Donnarumma: «Con il Psg non è finita così male come sembra dall’esterno, spero di vincere il Pallone d’Oro»

Intervistato da France Football: «Essere bravo coi piedi è tra le tre qualità principali, ma per me la caratteristica fondamentale di un portiere resta parare. Il resto viene dopo»

Donnarumma

Manchester City's Italian goalkeeper #25 Gianluigi Donnarumma keeps goal during the English Premier League football match between Manchester City and Manchester United at the Etihad Stadium in Manchester, north west England, on September 14, 2025. (Photo by Oli SCARFF / AFP) / RESTRICTED TO EDITORIAL USE. No use with unauthorized audio, video, data, fixture lists, club/league logos or 'live' services. Online in-match use limited to 120 images. An additional 40 images may be used in extra time. No video emulation. Social media in-match use limited to 120 images. An additional 40 images may be used in extra time. No use in betting publications, games or single club/league/player publications. /

In un’intervista rilasciata a L’Équipe e France Football, Gianluigi Donnarumma si racconta a cuore aperto: dalle emozioni vissute al Psg, al legame con i compagni, fino ai nuovi obiettivi con il Manchester City. Una chiacchierata ricca di aneddoti sulla carriera e sul ruolo di portiere.

L’intervista a Donnarumma

Durante la presentazione dei trofei vinti dal Psg, lo scorso 22 agosto, i tuoi ormai ex compagni ti hanno spinto verso il pubblico per essere celebrato, mentre il club ti indicava l’uscita. Che emozioni hai provato in quel momento?

«È stato molto emozionante, perché ho instaurato ottimi rapporti con tutti i miei compagni. E, a dire il vero, non mi aspettavo una reazione del genere da parte della squadra, mi ha davvero toccato. Li ringrazio infinitamente, tutti, perché hanno avuto un ruolo fondamentale nel mio percorso a Parigi. Sono quindi davvero felice di aver lasciato un’impronta così importante su di loro, su tutta la squadra».

Ti immaginavi un tale omaggio da parte del Parc des Princes?

«No, sono rimasto sorpreso. È stato davvero bello, e per questo li ringrazio molto. Ho dato tutto, tutto il mio cuore, tutto me stesso. E quando dai tutto, lasci tutto sul campo, tutto per la maglia, alla fine sei ricompensato. Sono contento di aver lasciato il segno sui tifosi».

Cosa hai fatto nel pullman che vi portava a Monaco per la finale di Champions League contro l’Inter, il 31 maggio scorso (5-0)?

«Ho lasciato una lettera a ciascuno dei miei compagni per ringraziarli di questo percorso fantastico. L’ho scritta in più lingue affinché tutti la capissero. Era qualcosa che sentivo, che volevo condividere e trasmettere a tutti i miei compagni, per tutto ciò che avevamo già realizzato. Mancava solo l’ultimo pezzo del puzzle per chiudere in bellezza. Sono felice che sia stata presa a cuore e spero di aver contribuito a dare qualcosa a ciascuno».

E con il Paris-Saint-Germain, è stata anche una storia d’amore?

«Sì, una bella storia, una tappa importante della mia carriera. Ora inizio una nuova fase della mia vita, ne sono felice. Sono orgoglioso di essere al Manchester City e cercherò di vincere più trofei possibile qui, di mantenere la squadra al massimo livello. La storia insegna: bisogna dare tutto per restare al top. Sono certo che ci riusciremo con il City, perché fin dai primi giorni ho visto un gruppo super unito, coeso, un grande club, una grande famiglia. Sono davvero felice».

Si dice che le storie d’amore finiscono male…

«Per me è finita bene. Non ho nulla da rimproverarmi per tutti questi anni a Parigi. Sono fiero di ciò che ho realizzato, di ciò che abbiamo realizzato insieme. È stato un percorso difficile ma magnifico. Abbiamo conquistato numerose vittorie, culminate con il successo in Champions League, quindi sono davvero soddisfatto di quanto fatto a Parigi. È quando tocchi il vertice con il Psg, con una stagione straordinaria e grandi partite di Champions, che la storia finisce. Dall’esterno può sembrare crudele».

Fino a questo successo finale, c’erano sempre dubbi sul fatto che il Psg potesse vincere la Champions con Donnarumma. Ne eri consapevole?

«Sì. Ciò che ci ha permesso di riuscire è stato mantenere il gruppo unito. Abbiamo pensato partita dopo partita, senza farci distrarre dall’esterno. Ci sono stati momenti difficili, ma li abbiamo superati insieme con grande forza, fino a raggiungere il momento che tutti hanno visto. Abbiamo vinto la finale contro l’Inter, una partita difficile, anche se il punteggio è stato netto (5-0). Sono davvero felice di aver fatto la storia a Parigi».

Dopo Liverpool e le altre partite decisive, ti sei sentito imbattibile?

«Sicuramente è una questione di fiducia. La fiducia cresce e dà la sensazione di essere imbattibile, sì. Ma è importante restare concentrati e attenti. Non bisogna mai superare il limite della fiducia. Dopo queste partite, ho sentito un incredibile aumento di fiducia».

Questo Trofeo Yashin è come un Pallone d’Oro?

«Spero anche di vincere il Pallone d’Oro! (Ride) Sì, è un trofeo molto importante, fantastico, il più ambito per un portiere. Sono felice e orgoglioso di quanto realizzato e spero di fare ancora meglio, dare di più e continuare a vincere altri trofei».

Come descriveresti il tuo stile da portiere?

«Cerco sempre di essere un portiere completo, migliorarmi in ogni aspetto, curare ogni dettaglio. Voglio essere il portiere più completo possibile».

Quanto conta saper giocare bene coi piedi?

«Oggi è tra le tre qualità principali. Ma per me la qualità fondamentale di un portiere è parare i tiri. Dopo, certo, puoi aiutare la squadra anche col gioco coi piedi».

Hai parlato con Pep Guardiola di cosa si aspetta da te?

«Sì, è un onore essere scelto da Mister Guardiola. Conosco la sua storia, può aiutarmi moltissimo a migliorare in tutti gli aspetti. Dal primo allenamento l’obiettivo è stato ascoltarlo e dare il massimo».

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