Troppe piattaforme troppo care: il pezzotto spopola non solo nel calcio (Guardian)
"Che la pirateria sia rivolta o rassegnazione è irrilevante: l'enshittificazione dello streaming è la causa scatenante"

Mg Verona 18/08/2024 - campionato di calcio serie A / Hellas Verona-Napoli / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: microfono Sky Tv
Ci siamo abituati a pensare il “pezzotto” come un problema del calcio, dello sport. Sarà anche perché la narrazione della Serie A contrabbanda la “pirateria” come causa di tutti i mali. Ma è invece un fenomeno molto più grande. E infatti sul Guardian ne scrivono nella home page, mica nella nicchia sportiva. Perché è un fenomeno incredibilmente in crescita, ed è colpa – è questa la tesi molto condivisa un po’ ovunque – dei servizi, ormai una giungla costosissima in cui orientarsi è diventato impossibile. Ne scrisse anche il Napolista, qualche tempo fa.
Il Guardian fa un esempio. Prova a cercare un episodio di “I Medici”, la serie storica del 2016 che racconta l’ascesa della potente dinastia di banchieri fiorentini e la storia del Rinascimento. “Fino a poco tempo fa, avrei potuto semplicemente andare su Netflix e trovarla lì, insieme a una vasta gamma di titoli premiati e poco noti. Ma quando cerco la serie su Google nel 2025, il link di Netflix mi porta solo a una pagina vuota. Non la vedo su HBO Max, Disney+, Apple TV+ o su nessuna delle piattaforme di streaming più piccole. Su Amazon Prime sono obbligato ad acquistare ciascuna delle tre stagioni o 24 episodi separatamente, dopodiché verrebbero archiviati in una libreria e cancellati durante la notte”.
E dunque? “Spotify non avrebbe mai visto la luce senza The Pirate Bay”, rifletteva Per Sundin, allora amministratore delegato di Universal Music Sweden, nel 2011. Ma il torrenting musicale si esaurì, perché tutti noi ascoltavamo con la pubblicità o pagavamo l’abbonamento. E quando Netflix fu lanciato in Svezia alla fine del 2012, anche il torrenting smise di essere un argomento aperto. La maggior parte dei grandi show e una grande collezione di film pluripremiati si potevano trovare a soli 79 corone svedesi (6 sterline) al mese.
“La pirateria non è una questione di prezzo. È una questione di servizio”, diceva sempre nel 2011 Gabe Newell, co-fondatore di Valve, la società dietro la più grande piattaforma di gaming per pc al mondo, Steam. “Oggi, la crisi dello streaming lo rende più chiaro che mai – continua il Guardian – Con titoli sparsi, prezzi in aumento e bitrate ridotti a seconda del browser, non c’è da stupirsi che alcuni spettatori stiano di nuovo alzando il velo. Gli studi cinematografici si ritagliano feudi, costruiscono muri e impongono pedaggi. Il risultato è una scarsità artificiale in un mondo digitale che prometteva abbondanza”.
Il vento ha girato, scrive il Guardian. L’enshittificazione dello streaming (l’enshittificazione è il processo attraverso il quale le piattaforme degradano i loro servizi e alla fine muoiono nella ricerca del profitto, ndr) è un nuovo fenomeno palese a tutti. Servono sempre più abbonamenti per guardare gli stessi programmi che prima si trovavano in un unico posto. La maggior parte delle piattaforme ora offre piani che, nonostante il costo, impongono la pubblicità agli abbonati. Le restrizioni regionali spesso costringono gli utenti a utilizzare Vpn per accedere all’intera selezione di contenuti disponibili”.
Secondo “Muso”, società londinese di monitoraggio della pirateria e protezione dei contenuti, lo streaming senza licenza è la fonte principale della pirateria televisiva e cinematografica, rappresentando il 96% nel 2023. La pirateria ha raggiunto il minimo nel 2020, con 130 miliardi di visite ai siti web . Ma entro il 2024 quel numero era salito a 216 miliardi. La pirateria è tornata, ma naviga sotto una bandiera diversa. Non più i torrent, ma il “pezzotto”. Il calcio è solo una parte del problema.
“Che la pirateria oggi sia rivolta o rassegnazione è pressoché irrilevante; le vele sono issate in entrambi i casi. Mentre il panorama dello streaming si frantuma in territori feudali, sempre più spettatori si rivolgono al mare aperto”.











