Se davvero Djokovic ha falsificato il tampone rischia una squalifica di 3 anni: carriera finita

Un'inchiesta di Der Spiegel sul Qr code del test spiega che le date non tornano. L'Equipe ricorda che l'Atp è stata chiara: chi manomette un test è fuori

Djokovic

Tokyo (Giappone) 31/07/2021 - Tennis / Olimpiadi Tokyo 2020 / foto Imago/Image Sport nella foto: Novak Djokovic

Non ci sono solo un paio di governi – quello australiano e quello serbo – che in teoria potrebbero procedere contro Novak Djokovic, per aver rotto la quarantena obbligatoria da positivo e per aver dichiarato il falso alla frontiera. Sulla carriera del tennista numero uno al mondo incombe una teorica (quanto improbabile) squalifica di tre anni se fosse davvero appurato che il campione no-vax ha manomesso i risultati di un test Covid per usarlo per ottenere l’esenzione e giocare così gli Australian Open. Lo scrive L’Equipe:  “Sarebbe una bomba in grado di scuotere il mondo del tennis. L’Atp aveva avvertito i giocatori che una manomissione dei test avrebbe potuto portare a tre anni di squalifica. Questa scoperta porterebbe sicuramente alla fine della carriera di Djokovic, l’uomo che è ancora in corsa per diventare il più grande giocatore di tutti i tempi”.

Cosa è accaduto? Der Spiegel ha condotto una piccola inchiesta informatica sul codice QR del suo test PCR di Djokovic che risulta agli atti del tribunale australiano, quello datato 16 dicembre. Ad una prima scansione il codice ha dato risultato negativo, ad una seconda positivo. Ma la vera grande anomalia a cui Djokovic per ora non ha dato spiegazioni è la discrepanza tra la versione cartacea del risultato e la sua versione digitale. Hanno date diverse.

Der Spiegel ha messo al lavoro il “IT Zerforschung”, un gruppo di ricerca informatico. Il test del 16 dicembre è vidimato con numero progressivo 7371999. Sui documenti agli atti è indicato come orario del risultato le ore 20 del 16 dicembre, ma il “timestamp” del tampone positivo fornisce invece un risultato assai diverso: dice 26 dicembre, ore 14:21. Ovvero dieci giorni dopo la data del presunto contagio.

Il tampone negativo del 22 dicembre ha come numero 7320919, più piccolo di 51080 unità, quando invece avrebbe dovuto essere maggiore. Quindi, scrive il settimanale tedesco, il test del 16 dicembre potrebbe essere stato registrato nel database serbo 10 giorni dopo, quattro giorno dopo l’esito negativo. Il Zerforschung ipotizza che il timestamp nel QR code possa essere stato rigenerato quando il file pdf è stato scaricato. Ma continua a non spiegarsi il codice numerico più alto per il test positivo.

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