Moggi: “Mi lascia perplesso il contratto di Gattuso, vuol dire che il Napoli non è convinto del tutto”

Intervista a Libero: "Una via d’uscita che serve più che altro alla società. Zlatan? Succederà come quando c’era Maradona al Napoli, darà una spinta a tutto lo spogliatoio"

calciopoli moggi

Su Libero, Tommaso Lorenzini intervista Luciano Moggi. Una lunga chiacchierata su molti dei temi più attuali del campionato. A partire dal ritorno di Zlatan Ibrahimovic al Milan.

«Al Milan con Ibra succederà come quando c’era Maradona al Napoli: quando giocatori come loro sono in campo, gli altri rendono il doppio di quello che normalmente sanno fare, darà una spinta a tutto lo spogliatoio».

Ma che nessuno si aspetti che Zlatan attacchi al muro chi non si allena bene, come ha detto Galliani nei giorni scorsi.

«Zlatan non è quel tipo. Se ha di fronte persone rispettabili, lui le rispetta a sua volta e anzi, fa tutto quello che gli viene detto. Se invece si trova di fronte gente non degna di stima, lui neanche la prende in considerazione».

Moggi parla anche di Gattuso.

«Si è preso una gatta da pelare mica male. E il contratto che ha fatto, sei mesi più opzione di rinnovo se va in Champions, mi lascia perplesso visto l’attuale meno 11 dall’obiettivo. Una via d’uscita che serve più che altro alla società: lui è andato convinto di poter far bene, il Napoli anche ma, evidentemente, mica del tutto, altrimenti gli avrebbero proposto un accordo più lungo e solido…».

Sul ritorno di campioni “maturi” nel nostro campionato, da Ibrahimovic a Ribery a, forse, Vidal, dice:

«è la dimostrazione che praticamente vengono cercati giocatori che “sanno”. In Italia non ne abbiamo di quella “forza” lì, con quelle capacità. E se i club vanno a cercare anche degli ultratrentenni significa che nella serie A siamo carenti. Se vogliamo essere onesti fino in fondo, quando due squadre fanno il vuoto vuol dire che le altre sono poca roba».

A Sarri contesta di parlare di panchina corta.

«Non può certo parlare di panchina corta perché ha due squadre. Quelli che lui lascia fuori la domenica, in tutte le altre squadre sarebbero titolari. Parla così perché ritiene di avere qualche doppione e in effetti gli serve un centrocampista d’ordine, un regista che faccia rifiatare o dia alternative a Pjanic: Khedira fa un tempo e mezzo ma poi deve rifiatare la partita dopo, Matuidi e Rabiot possono essere uomini di fatica in aiuto di quelli che giocano a pallone. A centrocampo servono ingegneri e muratori».

Su Allegri:

«Allegri è fermo per scelta sua e fa bene, anche se verso ottobre è stato a un passo dal sostituire Valverde al Barcellona. Sulla panchina catalana quest’anno pende la spada di Damocle della Champions, il futuro di Valverde dipende da come sarà il cammino in coppa. Mentre Allegri farebbe bene ad aspettare il prossimo anno: le squadre di calcio si prendono a inizio stagione, arrivando in corsa si trovano i giocatori che ci sono e può darsi pure che non vadano bene».

Su Ancelotti:

«Carletto si è preso un bell’impegno, la posizione in classifica non è delle migliori ma dal +4 sulla zona retrocessione è già salito a +7: forse non è un compito difficilissimo, sono però convinto che lui possa riportare l’Everton a livelli discreti, che poi è l’obiettivo del club. E poi chissà, magari chiodo scaccia chiodo, l’ha fatto per smaltire la delusione di Napoli».

Moggi parla anche della crisi del Napoli, di cui dice che sono responsabili un po’ tutti, in casa partenopea:

«Certo, erano partiti parlando di scudetto… non è stato fatto un buon lavoro».

Esattamente il contrario di quanto accade a Bergamo, dove all’Atalanta

«c’è una società che lavora all’unisono, dal presidente Percassi a Gasperini in panchina, che non chiede mai tanto ma sa usare quello che gli viene dato. In mezzo i ds Sartori e Zamagna che vanno a vedere i giocatori su indicazione del mister. Percassi è uno che ha giocato a pallone ed è bravo anche come dirigente d’azienda: uno che capisce di calcio e sa fare affari è perfetto per il calcio moderno, dove i club sono aziende. E il gruppo dei giocatori è felice di stare lì e rende anche di più».

 

Correlate