Boniek: «Solo in Italia sono contenti se escono dalle Coppe, è ridicolo»
Al CorSport: "Lavori tutto l’anno per qualificarti alla Champions e subito dopo l’eliminazione ti mostri quasi sollevato, è un paradosso. All'estero non esiste proprio"

“Quando giocavo io le coppe erano il terreno preferito dei grandi interpreti e mai nessun allenatore si è permesso di dire che si stesse meglio senza”. Ma ora l’eliminazione dall’Europa pare diventata quasi una panacea: l’Inter vince lo scudetto “grazie” all’addio precoce alla Champions, e il Napoli alla prima settimana senza l’incomodo delle partite ogni tre giorni batte il Milan e si riattacca al treno-Champions. Zibi Boniek sottolinea questo “paradosso ridicolo” (parole sue), intervistato da Zazzaroni sul Corriere dello Sport: prima ci si danna l’anima per arrivarci, in Europa, e poi ci si mostra sollevati quando si esce. Una intervista molto interessante.
“Trovo che sia un’esclusiva italiana – dice il presidente della federcalcio polacca – non mi risulta che la stampa di altri Paesi – Inghilterra, Spagna, Germania, Portogallo – abbia mai affrontato questo tema…In Italia lavori tutto l’anno per qualificarti alla Champions e subito dopo l’eliminazione ti mostri quasi sollevato perché puoi concentrarti sul campionato, è un paradosso ed è ridicolo. Non ne faccio una questione di professionalità, probabilmente incidono allenamenti meno intensi che altrove e pressioni che qualcuno non riesce a gestire. Anche l’atteggiamento tattico e la mentalità hanno un loro peso. Eppure le rose sono ampie, rispetto a venti e trent’anni fa gli allenatori hanno almeno una ventina di giocatori più o meno dello stesso livello e possono alternarli. Questa è senz’altro una stagione particolare, ma il covid ha messo in crisi tutti i Paesi, non solo l’Italia”.
Il problema è tattico?
“Siete stati voi giornalisti i primi a sottolineare che Conte, senza impegni internazionali, avrebbe – e in effetti ha – potuto migliorare i suoi e vincere lo scudetto. Al di là del recupero fisico e di quello mentale, poteva fare crescere la squadra principalmente nella preparazione alla partita, affinando ad esempio i sincronismi difensivi. Oggi l’italiana che ha una visione più europea del gioco, e i risultati si notano tutti, è l’Atalanta. Più che sulla tattica punta sull’intensità, che sviluppa con l’allenamento. Non a caso, perde un po’ di brillantezza e qualche punto quando gli impegni si fanno troppo ravvicinati”.
«In Italia le tensioni e una tattica spesso esasperata deprimono il lato del divertimento e in campo il calciatore, anche il professionista, ha bisogno di provare il piacere del gioco. La capacità di concentrazione è una qualità naturale, ma si può migliorare con il lavoro, il piacere del gioco deve essere allenato giorno dopo giorno e trasmesso. Anche alla gente, ai tifosi”.