Quartararo: «A 6 anni ero grasso, dovevo fare sport. Scelsi la moto dopo aver visto Rossi superare Gibernau»
A Repubblica: «Sono iperattivo, sulla moto mi trasformo. Lo psicologo mi ha aiutato a credere di più in me stesso dopo la delusione dello scorso anno»

Repubblica intervista Fabio Quartararo, El Diablo, campione del mondo di motociclismo.
«Sono curioso, prendo la vita con facilità. Però in pista sono un altro».
Si racconta:
«Nella vita di tutti i giorni sono iperattivo, effettivamente un po’ pazzo. Faccio un sacco di cose. Sulla moto mi trasformo: determinato, una voglia pazzesca di vincere. Lo psicologo mi ha aiutato a credere di più in me stesso dopo la delusione dello scorso anno, quando pensavo di prendermi il mondiale e invece sono scomparso: non è stato un vero e proprio clic, ma da quando l’ho visto la prima volta — era dicembre — sono cambiato. Mi ha aiutato a trovare la serenità anche in moto, e la costanza. La testa sulle spalle, sì».
E’ diventato motociclista grazie a Valentino Rossi.
«È tutto merito di Valentino, se sono qui. Da piccolo ero grassottello, mamma Martine mi ha fatto smettere con hamburger e patatine: “Fai un po’ di sport”. Ho scelto la moto: un po’ perché ci correva già mio padre, ma soprattutto perché un giorno Rossi ha fatto una cosa incredibile. Nel 2005, quando ho visto come ha sorpassato Gibernau a Jerez, mi è scattato dentro qualcosa: “Voglio essere un pilota e diventare campione del mondo come lui”, ho giurato. Avevo 6 anni».
Quartararo tifa per la Juventus.
«Ho un amico che lavora nel club, a Torino: mi aveva fatto incontrare Ronaldo, Dybala, Douglas Costa, Rabiot. Bellissime persone. Tifo più per loro, che per la squadra. Ho conosciuto qualcuno anche al Milan. Come al Psg. Diciamo che prima viene la Juve. E poi mi piace il Nizza, la squadra della mia città».