I giornali che ora celebrano Pietrangeli, lo avevano trasformato in una macchietta anti-Sinner

Negli ultimi anni lo chiamavano per farsi dare un titolo polemico, clic facili. Lui non si negava mai, ma i media avevano ridotto una leggenda a vecchio rosicone

Panatta Pietrangeli sinner

Torino 20/11/2022 - tennis Atp / foto Imago/Image Sport nella foto: Nicola Pietrangeli ONLY ITALY

Ora che i giornali sono pieni, traboccano, di coccodrilli più o meno melensi o azzeccati su Nicola Pietrangeli, andrebbe anche sottolineato il comportamento dei suddetti giornali negli ultimi anni di vita di una leggenda dello sport italiano. L’autoanalisi del giornalismo, in Italia, è un sport per pochissimi. Ne ha scritto l’altro giorno – con un bel titolo: “Chiamate Pietrangeli” – il Post, riprendendo a sua volta un pezzo di Emanuele Atturo su Ultimo Uomo nel quale leggiamo: “In questa fase tarda della sua vita, si è ritrovato in un ruolo che non si sarebbe mai aspettato, quello di grande nemico di Jannik Sinner. Più nello specifico, che lo voglia oppure no, Pietrangeli è inquadrato dai giornali italiani nella figura del vecchio rosicone; dell’uomo che ormai ha fatto il suo tempo ma che non ci sta, che non sopporta sia arrivato uno più talentuoso di lui, uno più di successo. Un giovane fortissimo e con tutta la carriera davanti, in grado di strapparlo dal trono del più grande tennista italiano di sempre, mentre lui è nel suo salone circondato dal proprio passato”.

Perché così lo hanno ridotto i giornali negli ultimi anni: una sorta di macchietta anti-Sinner. Un uomo d’una certa età che mai si negava alla telefonata del giornalista, da chiamare alla bisogna ogni volta che Sinner forniva l’occasione per fare un po’ di polemica, che fosse il forfait olimpico o il no alla Davis. Era – scrive per l’appunto il Post – “un ruolo costruito in buona parte dai media, che a ogni vittoria di Sinner lo interpellavano alla ricerca di qualche dichiarazione pungente o maliziosa, a cui spesso davano grande risalto facendola emergere in mezzo alla grande ammirazione e celebrazione generale, e alle cose positive che lo stesso Pietrangeli diceva di Sinner”.

Certo Pietrangeli ci metteva del suo, eccome. Gli piaceva, anche. Ma era chiaro ormai il tic nelle redazioni, una mossa facile e scontata per fare clic mettendo in risalto la “rosicata” e in secondo piano gli elogi che lo stesso Pietrangeli faceva a Sinner. Lo ha scritto meglio di tutti Panatta sul Corriere della Sera: “Condividevamo una dote rara: non conoscevamo l’invidia, per nessuno. Non faceva parte del nostro modo di essere… Accidenti all’età, che distrugge le parti migliori di come siamo stati. Negli ultimi anni alcune sue dichiarazioni sono suonate meno comprensibili, a volte stonate, altre inutili. Su tutte certe sue sortite su Sinner, che venivano da quell’umanissimo bisogno di non sentirsi superato dalla Storia. «Co’ te bisogna avé pazienza», non so quante volte gliel’ho detto. «Ma come ti va di metterti a confronto con Sinner, ti ha superato, e allora? Non sei contento? Datti pace…»«Non mi hanno capito», si lamentava, «quel ragazzo è fortissimo, una meraviglia, io volevo solo dire che la strada resta lunga, perché così è nello sport, e non voglio che Sinner lo dimentichi mai». Eh, d’accordo, ma se lo dicevi così non era meglio? Niente, «co’ Nicola bisogna avé pazienza»”.

 

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