Il Marocco è una potenza del calcio, non solo in Africa. Oggi forse Yamal non avrebbe preferito la Spagna (Times)

Lamine è il grande rimpianto del ct Regragui. “Da allora tante cose sono cambiate. Oggi la cultura calcistica marocchina è all’avanguardia”

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Spain's forward #19 Lamine Yamal reacts to a missed chance during the UEFA Euro 2024 round of 16 football match between Spain and Georgia at the Cologne Stadium in Cologne on June 30, 2024. (Photo by Alberto PIZZOLI / AFP)

Prima di esplodere come talento del calcio spagnolo, Lamine Yamal scelse di non rappresentare il Marocco nonostante i consigli di Walid Regragui. Un episodio che resta un piccolo rimpianto per il ct. Ne parla il Times. Ricordiamo che agli ultimo Mondiali il Marocco è arrivato in semifinale e ha vinto il Mondiale Under 20.

Il Marocco e il rimpianto Yamal: i dettagli

Si legge sul Times:

Ci sarà sempre, ammette Walid Regragui, un piccolo rimpianto per il suo periodo da commissario tecnico della nazionale marocchina, una delle più in crescita degli ultimi anni. È il momento in cui una serie di conversazioni positive con un giovane talento si concluse con un cortese “No”.

Il ragazzo era Lamine Yamal. Non era ancora famoso quando Regragui, allenatore del Marocco, gli spiegò che se avesse scelto di rappresentare la terra del padre invece di quella natale, la Spagna, avrebbe potuto ottenere un riconoscimento che difficilmente avrebbe potuto immaginare.

Le conversazioni avvennero dopo il Mondiale 2022, in cui il Marocco di Regragui aveva raggiunto le semifinali, eliminando Spagna e Portogallo e stabilendo un traguardo storico per una squadra africana. La vicenda di Yamal e della sua scelta finale di rappresentare la Spagna piuttosto che il Marocco viene spesso citata da Regragui perché, a suo dire, fu un caso eccezionale e insolito. La maggior parte dei giovani in una situazione simile risponderebbe “Sì, grazie” se invitati a scegliere il Marocco piuttosto che, ad esempio, Francia, Belgio, Paesi Bassi o Spagna.

Un Nazionale in continua crescita

“Dopo quel Mondiale, ho viaggiato molto lavorando su questo tema (della diaspora marocchina con doppia nazionalità)”, ha raccontato Regragui a L’Équipe. “E il 95% delle volte è stato un successo.” Parte della strategia di Regragui è mostrare ai giocatori che conoscono le accademie europee meglio di quelle di Rabat o Casablanca quanto sia all’avanguardia la cultura calcistica marocchina. L’accademia è stata ampiamente rappresentata anche nella squadra marocchina che ha vinto la Coppa del Mondo Under-20 a ottobre, un altro primo storico per il Paese e una conferma che, sebbene la federazione marocchina non sia riuscita a convincere Yamal, ci sono molti altri giovani talenti intorno ai quali costruire il futuro.

Tutto ciò contribuisce a rafforzare l’idea che la nazione ospitante sia tra le chiare favorite di questa Coppa d’Africa. 

La pressione storica

Se questo crea una certa tensione attorno alla Coppa d’Africa, c’è anche la pressione storica. Il Marocco è una potenza africana in termini di risorse e partecipazioni ai Mondiali, ma il loro record nella competizione continentale più importante è deludente: sono l’Inghilterra dell’Africa, con un solo stella sul petto. I marocchini portano sulle spalle 50 anni di frustrazione: in 34 edizioni della Coppa d’Africa, hanno vinto solo una volta, nel lontano 1976. In confronto, l’Egitto ha vinto sette volte (anche se non nell’era di Mohamed Salah), mentre l’Algeria ha il doppio delle vittorie del Marocco, un dato che i rivali algerini ricorderanno ai marocchini nei prossimi giorni, soprattutto se si dovesse verificare un incontro tra le due nazionali nelle fasi a eliminazione diretta.

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