Da tempo mi sono dedicato allo studio dei numeri, dei voti in pagella ai calciatori del Napoli, forse per deformazione professionale. Ma visto che per lavoro oscillo come un pendolo (oversize) tra parole e numeri, ho sentito quasi l’obbligo di trascurare per un attimo le fredde cifre e “pendolare”, piuttosto, alla ricerca di parole adatte […]
Da tempo mi sono dedicato allo studio dei numeri, dei voti in pagella ai calciatori del Napoli, forse per deformazione professionale. Ma visto che per lavoro oscillo come un pendolo (oversize) tra parole e numeri, ho sentito quasi l’obbligo di trascurare per un attimo le fredde cifre e “pendolare”, piuttosto, alla ricerca di parole adatte per Edinson Cavani. Mi sono svegliato con questo pensiero, confermando (se per caso ce ne fosse bisogno) la diagnosi: follia conclamata e, per mia fortuna, sopportata in famiglia. Il matematico John Nash (quello di “A beautiful mind”) ci ha insegnato a convivere con le proprie malattie mentali, del resto. Scorrendo i giornali on line, ho trovato: immenso, mostruoso, leggendario, marziano, extraterrestre, messia, fantastico, straordinario, unico, top player, fenomenale. Mi chiedo perché, allora, le valutazioni si fermano al 9,5. Cosa deve fare un calciatore per avere 10 in pagella? Non facciamo i nostalgici, vi prego. “Il 10 si dà solo a Maradona” è uno dei miei tormentoni preferiti, ma va applicato al valore assoluto del giocatore, non alla singola prestazione. Con gli amici della tribuna divano, ieri sera, abbiamo concordato su un punto: se il Matador giocasse da difensore, fermerebbe chiunque, sarebbe un grandissimo centrale. Da centrocampista, una diga che però pure costruisce. Mi sono permesso di aggiungere – giuro non per esagerare – che sarebbe anche un eccellente portiere. Perché è un atleta incredibile. Ecco, “incredibile”: è l’aggettivo che sopra ho dimenticato di inserire nella lista. Salva la sua squadra proteggendo il palo e opponendosi al centravanti avversario, dopo 10 secondi è pronto a far gol nell’altra parte del campo. Segna di testa, di sinistro, di destro, al volo, su punizione. Ieri ha sopperito all’assenza di Dossena e Vargas (e pure agli errori di Rosati e di qualcun altro). Forse scontato e retorico, il titolo più giusto è stato: “Cavani batte Dnipro 4 a 2. Ancora non sono riuscito a trovare in rete le statistiche sui chilometri percorsi in partita dai calciatori. Secondo me, il Matador ne percorrerà almeno dodici. Per questo non riesco a capire la “mano tirata” degli inviati. Quattro gol stratosferici (“stratosferico”: altro aggettivo idoneo!), tre dei quali segnati in condizioni psicologiche non facili, perché il Napoli perdeva davanti al suo pubblico contro una modestissima squadretta e dopo il flop di domenica scorsa per la “papera aronichiana”. Lo dico in dialetto (scrivendolo sicuramente male): ma ‘stu guaglione, cchiù ‘e chesto, c’adda fa, che ppo’ fa? Insomma, dico ai pagellisti: e mettetelo ‘sto 10 a Cavani! Diego, almeno per questa volta, capirà. Giuseppe Pedersoli
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