Caro Nietzsche, Napoli non c’è più

Bentornato, Wilhelm Friedrich Nietzsche. Lo sapevamo che eri uno di noi da quando scrivesti che bisogna vivere pericolosamente aggiungendo: “Costruite le vostre case sul Vesuvio”. Fatto, caro Wilhelm Friedrich. Ti incantammo con la nostra luce e il nostro vivere tragico, eroico e ludico. La tua “Scienza gaia”, quel libro “per tutti e per nessuno”, è […]

Bentornato, Wilhelm Friedrich Nietzsche. Lo sapevamo che eri uno di noi da quando scrivesti che bisogna vivere pericolosamente aggiungendo: “Costruite le vostre case sul Vesuvio”. Fatto, caro Wilhelm Friedrich. Ti incantammo con la nostra luce e il nostro vivere tragico, eroico e ludico. La tua “Scienza gaia”, quel libro “per tutti e per nessuno”, è la nostra Bibbia quotidiana. Stiamo facendo di più. Persino Antoine, il cantante francese che sembrava un barbone, ma forse era un filosofo anche lui, aveva previsto tutto. “Qualunque cosa fai, dovunque te ne vai, sempre pietre in faccia prenderai”.

Napoli è la nuova capitale dei Rolling Stones. Pietre volanti. Volano pietre in città. I monumenti si sgretolano e viviamo sotto un cielo di calcinacci. Quanto avevi ragione, caro Wilhelm Friedrich: “Vi scongiuro fratelli, restate fedeli alla terra e non credete a quelli che vi parlano di Bagnoli, del lungomare liberato, della pista ciclabile, della Coppa America, della democrazia partecipata”. E’ così, Wilhelm Friedrich. Napoli ha più buche nelle strade di quanti pensieri filosofici avevi nella tua testa ben pettinata e sui grandi baffi ottocenteschi. Edoardo la risolse sbrigativamente quando andò in visita ai ragazzi del riformatorio di Nisida: “Guagliò, fujtevenne a Napule”. Eppure, a quei tempi, piovevano solo stelle a Napoli. Peppino cantava “A pianta ‘e stelle” e Alan Sorrenti “Siam figli delle stelle”. Che figli siamo, oggi? Che mamma è diventata Napoli che Maradona cantò “seconda mamma mia”?

Caro Wilhelm Friedrich Nietzsche, oggi al San Carlo non danno più l’Aida, ma i Mondiali di calcio. E Mergellina è morta. Hanno chiuso tre ristoranti storici, il Sarago, il Delicato, Sbrescia sulle cui terrazze panoramiche Merola girava i suoi film. I treni non arrivano più alla stazione. Gli aliscafi non partono più dal molo. Hai ragione, Wilhelm Friedrich. Dio è morto e noi stiamo malissimo.

MIMMO CARRATELLI (da Repubblica del 21 luglio)

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