Il Napoli non ha più un’identità, ma esonerare Benitez sarebbe un salto nel buio

La situazione è pesante. Tre punti in tre partite di campionato, tre sconfitte in sei partite ufficiali, sempre un gol nella porta di Rafael (otto in tutto, uno in più delle reti all’attivo). E’ un Napoli che ha smarrito il buon gioco dell’anno scorso, il possesso palla e l’azione offensiva sulle fasce. Si è arenato […]

La situazione è pesante. Tre punti in tre partite di campionato, tre sconfitte in sei partite ufficiali, sempre un gol nella porta di Rafael (otto in tutto, uno in più delle reti all’attivo). E’ un Napoli che ha smarrito il buon gioco dell’anno scorso, il possesso palla e l’azione offensiva sulle fasce. Si è arenato sulle corsie esterne e non riesce a rifornire Higuain in maniera sufficiente. Il centrocampo, poco ispirato per le condizioni non soddisfacenti di Jorginho e Inler, si sta aggrappando a Gargano, migliore in campo quando gioca, addirittura perno della squadra al di là delle sue doti di incontrista e pressing. In difesa, ancora errori.

Che sta succedendo? L’inizio del campionato non era proibitivo e autorizzava una partenza-sprint contro avversari medio-piccoli. L’anno scorso 9 punti nelle prime tre giornate (3-0 al Bologna, 4-2 sul campo del Chievo, 2-0 all’Atalanta). Il Napoli ha perduto l’identità che sembrava gli avesse dato Benitez. C’è stato sinora l’impiego di una ventina di giocatori sino alla formazione sorprendente di Udine. Anche questo ha tolto identità al Napoli, ma è anche vero che i “pilastri” dell’anno scorso stanno venendo meno.

La crisi c’è e si vede. Si notano un minore entusiasmo, una minore partecipazione di cuore e di muscoli, quasi una resa a una stagione poco sentita. L’alibi della eliminazione dalla Champions non regge più. C’è un campionato da giocare e un terzo posto da centrare, obiettivo realistico e possibile. E’ un buon traguardo e gli azzurri dovrebbero puntarci. La resa è anche una dequalificazione professionale per i singoli e, con più di mezza “rosa” composta da calciatori che giocano nelle proprie nazionali, non torna a vantaggio di nessuno.

La campagna-acquisti è stata deludente. Ma se è mancato il “salto di qualità”, il gruppo azzurro non è da media-bassa classifica dove ora ristagna. Ci sono undici squadre davanti al Napoli e almeno su sei di loro la formazione di Benitez può rimontare per scalare la classifica. Molte formazioni vivono un periodo favorevole che calerà alla distanza.

Bisogna evitare salti nel buio sotto la pressione della crisi. C’era Reja in tribuna al Friuli. Consigli “italianisti” a Benitez? La sostituzione del tecnico, considerando anche errori e scarsa grinta di Rafa, aggiungerebbe crisi a crisi con la prospettiva di un disfacimento totale del gruppo e di un campionato a forte rischio.

Le soluzioni al trend negativo deve trovarle lo stesso Benitez, ma con la solidarietà totale dei giocatori. Sulla formazione  di Udine si può discutere all’infinito, ma poteva bastare contro una mediocre Udinese. Forse dovevano essere anticipati i cambi utilizzando a inizio di ripresa Hamsik (rimasto in panchina), Callejon (in campo dopo un’ora) e Mertens (entrato al 73’ sullo 0-1). Flop di Zuniga, forse fuori ruolo da esterno destro di centrocampo. L’Udinese ha difeso in massa e il Napoli, almeno quello attuale, non ha brio, organizzazione, incisività per sfondare contro squadre chiuse. Non li aveva neanche l’anno scorso.

Si gioca subito, mercoledì al San Paolo contro il Palermo che ha fermato l’Inter. Non ci sono partite facili e, per questo Napoli, tutte le partite sono diventate difficili.

Mimmo Carratelli

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