La marcatura a uomo è tornata di moda ovunque (ma anche stavolta c’era arrivato prima Guardiola)

Sulla Faz: lì dove fino a poco fa c'erano linee di difesa altissime, adesso è un uno contro uno a centrocampo. E l'Inter così ha raggiunto due finali di Champions"

Acerbi Kroos spalletti

Mg Milano 06/05/2025 - Champions League / Inter-Barcellona / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Francesco Acerbi

E’ tornato il lancio lungo, figurarsi se non tornava di moda la mitica marcatura a uomo. Un fenomeno che la Faz sottolinea al di là del suo successo, ormai palese, in Bundesliga. Lì dove per molti anni c’erano linee altissime, zona e tattiche del fuorigioco, ora è una giungla di uno contro uno a tutto campo. “Gli attaccanti seguono gli avversari fino alla linea difensiva, e i difensori centrali li inseguono fino al limite dell’area di rigore avversaria”, scrive il giornale tedesco.

“Quando Pep Guardiola ordinò al Bayern Monaco di difendere tre contro tre contro il formidabile trio offensivo del Barcellona formato da Lionel Messi, Luis Suárez e Neymar nel 2015 e perse 3-0, in seguito si disse che fosse stato un gesto ingenuo. Ora, sotto la guida di Vincent Kompany, il Bayern Monaco difende esattamente secondo questo schema, che l’avversario sia il Paris Saint-Germain o l’Heidenheim”.

“Come si è verificato questo cambio di paradigma? Certo, anche dieci anni fa c’erano squadre della Bundesliga che difendevano, almeno a uomo, soprattutto a centrocampo. Ma non si arrivava nemmeno lontanamente all’attuale marcatura a uomo radicale. Ciò che era già presente, tuttavia, era la ragione del ritorno della marcatura a uomo pura: il predominio del gioco posizionale. Nel corso degli anni 2000, il calcio basato sul possesso palla, praticato da Pep Guardiola, è diventato la tattica distintiva del suo tempo e fonte di ispirazione per gli allenatori di tutto il mondo. Le squadre più moderne e vincenti muovevano bene la palla, utilizzavano spaziature sistematiche e cercavano costantemente il compagno libero. Anche quando la difesa chiudeva gli spazi, spesso non era più sufficiente: i giocatori offensivi, sempre più abili tecnicamente, riuscivano a sfruttare anche i varchi più piccoli. La marcatura a uomo era la soluzione più semplice: se l’avversario era molto bravo a trovare un compagno libero, bisognava semplicemente assicurarsi che non ci fossero giocatori liberi. Le squadre, basate sul possesso palla e orchestrate con cura, non erano più abituate a giocare contro la marcatura a uomo”.

E poi c’è stata “la modifica alla regola del calcio di rinvio nel 2019. Poiché il primo pallone non deve più essere giocato dall’interno dell’area di rigore, i giocatori che costruiscono hanno vita molto più facile. La marcatura a uomo è anche la risposta più semplice a questo problema: evita lo sforzo di reagire alla variante di calcio d’inizio dell’avversario, ma segue invece gli avversari preassegnati in uno contro uno”.

“I giocatori offensivi, a loro volta, devono fare sempre più affidamento sui contromovimenti. Non si tratta più di passare la palla al giocatore libero, ma di creare spazio e attirare gli avversari. Questo richiede abilità diverse rispetto a cinque anni fa. Il principale svantaggio della marcatura a uomo è la sua natura reattiva: le squadre adattano la loro organizzazione difensiva esclusivamente alla struttura e agli schemi dell’avversario. Il principale vantaggio: esercitano costantemente pressione sul giocatore in possesso”.

Chi può rompere il giocattolo è il portiere. “Non può essere marcato a uomo senza lasciare un altro avversario libero. Pertanto, il portiere è diventato il potenziale vantaggio numerico. Finché il portiere non è attivamente coinvolto nell’attacco, la difesa potrebbe semplicemente lasciarlo in pace, chiudere tutti i giocatori di movimento e aspettare. Tuttavia, molte squadre vogliono usare specificamente la marcatura a uomo per esercitare pressione. Inoltre, la maggior parte delle squadre ha rapidamente compreso il ruolo cruciale che il portiere può svolgere e lo integra attivamente nella propria costruzione di gioco”.

Una tattica per bypassare il problema, continua la Faz, prevede che il difensore centrale cambia posizione per uscire dall’ombra di copertura. “Solo le squadre di vertice, guidate da allenatori offensivi come Guardiola, osavano farlo. Simone Inzaghi all’Inter aveva addirittura schierato veterani come Francesco Acerbi a centrocampo o addirittura sulle fasce, raggiungendo due volte la finale di Champions League. L’Inter è stata uno dei modelli di riferimento con un impatto significativo”.

“Sebbene le squadre d’attacco non abbiano ancora sfruttato in modo eccessivo il potenziale vantaggio del difensore centrale libero, in questa stagione si nota un rinnovato senso di cautela nel gioco difensivo. In molti casi, il primo attaccante non pressa più con la stessa aggressività della scorsa stagione. Gli attaccanti avanzano lentamente e gradualmente, rallentando occasionalmente o esitando brevemente. I portieri, a loro volta, reagiscono avanzando lentamente con la palla”.

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