Quando si accende De Bruyne, si sente il rombo del motore

Radiografia del primo assist a Hojlund. Quel passaggio di ritorno un po' lungo di Anguissa, svela la condizione del belga. Povero Quaresma

Conte De Bruyne

Mg Dimaro 22/07/2025 - amichevole / Napoli-Arezzo / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Kevin de Bruyne

Napoli-Sporting, una partita bloccata

Per il Napoli, quella contro lo Sporting è stata una partita complessa. Fin dal primissimo minuto, infatti, la squadra di Conte ha fatto fatica ad attaccare in modo efficace, a essere pericolosa giocando ai ritmi compassati imposti dai portoghesi. Che, di fatto, sono riusciti ad addormentare la gara da diversi punti di vista: grazie a un buon possesso palla, ma anche in maniera più “tradizionale”, ovvero, attraverso una difesa tenuta abbastanza bassa. Soprattutto quando gli azzurri riuscivano a superare la prima linea di pressione.

Insomma, si può dire: al Maradona, per i primi due terzi del primo tempo, si è giocato un match a dir poco bloccato. Per merito dello Sporting, come detto. Ma anche perché, da parte sua, il Napoli non è riuscito a trovare delle accelerazioni davvero convincenti. Nulla di strano o di clamoroso, a pensarci bene il calcio è questo: un gioco a basso punteggio, fatto di pesi e contrappesi tattici. Un gioco in cui succede spesso – più spesso di quanto si possa pensare – che una squadra più forte fatichi ad andare a dama anche contro avversari meno strutturati.

Nel caso specifico del Napoli, questa condizione/sensazione è amplificata dal cartello “Lavori in Corso” che Conte ha affisso, ovviamente in senso virtuale, sui campi di Castel Volturno. Lo abbiamo visto in occasione di Napoli-Cagliari, di Napoli-Pisa, volendo – stiracchiando un po’ i concetti – anche durante il secondo tempo di Milan-Napoli, quando gli azzurri erano in dieci e hanno comunque creato poco. E poi è venuta Napoli-Sporting, ovvero la prima di queste partite bloccate e appiccicose a essere risolta – o quantomeno “aperta” – da una giocata dinamica, cioè non statica, di Kevin De Bruyne.

La tattica, la qualità, un’improvvisazione jazz

In queste prime settimane di stagione, com’era inevitabile che fosse vista la statura del personaggio, si è parlato tantissimo dell’impatto tattico di De Bruyne sul Napoli. Di come, in poche parole, l’arrivo centrocampista belga abbia “costretto” Conte a elaborare un nuovo piano tattico che contemplasse/costruisse una possibile convivenza pacifica e fruttuosa tra lui, Anguissa, Lobotka e (soprattutto) McTominay. Effettivamente, andando anche al di là del fatto che si sta parlando di KDB, le discussioni sono centrate, nel senso che riflettono una realtà complessa. Quella per cui il Napoli, come dire, sta ancora cercando un reale equilibrio tra quello che era e quello che potrebbe diventare.

Detto questo, disclaimer importante, torniamo alla giocata di De Bruyne in Napoli-Sporting. Stiamo parlando, naturalmente, della progressione che ha portato al gol di Hojlund, minuto 36′ per chi volesse collocarla precisamente nel tempo della partita. Ecco, quell’azione dimostra come e perché Conte stia facendo di tutto per trovare l’equilibrio tattico di cui sopra. Per dirla banalmente: il tecnico del Napoli vuole/deve creare le condizioni affinché KDB, di fatto, sia semplicemente in campo. E, quindi, abbia la possibilità di fare ciò che ha fatto al minuto 36′ di Napoli-Sporting. Quando, dopo aver ribaltato un’azione puramente contenitiva, ha lanciato Hojlund solo davanti a Rui Silva.

Insomma: anche nel calcio, un gioco a basso punteggio fatto di pesi e contrappesi tattici, la qualità è ancora necessaria. E quindi gli allenatori hanno l’obbligo – un obbligo quasi morale – di trovare soluzioni affinché i giocatori più forti possano esprimere il loro talento. In fondo, come stiamo per vedere l’azione personale e il passaggio filtrante di De Bruyne non hanno niente di puramente tattico. Si possono considerare, se non fossero anche così muscolari, come un’improvvisazione virtuosa durante un concerto jazz.

Che cos’ha fatto KDB/1

Ma andiamo nel dettaglio: al termine di una lunga – una delle prime, per altro – azioni del primo tempo in cui lo Sporting ha provato ad accerchiare il Napoli, a stordirlo con il suo possesso sincopato, la difesa azzurra sputa fuori il pallone. Lo fa grazie a Lobotka e poi ad Anguissa, retrocessi fin dentro l’area di rigore di Milinkovic-Savic. Le due respinte dei giocatori in maglia azzurra non sembrano risolutive e infatti non possono esserlo, visto che ci sono tantissimi giocatori in pochi metri – tutti i dieci uomini di movimento del Napoli più sei dello Sporting, totale 16.

E quindi, si può dire, De Bruyne si trova a raccogliere una palla abbastanza calda. Una palla che però lui raffredda subito, con la forza dell’intelligenza e della qualità. Succede tutto con i primi tocchi, grazie ai primi tocchi: dopo un rimpallo che lo favorisce, De Bruyne controlla e accomoda la sfera con la suola, sembra fermarsi e così “attrae” l’intervento in tackle del suo avversario, il numero 52 João Simões. A quel punto si è creato lo spazio che serve per sterzare, e così il secondo tocco inferto al pallone serve per dribblarlo di netto. Per evitarlo andando verso l’interno.

Un istante dopo KDB avrebbe un altro giocatore da dribblare, vale a dire Hjilmand. Ma a quel punto il belga ha già visto che Anguissa è in una posizione più comoda della sua e può fargli da muretto. Così gli appoggia la sfera tra i piedi e si lancia per andare a prendere l’immediato passaggio di ritorno del centrocampista camerunese. Che inizialmente sembra un po’ lungo, probabilmente lo è, ma in realtà quel pizzico di velocità in più è un’ottima notizia. Per De Bruyne, per Hojlund, per il Napoli.

Che cos’ha fatto KDB/2

Proprio grazie a quel passaggio leggermente lungo, infatti, De Bruyne può aprire una falcata più potente. Poi però è sempre il primo controllo a fare la differenza: visto che il campo non è ancora spalancato davanti al centrocampista belga, c’è ancora Eduardo Quaresma da superare, occorre un ulteriore dribbling. E KDB lo effettua – di nuovo, ancora – con un tocco e basta, Quaresma va a vuoto e la sua entrata, il suo tentativo di fermare la progressione dell’ex Manchester City, risulta quasi comica.

A quel punto e solo a quel punto, con una bella porzione di campo da attaccare, De Bruyne aumenta la frequenza di tocchi. Dà tre colpetti al pallone, ma nel frattempo ha già scansionato ciò che ha davanti agli occhi, lo spazio davanti a sé. Politano sarebbe solo a destra, ma il belga sa benissimo che allargare su di lui significherebbe far perdere uno o due tempi di gioco al contropiede del Napoli. E allora molto meglio lanciare Hojlund solo davanti al portiere. Solo che, per dare quella palla e per darla in quel modo, occorre qualità. Occorre essere De Bruyne. Che in questo, come dire, è una garanzia assoluta.

La sfera, dopo il tocco di interno di KDB, scivola sul terreno di gioco come se fosse una palla numerata sul tappeto verde di un biliardo. Hojlund non deve fare altro – detto così sembra facile, ma siamo sicuri che non lo sia – che controllarla bene, andare verso Rui Silva e batterlo con un altro tocco rasoterra. Il pallone passa tra le gambe del portiere dello Sporting e finisce in rete.

Un contropiede magistrale

Prima di esultare, come si vede in questo video, Hojlund  – la sua celebrazione dopo si è trasformata in una sorta di manifesto pubblicitario di tutte le toppe impresse sulla maglia del Napoli – indica subito KDB, che lo raggiunge e festeggia con lui. Poi arrivano anche tutti gli altri giocatori della squadra di Conte. Il centravanti danese sa benissimo che la sua prima rete in questa edizione della Champions League è un regalo confezionato in maniera perfetta dal centrocampista belga. Che gli recapiterà un altro assist – meno prezioso rispetto a questo – nel secondo tempo, dimostrando come e perché abbia senso tenerlo in campo.

Come detto, è una questione di qualità che va al di là della tattica, di talento che può accendersi in un istante e cambiare l’inerzia di qualsiasi partita. De Bruyne lo fa da anni, lo ha fatto sempre nel corso della sua carriera, ora ha iniziato a farlo – finora siamo a un gol su punizione, due su rigore più due assist in sette partite stagionali – in una squadra che forse non parlava e non parla ancora la sua lingua. Ma che, proprio in virtù di questo adattamento in corso, non può fare a meno di un giocatore come lui. Soprattutto in gare complesse, appiccicose, che sono faticose da risolvere o anche solo da “aprire”. I campioni servono proprio in occasioni del genere, i fuoriclasse sono quelli che ci riescono spesso, più spesso rispetto agli altri.

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