Lautaro: «L’arrivo di mia figlia mi ha cambiato la vita, sono maturato dentro e fuori dal campo»
A Inter Tv: «Per un calciatore la famiglia è importante. Mi piace il soprannome 'Toro', me lo ha messo un compagno da piccolo, 15 anni fa»

Mg Milano 21/11//2021 - campionato di calcio serie A / Inter-Napoli / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: esultanza gol Lautaro Martinez
L’attaccante dell’Inter, Lautaro Martinez, ha rilasciato un’intervista a Inter Tv in cui parla del suo passato e della sua carriera in nerazzurro.
Da piccolo, giocava al Liniers, a Buenos Aires.
“Ho cominciato accompagnato da mio padre, che ha giocato lì. Ho tanti ricordi belli, l’emozione di un bambino che voleva imparare tanto e diventare un professionista. Avevo i capelli più lunghi, poi ho dovuto tagliarli per andare in piscina, ma mi piacevano. Ero già un attaccante, prima avevo fatto il difensore come mio padre. Dopo ho fatto l’attaccante esterno perché ero più veloce di oggi e mi piaceva fare gol. Mio padre mi voleva attaccante”.
Da piccolo aveva iniziato a giocare a basket.
“Io ho cominciato a fare basket quando facevo anche calcio, ho dovuto scegliere. Il calcio per me è la vita. Sono nato nello spogliatoio con mio padre, era semplice scegliere. Però il basket mi piaceva perché ci giocava mio fratello e avevamo il campo lì vicino”.
Su Milito, che indica come un modello e che ha sostituito al Racing:
“Posso dire è un mio amico. Ci sentiamo sempre e mi ha dato una mano quando avevo bisogno. Ho imparato tanto da lui. Vuol dire tanto entrare al suo posto, sapevo cosa significava lui per il calcio e il Racing. E’ uscito dal campo tra gli applausi e sognavo di uscire anch’io così. Ho lavorato tanto e sono contento per quello”.
Sulla sua esultanza e sul soprannome il Toro:
“L’esultanza del Toro nasce con un compagno di squadra, poi è rimasto e ho continuato a farlo. Mi piace il soprannome ‘Toro’, me lo ha messo un compagno da piccolo, da 15 anni è così. Adesso esulto anche con il gesto del mate perché l’ho fatto con il Tucu l’ultima volta”.
Sulla vittoria in Coppa America:
“Emozioni uniche, la nazionale argentina non alzava una coppa da 28 anni. Era il sogno anche di Leo Messi che stava con la nazionale da tanto, nonché il nostro perché era un periodo difficile per tutti e volevamo dare gioia alla gente argentina per passare un po’ il momento brutto dovuto alla pandemia. Dopo tanti anni alzare la coppa al Maracanà, in Brasile, in una competizione che si doveva giocare in Argentina. Sembrava scritto. Un bel ricordo. Ci sono tanti attaccanti della Nazionale che sono passati e non sono riusciti a vincere. Sono molto contento di aver contribuito, per tutti noi e gli argentini. Era importante e lo abbiamo fatto con un grande calcio, con spirito di squadra e con Messi che è la nostra bandiera. Lui è il migliore al mondo, ha vinto sette Palloni d’Oro. Dice tutto. Credo che la Coppa America sia stata molto importante per vincere il premio. Gli faccio i complimenti, sette sono tanti”.
Sulla nascita della figlia:
“E’ stato un anno difficile ma la famiglia è quella che sempre sta dietro di noi. Loro sono la mia vita adesso, ogni giorno che arrivo a casa ci sono sempre. Da quando è arrivata la bambina mi ha cambiato la vita. Sono maturato molto fuori e dentro il campo. Per un calciatore la famiglia è importante”.