Eriksen: «Ora il calcio è 90 minuti a tutto gas e dati, i giocatori di talento si perdono»
Al Times: "Il mio cervello è sempre stato più veloce dei miei piedi, e per fortuna lo è ancora, ma il calcio è cambiato. Si basa molto sul Gps, sulla corsa ad alta intensità e sui numeri"

Denmark's midfielder #10 Christian Eriksen celebrates scoring his team's first goal during the UEFA Euro 2024 Group C football match between Slovenia and Denmark at the Stuttgart Arena in Stuttgart on June 16, 2024. (Photo by DAMIEN MEYER / AFP)
Christian Eriksen il 12 giugno 2021 morì per cinque minuti, con i suoi compagni della Danimarca che in cerchio lo proteggevano dalle telecamere. Collassò in campo. Arresto cardiaco. Ora ha sotto pelle un dispositivo di riattivazione cardiaca, un defibrillatore cardioverter impiantabile, che gli ha permesso di tornare a giocare. Oggi è al Wolfsburg, e intervistato dal Times si dice “pronto e in forma” per la Coppa del Mondo, se la Danimarca supererà i play-off.
Nell’intervista Eriksen parla molto di Manchester United (“la cosa principale allo United è semplicemente la percezione di come devi giocare e di come devi essere come giocatore, perché tutto ciò che fai viene confrontato con chi c’era prima”). Della finale di Champions League persa con il Tottenham contro il Liverpool nel 2019 (“uno dei più grandi incubi della mia carriera. È stata tutta la pressione degli anni precedenti, come se il pallone diventasse sempre più grande e quando abbiamo perso, l’aria è semplicemente uscita dal pallone, per il club e per i giocatori”). Ma più in generale di cosa è diventato il calcio.
“Il mio cervello è sempre stato più veloce dei miei piedi, e per fortuna lo è ancora, ma il calcio è cambiato un po’, nel senso che si basa molto di più sulle statistiche, sul GPS, sulla corsa ad alta velocità e sul conteggio dei numeri, e non tanto sul gioco. Ora è solo un continuo susseguirsi di alti e bassi, per 90 minuti, a tutto gas, e si stanno perdendo un po’, diciamo, i giocatori di talento, i dieci, i dribblatori sulle fasce. Molto dipende da un modo controllato di inserirsi in un sistema”.
Eriksen non si lamenta del ritorno dei calci piazzati – dopotutto, li tira ancora tutti lui – e insiste sul fatto di non essere ancora pronto per un ritiro tipo “tennis, padel, golf”. “Mi sono sentito come se fossi stato il più giovane per tanti anni e ora fossi il più anziano. Anche oggi in allenamento, penso ‘voi ragazzi state appena iniziando, so cosa state per affrontare’. Ma il mio corpo sta bene. Mi sento fresco. Ogni allenamento, ogni partita, ora è bello. Vediamo fin dove possiamo arrivare”.










