Zoff-Nardin-Pogliana, la filastrocca faceva così

La grande estate del ’65. Il Napoli di Fiore e di Pesaola era tornato in serie A. Così come in serie A era tornata la Partenope basket, mentre la Partenope rugby aveva addirittura vinto lo scudetto. Si scatenò il delirio quando dal Milan fu preso Altafini e dalla Juve Sivori. Più discretamente arrivò dal Catanzaro […]

La grande estate del ’65. Il Napoli di Fiore e di Pesaola era tornato in serie A. Così come in serie A era tornata la Partenope basket, mentre la Partenope rugby aveva addirittura vinto lo scudetto. Si scatenò il delirio quando dal Milan fu preso Altafini e dalla Juve Sivori. Più discretamente arrivò dal Catanzaro questo ragazzo friulano di 26 anni, col tempo trasformato in terzino da attaccante che era nelle giovanili del Gladiator, la squadra di Santa Maria Capua Vetere. Di nome faceva Stelio, come il personaggio di un romanzo di D’Annunzio. Stelio, cioè Stylianos, colonna, diritto, forte come un pilastro. 

Un pilastro fu davvero Stelio Nardin, a sinistra nel suo primo anno napoletano, poi a destra, quando le ambizioni crebbero fino alla parola scudetto e il suo nome divenne il secondo della celebre filastrocca. Zoff, Nardin, Pogliana. Avrebbe compiuto 75 anni fra due settimane, sei li ha trascorsi in maglia azzurra, 169 partite ufficiali, da un Trani-Napoli all’addio in un Torino-Napoli di Coppa Italia, nessun gol. Un giorno a Brescia si fa male in uno scontro con Schuetz e deve lasciare il campo, torna negli spogliatoi, si fa curare e con una caviglia gonfia torna per andarsi a sistemare all’ala destra, poi a sinistra, fino a tentare il tiro da fuori e sfiorare il gol. Il 19 marzo del ’67, dopo un 2-1 al Bologna, con il Napoli terzo a 4 punti dall’Inter capolista, arriva la notizia che Sandro Mazzola aveva preso un colpo alla caviglia durante la partita con la Roma. Il giorno dopo il medico della nazionale depenna il suo nome dall’elenco dei convocati per il doppio impegno con Cipro e Portogallo. Valcareggi chiama Nardin e gli fa giocare la seconda all’Olimpico contro il mitico Eusebio. Sarti, Nardin, Facchetti. Una partita che Nardin chiude con le lacrime agli occhi perché in uno scontro fortuito con lui Coluna si rompe i legamenti del ginocchio destro. 

Non era un picchiatore, ma un marcatore. Nardin ricordava con piacere di aver marcato tredici volte Gigi Riva e mai gli aveva fatto fare un gol. Aveva marcato Pelé in una tournée in Brasile, ma la sera a cena ti raccontava che Maradona era più completo. «Ha un tocco di palla senza rivali», diceva Stelio. Nell’estate del ’67, mentre il Napoli si lanciava a caccia di Amarildo, 270 milioni offerti al Milan, fu l’Inter a chiedere Nardin al Napoli. Per averlo offrirono Mariolino Corso. Il Napoli si tenne Nardin. Intervistato da una radio privata qualche mese fa, dal Friuli disse: “Napoli mi ha dato tanto, soprattutto la gente. Ricordo che quando prendevo palla, Sivori mi diceva: dalla a me così la metti in banca”. Era diventato molto amico dell’altro friulano Zoff, ma anche di Totonno Juliano. “Quando parlano male di Napoli, mi viene lo schifo. È una città più civile di tante altre,. la città in cui ho vissuto meglio”. Ti mando un fiore, Stelio. 

Il Ciuccio

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