Padellaro e quel che sono diventati gli stadi italiani

Ri-pubblichiamo un estratto dell’articolo di oggi a firma Antonio Padellaro sul fatto Quotidiano. Non condividiamo tutto (il passaggio sulla discriminazione razziale, ad esempio) ma è sicuramente interessante. È il punto di vista di un tifoso che frequenta gli stadi da anta anni e non si è ancora rassegnato alla tv (senza criminalizzare la tv).   Giovedì […]

Ri-pubblichiamo un estratto dell’articolo di oggi a firma Antonio Padellaro sul fatto Quotidiano. Non condividiamo tutto (il passaggio sulla discriminazione razziale, ad esempio) ma è sicuramente interessante. È il punto di vista di un tifoso che frequenta gli stadi da anta anni e non si è ancora rassegnato alla tv (senza criminalizzare la tv).
  
Giovedì sera, a Roma, il posto più sicuro era lo Stadio Olimpico con migliaia di lanzichenecchi che asserragliati nella Curva Nord, sbronzi e placati inneggiavano a chissà quali nuove razzìe mentre sul campo due squadre celebravano svo-gliatamente le esequie del gioco del calcio.

Da luoghi di boati e sfrenate passioni, ormai completamente devitalizzati dal politicamente corretto e dalle combine, gli stadi somigliano sempre di più a certi cimiteri domenicali frequentati da vedovi devoti che si confortano sottovoce con un fiore in mano. Un mondo a parte governato da un occhiuto ministero della virtù, implacabile nel mettere alla gogna dei mille replay televisivi un calcetto negli stinchi o una parolina fuori posto. Senza contare lo zelo con cui alcuni farabutti matricolati, indecenti macchiette occupate a strapparsi di mano gli ultimi brandelli di un ex glorioso gioco, sanzionano qualunque muggito dalle tribune che possa anche lontanamente evocare la discriminazione razzista: la coda di paglia di chi è razzista dentro. Assicurata dunque la desertificazione degli stadi, il problema è come arrivarci. Per non ripetere quanto gia? ampiamente letto sulla Capitale indifesa in balia dei barbariaggiungeremo sommessamente che, in fondo, i nazisti olandesi danno il loro fattivo contributo alla dissoluzione dellUrbe ridotta, come confermato ieri dal sindaco Marino, a una Tripoli teverina militarmente spartita dal crimine organizzato.
Antonio Padellaro

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