Claudio Zorzi: «Curai il ginocchio di Sofia Goggia e dopo 15 giorni vinse l’argento. L’AI di Google mi ha dato per morto»

Al Corsera: «L’intelligenza artificiale di Google mi ha scambiato con un Claudio Zorzi trentino, deceduto il 15 aprile, medico di base in pensione, che aveva esercitato in Val di Fiemme». 

Claudio Zorzi

Il Corriere della Sera intervista Claudio Zorzi, primario di ortopedia all’irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar. Che parte raccontando la sua particolare esperienza di medico multi deceduto e rinato. È accaduto più volte tanto che l’irccs di Negrar è stato costretto a intervenire con un post su Facebook: «Il “nostro” dottor Zorzi gode di ottima salute e continua a dirigere il reparto e a praticare l’attività chirurgica».

Che cos’è accaduto?

«Stavolta a spedirmi al Creatore è stata AI Overview, l’intelligenza artificiale di Google. Mi ha scambiato con un Claudio Zorzi trentino, deceduto il 15 aprile, medico di base in pensione, che aveva esercitato in Val di Fiemme». 

Lei ci avrà fatto il callo.

«Secondo le voci, mi sarei suicidato nel maggio del 2010. Mia moglie dovette recarsi dal parroco di Parona, la frazione di Verona dove abitiamo: il prete aveva fissato una veglia di suffragio. E non è tutto».

tutti i medici arrivano a occuparsi del Papa, però.

«Sono stato consulente ortopedico del Vaticano per 15 anni. Francesco mi fu presentato nella clinica Pio XI, sulla via Aurelia. Era afflitto da una terribile artrosi ai piedi».

Anche Sofia Goggia.

«In 15 giorni la rimisi in piedi con due infiltrazioni di Prp. E così conquistò l’argento nella discesa libera alle Olimpiadi invernali di Pechino».

Il Prp che cos’è?

«Plasma ricco di piastrine. Si prelevano le cellule dal sangue del paziente e si centrifugano. Si ottiene una miscela di piastrine, fattori di crescita e citochine, che cura l’usura delle cartilagini dei ginocchi e la tendinopatia della spalla».

Ha operato Gina Lollobrigida, molti atleti, calciatori del Verona e del Chievo.

«Il primo fu Paulo Futre. Giocava nella Reggiana in serie A. Tendine rotuleo rotto. Ero l’ortopedico della squadra. Di recente i pallavolisti Aidan Zingel, australiano, e Mads Jensen, danese».

Torniamo agli uccelli del malaugurio.

«Forse mi considerano un intruso. Mio padre Guglielmo era uno dei sarti più rinomati di Verona. Vestiva il duca Cesare d’acquarone, poi assassinato dalla suocera ad Acapulco, figlio di Pietro, il ministro della Real Casa tessitore del colpo di Stato che il 25 luglio 1943 portò all’arresto di Benito Mussolini. Ogni giovedì a Milano trasformava una suite dell’hotel Principe di Savoia in sala prove per la borghesia. Tra i suoi clienti c’erano Vittorio Duina, proprietario della squadra rossonera nella stagione 1976-1977, e Jair da Costa, l’attaccante brasiliano dell’inter. Papà avrebbe voluche diventassi sarto anch’io. Progettava di rilevare dai Corneliani la Abital di Parona, già mi vedeva suo erede su scala industriale. Invece m’iscrissi a Medicina e mi laureai all’università di Padova nel 1977».

E poi?

«Tirocinante nella divisione di ortopedia dell’ospedale Maggiore di Borgo Trento, allora diretta dal professor Enzo Marcer. Due anni dopo sposai Anna Meneghini, parente di Giovanni Battista, l’impresario che scoprì Maria Callas. Abbiamo due figli. La femmina è ginecologa qui a Negrar».

Correlate