Il Napoli non è spacciato, i tabù (come il San Mamés) sono fatti per essere abbattuti

Ci hanno rubato l’idea, avrebbe detto Pesaola dopo il match dell’altra sera al San Paolo. Il Napoli aveva due falchetti sulle fasce, Callejon e Insigne, che sarebbero dovuti piombare sui terzini dell’Athletic e decidere la partita. L’idea “rubata” è stata che il Bilbao, anziché subire l’iniziativa delle ali azzurre, le ha aggredite con i terzini […]

Ci hanno rubato l’idea, avrebbe detto Pesaola dopo il match dell’altra sera al San Paolo. Il Napoli aveva due falchetti sulle fasce, Callejon e Insigne, che sarebbero dovuti piombare sui terzini dell’Athletic e decidere la partita. L’idea “rubata” è stata che il Bilbao, anziché subire l’iniziativa delle ali azzurre, le ha aggredite con i terzini De Marcos e Balenziaga. Invece di attendere gli esterni del Napoli, li hanno attaccati, facendo a loro volta le ali, cancellando i due falchetti e travolgendone uno, proprio De Marcos su Insigne, all’avvio del gol di Muniain.

Su questo essenziale capovolgimento di previsioni, l’Athletic Bilbao ha costruito la sua partita irrobustendola con un centrocampo mobile contro il quale Gargano, il piccolo eroe di altri tempi, ha dovuto dannarsi l‘anima e correre per tutto il campo allo scopo di “sporcare” l’iniziativa dei baschi, riuscendoci e perfino rendendosi utile negli appoggi offensivi ai quali si negavano Hamsik (tolti i primi dieci minuti e l’assist del pareggio) e Jorginho (solitario lancio al bacio per Insigne).

Hanno completato il predominio dell’Athletic nella lunga parte centrale del match (40 minuti almeno, tra finale di primo tempo e inizio di ripresa), la migliore condizione fisica e la preparazione più avanzata della squadra di Valverde. Gli azzurri si sono sgonfiati dopo una ventina di minuti fallendo con Insigne il possibile vantaggio.

L’Athletic ha subito avvertito che doveva inseguire il successo correndo sulla sua fascia destra, il sentiero di Insigne, Hamsik e Britos che facevano una opposizione morbida per la difficoltà di tenere il passo di De Marcos e contenere Rico il biondino, che gravitava su quel lato, e Susaeta. Da questo lato è nato il gol dei baschi.

La qualificazione è a rischio per il gol che in trasferta vale doppio a parità di segnature. Ma il finale ardente del Napoli, con l’ingresso di Mertens e la stanchezza dell’Athletic che aveva speso molto raccogliendo pochissimo (due palle-gol e una sola rete), concede più di una speranza nell’inferno annunciato del “San Mamés”, la cattedrale basca, mercoledì prossimo.

Higuain, autore di un gol strepitoso, arpionando l’improbabile assist di Hamsik e, “bevuti” tre difensori, concludendo con un diagonale basso sorprendente, pretende la Champions. E, allora, con i dovuti accorgimenti, la prevedibile riscossa di Callejon e ritocchi alla formazione, bisogna andare incontro alla rabbia del Pipita, visibile a fine partita, assecondandone lo spirito di rivalsa dichiarato a denti stretti. A Bilbao il Napoli sarà più tonico e l’Athletic avrà giocato quattro giorni avanti (sabato) la sua prima partita di Liga (a Malaga). Ci sono le condizioni per l’impresa. I baschi devono vincere (il “ritorno” non sembra da 0-0 che qualificherebbe gli spagnoli) e il Napoli, se concretizzerà le opportunità che ha avuto al San Paolo, fallendole, non parte battuto. Un pareggio con più gol sarebbe favorevole agli azzurri.

Al “San Mamés” non vince nessuno da tempo, hanno sofferto Barcellona (battuto) e Real Madrid (pareggio), ma tutti i tabù sono fatti per essere abbattuti. Il Napoli non è spacciato, però non facciamoci rubare altre idee.

MIMMO CARRATELLI

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