ilNapolista

«E’ difficile diventare un grande tennista se al ristorante diventi nervoso perché ti servono tardi»

Il coach di Berrettini, Santopadre, al Messaggero: «Matteo ha sempre avuto una grande educazione familiare, una determinazione feroce e una capacità di ascolto non comune» 

«E’ difficile diventare un grande tennista se al ristorante diventi nervoso perché ti servono tardi»

Sul Messaggero un’intervista al coach di Matteo Berrettini, Vincenzo Santopadre. Oggi Berrettini si giocherà la finale di Wimbledon contro Djokovic.

«L’ho detto anche a Matteo: se giochi come in semifinale, Djokovic lo batti. Contro Hurkacz è stato perfetto. Soprattutto quado ha dovuto affrontare momenti di difficoltà, come nel terzo set. Riprendersi dopo qualcosa che è andato storto: questo significa essere un campione».

Santopadre elogia la famiglia di Berrettini e l’educazione ricevuta dal tennists.

«Matteo già parte da una condizione familiare ottimale: mai e dico mai i genitori hanno esercitato pressioni su di me».

Ricorda il primo incontro con Berrettini, al Circolo Aniene. Matteo era magrissimo

«Però già allora si notavano due caratteristiche che non erano il fisico. A parte l’educazione, Matteo aveva una determinazione feroce e una capacità di ascolto non comune per un ragazzo. Ancora oggi lui ricorda qualsiasi analisi che abbiamo fatto assieme dopo un incontro. Magari di una partita di dieci anni fa».

L’educazione serve a vincere le partite?

«Risponderò così: è difficile diventare un grande giocatore se quando sei al ristorante diventi nervoso perché la pasta che hai ordinato tarda ad arrivare».

Come capire se oggi Matteo avrà l’atteggiamento giusto?

«Se sorride siamo a cavallo».

ilnapolista © riproduzione riservata