“Sbagliata l’equazione Lazio-estremismo. Bisogna difendere l’immagine del club”
Il CorSport intervista l'ex questore di Roma Nicolò D'Angelo oggi security manager del club: "Cori razzisti e saluti fascisti non sono più tollerabili. Vogliamo un rapporto sano con la tifoseria"

La curva della Lazio
Il Corriere dello Sport intervista Nicolò D’Angelo, prefetto, ex questore di Roma (dal 2014 al 2016), vice capo della polizia e direttore della Criminalpol fino allo scorso febbraio. Oggi è il security manager della Lazio. Sarà anche lui con la squadra in viaggio per Glasgow in previsione della partita con il Celtic.
D’Angelo spiega che la trasferta sarà anche un’occasione per prendere contatti con gli scozzesi in vista della partita di ritorno. Non ci sono particolari segnali di allarme, per le due partite, almeno al momento.
«Purtroppo subiamo ancora una minoranza all’interno della curva che spesso si lascia andare a cori razzisti sino a trascendere ai saluti romani. Questo chiaramente non è accettabile e non è più tollerabile. Vogliamo ci sia un rapporto sano con la tifoseria, non questo rapporto, ormai viziato da tantissimi anni. Abbiamo posto l’accento anche su questa trasferta e più volte sottolineato che applicheremo il codice etico a 360 gradi».
Difendere l’immagine del club
L’immagine della Lazio va difesa, soprattutto all’estero, dice, come pure l’interesse della parte sana della tifoseria.
«In campo internazionale una società importante come la Lazio deve fare la sua parte, dando quel senso di garanzia, di affidabilità e di credibilità calcistica. L’immagine per una società di calcio è tutto. Anche perché abbiamo avuto prove significative nell’ultimo periodo. Quando ci si comporta male all’interno di una curva, l’Uefa è severa. Di fatto la società viene colpita e ne paga le conseguenze. Viene colpita tutta la tifoseria sana e che non ha alcuna colpa. Siamo per la difesa dei valori dello sport, abbiamo mandato messaggi chiari e inequivocabili, non solo in campo nazionale ma internazionale».
La Lazio non è associabile all’estremismo
Attenzione, però, ammonisce. È sbagliato affermare che la Lazio è associabile all’estremismo.
«Non può essere perseguito un assunto del genere in campo internazionale. La Lazio ha una grande tradizione, affonda le radici nella storia perché è la prima fondata a Roma, ma ha avuto un lunghissimo percorso nello sport, non solo nel calcio. Assunti del genere non sono suffragati da elementi concreti. È solo una forma, un concetto esasperato, non meritato dalla Lazio. Il club non è politicizzato. Se all’interno delle curve c’è una parte della tifoseria colorata politicamente non deve riflettersi in maniera negativa nei confronti del club. L’idea politica deve restare fuori dallo sport».
Saluti fascisti
Sul caso dei saluti fascisti in occasione di Lazio-Rennes, per i quali sono stati identificati i responsabili, D’Angelo annuncia che la Lazio intende fare ricorso contro la chiusura della Curva Nord per Lazio-Celtic.
«Presenteremo un ricorso che vuole essere costruttivo. Vogliamo dimostrare come la società in questo percorso abbia svolto una parte attiva nella difesa dei valori e abbia collaborato con le forze dell’ordine allo scopo di identificare chi ci porta discredito anche a livello internazionale».
Il club comunque è proiettato sulla strada della tolleranza zero, come annunciato da Lotito.
«Sarà inibito l’ingresso allo stadio per comportamenti antisociali e censurabili. La società è di fatto titolare dello ius escludendi all’interno dello stadio e può applicarlo nei confronti di quei tifosi che hanno condotte violente e antisociali, indipendentemente dal Daspo. E’ una misura parallela al Daspo. Il codice etico vuole dimostrare che la società non ha collusioni con la parte della tifoseria violenta ma si pone in maniera marcata da un’altra parte, ovvero dalla parte della legalità».
D’Angelo spiega anche come è nata la collaborazione con Lotito.
«E’ un rapporto datato e costruttivo, ci siamo spesso confrontati, lo conoscevo già. Lotito ha sempre collaborato con le forze dell’ordine da quando fa il presidente e l’ho potuto apprezzare. Quando mi ha offerto questa possibilità ho accettato di buon grado».