È finita la squalifica di Andrea Agnelli, da oggi è libero di tornare nel mondo del calcio

L'ex presidente della Juve ha scontato quasi tre anni di inibizione. Per quanto riguarda invece la giustizia ordinaria, ha patteggiato - il 22 settembre - una pena (sospesa) di un anno e otto mesi.

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Juventus' President Andrea Agnelli attends the Italian Serie A football match between Torino and Juventus on October 15, 2022 at the Olympic stadium in Turin. (Photo by Marco BERTORELLO / AFP)

Ieri, giovedì 20 novembre, è finita la squalifica di Andrea Agnelli. Scontati i quasi tre anni di inibizione, da oggi l’ex presidente della Juventus potrà tornare nel mondo del calcio. Ne parla l’edizione online de Il Corriere dello Sport.

Andrea Agnelli e la fine della squalifica

“L’ex presidente della Juventus era stato condannato a 24 mesi di inibizione da parte Corte Federale d’Appello della Federcalcio nell’ambito del processo sportivo sulle plusvalenze fittizie e sul falso in bilancio; due anni senza possibilità di svolgere qualsiasi attività in ambito federale, ma anche nel perimetro Uefa e Fifa”, ricorda il giornale.

Che poi entra nel merito della vicenda riscostruendo: “Era il 20 gennaio 2023 e la sentenza era stata confermata il successivo 23 aprile da parte del Collegio di Garanzia del Coni. A questi 24 mesi, si erano aggiunti, il 10 luglio 2023, ulteriori 16 mesi di squalifica, poi ridotti a 10 in appello, per il filone riguardante le manovre stipendi in epoca Covid, i rapporti con gli agenti e le partnership con altri club. La somma fa appunto 34 mesi: l’inibizione è partita il 20 gennaio 2023 e si è conclusa ieri, 20 novembre 2025. Tradotto: da oggi Andrea Agnelli potrà tornare a ricoprire incarichi nel mondo del calcio”.

Lo ricordiamo, per quanto riguarda invece la giustizia ordinaria, l’ex numero uno della Vecchia Signora ha patteggiato, il 22 settembre, una pena (sospesa) di un anno e otto mesi.

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Il tracollo della Juventus cominciò con quella rovesciata di Cristiano Ronaldo che fece ingolosire Andrea Agnelli (Athletic)

Ci sono due Juventus secondo Athletic la costola sportiva del New York Times. La Juve pre Ronaldo e la Juve post Ronaldo. Quella che vinceva, e quella che affoga nel pantano quotidiano di oggi. E Cristiano Ronaldo per i bilanci bianconeri è solo “l’ex giocatore tesserato” che continua a comparire nei bilanci della società torinese anche quattro anni dopo la sua partenza per un breve ritorno al Manchester United. Ronaldo, o meglio l’ex giocatore tesserato compare anche nei documenti dell’arbitrato tra il club e il cinque volte Pallone d’Oro: “L’ex giocatore è comparso in tribunale con un atto di comparizione datato 10 marzo 2025”, si legge nel documento. In ballo c’è la validità dell’accordo di riduzione degli stipendi durante la pandemia e i quasi 20 milioni di euro che Ronaldo sostiene di dover ancora ricevere. Ma come è nato l’idillio e il tracollo di Ronaldo alla Juventus? Athletic fornisce una data ben precisa in una analisi pubblicata mentre la Juventus si prepara a tornare al Bernabeu per affrontare il Real Madrid per la prima volta dal 2018, del costo reale dell’operazione Ronaldo e di come il club, in un certo senso, stia ancora pagando quella scelta.

L’innamoramento tra la Juventus e Cristiano Ronaldo

Scrive Athletic con James Horncastle:

Quel quarto di finale di Champions League di sette anni fa fu, col senno di poi, un punto di svolta nella storia recente dei bianconeri. Ronaldo realizzò una tripletta straordinaria all’andata a Torino e fu conquistato dall’ovazione che il pubblico gli tributò per la rovesciata memorabile. Da lì nacque l’idea di vestire la maglia della Juve — lo rivelò Jorge Mendes all’allora ds Fabio Paratici. Due settimane dopo, a Madrid, la Juve sfiorò l’impresa: da 0-3 a 3-3 sul totale, prima che l’arbitro Michael Oliver assegnasse un rigore contestato per un fallo di Benatia. Buffon, furioso, lo accusò di avere “un bidone dell’immondizia al posto del cuore”. Dal dischetto, naturalmente, segnò Ronaldo. E quella notte si rafforzò la convinzione che fosse proprio lui il pezzo mancante. Dopo due finali perse (2015 e 2017, quest’ultima proprio contro il Real), Andrea Agnelli non esitò. “Non ho rimpianti”, dichiarò nel 2021. “Se potessi tornare indietro, lo rifarei.” In Serie A il dominio continuò — ottavo e nono scudetto consecutivi — e Ronaldo toccò quota 100 gol più rapidamente di chiunque altro nella storia del club, ma la Champions rimase un miraggio.

Le decisioni sbagliate

Agnelli sperava che CR7 colmasse il divario con i giganti inglesi e spagnoli grazie all’effetto commerciale. Ma il Covid colpì subito dopo l’impegno da 31 milioni netti a stagione per un 33enne, e il progetto Superlega naufragò: un doppio colpo fatale. Dal 2018 in poi le decisioni sbagliate si accumularono. La Juve non ha più vinto uno scudetto: cinque anni di digiuno che fanno sembrare il dominio precedente ancora più irripetibile. Resta il dubbio controfattuale: se la Juve non avesse preso Ronaldo? Beppe Marotta sarebbe rimasto? Il club avrebbe resistito meglio al Covid? Agnelli avrebbe puntato sulla riforma della Champions invece della Superlega? Forse. Non lo sapremo mai. Arrivarono Allegri bis, Vlahovic a 80 milioni, Pogba di ritorno. Entrambi strapagati, entrambi flop: uno pronto ad andarsene gratis, l’altro squalificato per doping. Nel 2022 arrivò il crollo definitivo: dimissioni del Cda, sanzioni sportive e giudiziarie, penalizzazione, multa da 10 (potenzialmente 20) milioni, sospensioni per Agnelli, Nedved e Paratici e, di recente, condanne sospese con patteggiamento per falso in bilancio — tutte senza ammissione di colpa, come precisato dallo stesso Agnelli.

La Juventus ha toccato il fondo

Con l’esonero di Allegri nel maggio 2024, la rottura con il passato è stata completa: Cristiano Giuntoli ha potuto scegliere Thiago Motta e spendere oltre 200 milioni per rifondare la squadra. Ma il progetto è naufragato in pochi mesi: Motta licenziato, Giuntoli via. Le stelle acquistate — Douglas Luiz, Nico Gonzalez, Koopmeiners — hanno deluso; i giovani cresciuti in casa (Kean, Soulé, Huijsen) sono esplosi altrove. Il rimpianto più grande? Huijsen, venduto per meno di 20 milioni al Bournemouth, oggi al Real Madrid, che lo ha pagato il triplo.

A peggiorare il quadro, Uefa ha aperto un’indagine per possibile violazione delle nuove regole di sostenibilità finanziaria. L’ultimo bilancio mostra una perdita di 58 milioni, in netto miglioramento ma ancora pesante, nonostante i nuovi introiti di Champions e Mondiale per Club. Mentre la Juve prepara la sfida di Madrid, “l’ex giocatore tesserato” sarà a Goa, in India, con l’Al Nassr.

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