Panichelli: il numero 9 argentino poco apprezzato al River, sta conquistando la Ligue1 a furia di gol
Gioca con lo Strasburgo. Ha segnato 9 goal in 14 partite, tra cui una doppietta al Psg. Figlio d'arte, ha superato una lesione al crociato

Strasbourg's Argentine forward #09 Joaquin Panichelli celebrates after scoring Strasbourg's first goal during the French L1 football match between Olympique Lyonnais (OL) and RC Strasbourg Alsace at the Parc Olympique Lyonnais stadium in Decines-Charpieu, central-eastern France, on October 26, 2025. OLIVIER CHASSIGNOLE / AFP
L’enorme tradizione calcistica argentina continua a sfornare talenti con una continuità impressionante: non solo funambolici numeri 10 come Nico Paz, in grado di incantare con la loro enorme qualità, ma anche numeri 9 di livello assoluto. Alle spalle di calciatori del calibro di Julián Álvarez e Lautaro Martínez, infatti, sta iniziando ad affermarsi la figura di Joaquín Panichelli, punta classe 2002 in forza allo Strasburgo in Ligue1. Un profilo che vale la pena approfondire.
Alla scoperta di Panichelli, nuovo crack della Ligue 1
Classe 2002, Panichelli nasce a Córdoba, in Argentina, figlio di quel Germán Panichelli, che riuscì ad arrivare al River Plate prima che un grave infortunio al ginocchio terminasse precocemente la sua carriera a soli 26 anni, spingendolo a dedicarsi alla scrittura. Un fil rouge nemmeno troppo sottile collega padre e figlio: lo stesso Joaquín, entrato nel settore giovanile del River Plate, si è visto spesso trascurato da allenatori come Gallardo che gli preferivano attaccanti più affermati. Lunga ed impervia è la strada che dall’inferno si snoda verso la luce: citazione perfetta per la storia di Joaquín.
Se in Sudamerica nessuno sembra credere davvero in lui, in Spagna la visione è opposta: il Deportivo Alavés lo preleva nel gennaio 2023, e il debutto in prima squadra arriva nel maggio dello stesso anno. In estate, Joaquín subisce una lesione parziale al crociato che lo terrà fuori 185 giorni. L’Alavés, infine, torna in Primera División e, quasi un anno dopo, il 3 febbraio 2024, Panichelli debutta in Liga subentrando a Omorodion nella partita persa 3-1 contro il Barcellona. Dopo un’ulteriore cessione in Segunda División al Mirandés, dove segna 20 gol, nella sessione estiva di mercato dell’anno successivo viene ceduto allo Strasburgo per 16,5 milioni di euro.
La cortina si apre e i riflettori si accendono sul suo talento. Debutta in Ligue1 il 17 agosto 2025, segnando il gol decisivo per la vittoria per 1-0 contro il Metz; ma è il 17 ottobre che il suo nome finisce sulla bocca di tutti: super-sfida contro il Psg campione d’Europa in carica, in cui realizza una doppietta decisiva per il 3-3 finale.
Oggi conta complessivamente 9 gol in 14 presenze in Ligue 1 e 1 gol in 6 partite di Conference League, contro lo Jagiellonia, nell’1-1 finale. Un bottino niente male. Ha debuttato in Nazionale maggiore il 14 novembre 2025, nell’amichevole vinta per 2 a 0 contro l’Angola. Per lui solo i 5 minuti finali.
Caratteristiche tecniche
Panichelli incarna alla perfezione il prototipo del 9 moderno, quel che possiamo definire un “centravanti ibrido”. Alto 1,90, sa utilizzare la sua fisicità, sfruttando doti aeree da attaccante puro e combinandole con capacità di dialogo e attacchi alla profondità tipici degli attaccanti moderni. Ambidestro, si muove molto bene tra i difensori, senza limitarsi ad aspettare il pallone. La sua giovane età è un plus: ha tutto il tempo per limare i suoi punti deboli, tra cui spicca la scarsa propensione all’assist (0 assist finora in Ligue 1). Un profilo da tenere d’occhio.
Chissà che la sua non possa essere una storia di rivincita generazionale, completando ciò che il padre non riuscì mai a portare a termine. Probabilmente, da tutto questo avrà tratto una carica ancora maggiore: vi dice niente la storia di Alfie ed Erling Haaland?
Un ultimo appunto, ricollegandoci a quanto detto all’inizio: si tratta dell’ennesimo talentino argentino che certifica come la strada imboccata dai sudamericani vada nel verso opposto rispetto a quella dell’Italia, povera di numeri 9 se non fosse per i “benedetti” Kean e Retegui e, se possibile, ancora più povera di talenti puri in grado di svoltare una partita con una giocata.











