Cucci su Maradona cita Ferrari: «Gli italiani perdonano tutto a tutti, fuorché il successo»

Al Guerin Sportivo «Di lui non è stato detto il meglio del suo eroismo nelle cronache e il peggio narrato dai manipolatori della leggenda. Anche con cattiveria»

Maradona

View of murals depicting Argentinian football legend Diego Maradona at La Boca neighborhood, in Buenos Aires on November 25, 2020, on the day of his death. (Photo by ALEJANDRO PAGNI / AFP)

Sul Guerin Sportivo Ivan Zazzaroni dialoga con Italo Cucci sul calcio e la letteratura, senza dimenticare Maradona

Sono passati cinque anni dalla morte di Maradona: cosa non è stato detto o scritto di lui?

«Tutto il meglio del suo eroismo nelle cronache e il peggio narrato dai manipolatori della leggenda. Anche con cattiveria. Ribadisco il detto di Enzo Ferrari: “Gli italiani perdonano tutto a tutti, fuorché il successo”».

Credi davvero che si possa imparare una riga dalla vittoria e un libro dalla sconfitta?

La sconfitta è l’evento ideale per gli scrittori e i lettori italiani, notoriamente scettici o addirittura disfattisti. L’unico romanzo calcistico di successo lo ha scritto Giovanni Arpino, “Azzurro tenebra”. Dedicato al ” flop azzurro del 1974, conteneva nel dettaglio il malcostume nazionale, l‘albagia e l’invidia dei protagonisti, il dileggio dei capi e delle regole, lo spirito gruppettaro, il cialtronismo dei menefreghisti. C’era tutto. Che bellezza. La vittoria dell’82 l’abbiamo celebrata per poco con successo solo i quotidiani e più a lungo noi del Guerino e solo 37 anni dopo le è stato dedicato un libro di grande successo, “La partita. Il romanzo di Italia-Brasile” di Piero Trellini, pubblicato nel 2019, peraltro magnificamente dedicato alla sola partita decisiva di quel Mondiale e riecheggiante lo scandaloso premondiale del giornalismo nazionale. Cattiverie sì, di successo. È utile precisare – visto quel che si legge e si ascolta sui media – che i libri più venduti sono quasi sempre destinati non alla lettura, ma all’esibizione. Mi piace precisare – non come oggi usa fra giornalisti in bolletta e pubblicamente lamentosi – che nella mia vita ho felicemente speso in libri cifre iperboliche, che ne ho donati ottomila al mio paese natio, Sassocorvaro, dal quale ho avuto l’omaggio di una biblioteca; che altre migliaia di libri sono destinati a Pantelleria e che solo libri lascerò ai miei eredi. Non tutti letti, però tutti compulsati per fare al meglio questo mestiere»

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