervista a Federica Pellegrini. Parla del suo allontanamento dal nuoto.

«Sono entrata in acqua sette volte da quando ho smesso, e appena ci sono so che è il mio elemento, lo riconosco, però ero convinta sarebbe stata un’assenza morbosa. Per niente».

E’ in commissione atleti al Cio. Le chiedono come viene trattato il tema degli atleti che hanno cambiato sesso, come Lia Thomas che ha vinto nei campionati universitari dopo la transizione da uomo a donna ed è diventato un caso.

«Il tema è super delicato. Il Cio si è esposto e ha lasciato alle singole federazioni la possibilità di regolamentarsi in materia. Da sport a sport i parametri cambiano molto. Penso che si debba arrivare a definire un protocollo scientifico basato su studi attenti e formularlo al dettaglio. Parto dal presupposto che lo sport debba essere aperto a tutti, maschi, femmine, fluidi e trans però se a livello amatoriale è giusto lasciare libere le iscrizioni, a livello olimpico bisogna garantire una competizione equa».

Su Lia Thomas:

«Lei non sta vivendo un periodo facile. Difende un principio legittimo che però urta la sensibilità delle altre. Non si sono sentite protette e questo non può succedere. È un territorio ancora inesplorato, dal punto di vista fisiologico non abbiamo ancora le risposte che servono. Allenarsi da uomo per 18 anni vuol dire definire il corpo e la resistenza in un modo che magari resta anche dopo una transizione. Servono linee guida certe e purtroppo non siamo lì».

Come vede l’Italia del nuoto dopo di lei?

«Benissimo, ci divertirà. Dopo Tokyo gli azzurri hanno creato un gruppo unito, i ragazzi sanno darsi la carica a vicenda. Sono molto diversi da come eravamo noi: noi eravamo una nazionale di prime donne questa è una nazionale di amici».

Su Paltrinieri, che ha preso il testimone da capitano.

«La persona giusta. Per i meriti e poi perché è coraggioso e internazionale, questo suo cimentarsi sia in piscina sia nelle acque libere non è proprio da italiano».

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