Eder: «Con gli allenamenti di Conte arrivavi al vomito, però poi volavi. Trattava tutti allo stesso modo, persino Pirlo»

Alla Gazzetta: «Ho sempre apprezzato la coerenza di Conte. Mai sopportato Spalletti e la sua ipocrisia. Allenatore top, ma come uomo... meno»

Eder

Mg Tolosa (Francia) 17/06/2016 - Euro 2016 / Italia-Svezia / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Martin Eder-Antonio Conte

L’ex attaccante dell’Inter Eder ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport nella quale ha ripercorso alcuni momenti chiave della sua carriera, soffermandosi anche sui rapporti con Antonio Conte e Luciano Spalletti, due tecnici che ha conosciuto da vicino.

Le parole di Eder

L’allenatore migliore alla Sampdoria?

«Mihajlovic. Mi disse che parlavano tutti bene di me, ma che al tempo stesso ero discontinuo. “Devi essere consapevole delle tue qualità. Se vinciamo sarà merito tuo, se perdiamo sarà colpa tua”. Mi tirò fuori il carattere. Senza di lui non sarei andato in Nazionale»

Quando arrivò la chiamata di Conte?

«Prima di un Sampdoria-Cagliari, nel 2015, Sinisa mi disse che Antonio e il suo staff sarebbero venuti a vedermi. “Oh, non è che te la fai sotto e fai una partita di merda?”, chiese scherzando. Un paio di settimane dopo, prima dell’Inter, fui informato della convocazione. Segnai su punizione»

Più facile imparare l’inno o affrontare un allenamento di Conte?

«Imparare l’inno! Con Antonio vomitai. Riscaldamento, tattica, palestra, test dello jo-jo, su e giù. Mi chiedevo: “Ma come si fa?”. Però poi volavamo…».

Cosa la stregò di lui?

“La coerenza. Tratta tutti allo stesso modo. L’ho visto incazzarsi persino con Pirlo”.

A livello tattico, invece?

«Preparavamo gli schemi dozzine di volte, come il gol di Giaccherini al Belgio. Se l’esterno destro prendeva il pallone in un modo, io e Pellé dovevamo fare una cosa. Il gol alla Svezia fu magico. Se avessimo avuto fortuna ai rigori con la Germania, avremmo vinto l’Europeo».

Ma la delusione più grande fu un’altra.

«Italia-Svezia, maledetto spareggio. Colpa di tutti, ma Ventura non fu coerente. Belotti e Immobile giocavano anche quando non erano al 100%. A San Siro ci fregò la pressione, sarei potuto entrare nella ripresa: io e Insigne in panchina, poi ci fu quella scena con De Rossi. Eravamo sullo 0-0…».

Un bilancio dei suoi anni in nerazzurro?

«Su quasi 90 partite ne avrò giocate solo una ventina da titolare, ma sono felice del tempo trascorso a San Siro. Un orgoglio. Poi davanti c’era Icardi».

Era l’epoca di “consigli” di Wanda sui social.

«C’era imbarazzo, ma Mauro era sereno».

E lei come mai andò via?

«Per Spalletti. Non ho mai sopportato la sua ipocrisia. Allenatore top, ma come uomo… meno».

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