Minguella racconta quando notò un ragazzo “cicciotello e con la testa grande”, Maradona
Lo storico osservatore a El País: «Era un ragazzo semplice che si fidava della sua gente, e avrebbe avuto bisogno di un’agenzia come quella che aveva Beckham».

archivio storico Image Sport / Napoli / nella foto: Diego Armando Maradona foto Imago/Image Sport
«Fu gestito molto male. Era un ragazzo semplice che si fidava della sua gente, e avrebbe avuto bisogno di un’agenzia come quella che aveva Beckham, che lo sostenesse a tutti i livelli. Nessuno lo ha supportato. Ogni argentino perso che abitava qui intorno gli si avvicinava. Non ha avuto mai persone al suo livello di giocatore, non aveva la struttura necessaria per instradarlo».
Minguella ideò l’operazione per portarlo nel 1992 al Siviglia dell’allenatore argentino Bilardo. Racconta a El Pais di aver perso i rapporti con lui mentre era a Napoli e rimase molto sorpreso per la squalifica per cocaina.
«Misi io stesso i soldi da parte per fargli togliere la squalifica, che erano molti, e al presidente del Siviglia, Cuervas, che mi diceva che ero pazzo a portare Maradona al Siviglia, dissi che se mi concedeva sei amichevoli del Siviglia con Maradona, io gli portavo Maradona. Così ci siamo accordati e abbiamo giocato diverse partite che sono state trasmesse su Telecinco»
Maradona è la cosa più bella che ha visto nella sua vita?
«La più sorprendente. Devi anche capire che io stavo iniziando, e poi ho visto molte altre cose. Ma Maradona aveva dei dettagli tecnici indescrivibili. È l’aldilà del calcio. Non è più calcio. È l’aldilà del calcio».